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Sunday 28 April 2024
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La Locandiera al Globe Theatre di Roma | Fuori le Mura



Sabato scorso si e’ tenuta la “prima” della commedia “La Locandiera” di Carlo Goldoni, unico “intruso” nella rassegna di questa estate nel teatro shakespeariano “Globe Theatre” di Villa Borghese a Roma dedicata alle opere di Shakespeare. Gli spettacoli in scena al Globe Theatre – grazie ad una politica di prezzi complessivamente contenuti – si pongono come obiettivo di avvicinare il grande pubblico al mondo del teatro. Purtroppo, complice una serata molto calda ed una scarsa pubblicita’ a supporto di questa struttura – fedele ricostruzione dei primi teatri dell’epoca elisabettiana, di forma circolare, completamente in legno e con panche rigorosamente senza schienale – la sala presentava comunque ampie zone vuote. Gli attori hanno presentato una fedele e nel complesso, riuscita riedizione della commedia in tre atti rappresentata per la prima volta nel 1753, una delle piu’ famose tra le numerose scritte dall’autore veneziano del settecento. Oltre che una delle opere piu’ famose di Goldoni, “La Locandiera” e’ sicuramente una delle piu’ interessanti dal punto di vista stilistico ed anche, un lavoro ricco di contenuti sia per quanto riguarda l’approfondimento della dimensione introspettiva dei diversi personaggi sia per la completezza e la complessita’ del quadro sociale che essi, nel loro interagire, fanno emergere. Goldoni e il suo tempo L’opera di Carlo Goldoni si colloca, rispetto alla Commedia dell’Arte, su un altro piano: si delinea il “dramma borghese”, un tipo di teatro che doveva ispirarsi alla societa’ contemporanea, i cui intrecci dovevano risultare plausibili e che doveva avere fini educativi e di denuncia. In Italia, Goldoni si trovo’ a dover fare i conti con l’ingombrante eredita’ della Commedia dell’Arte: il successo che continuava ad arridere alle maschere ed ai canovacci, seppur usurati, di questa tradizione teatrale rendeva piu’ difficile qualsiasi innovazione per l’opposizione sia del pubblico, appunto, sia degli attori poco propensi a lasciare il loro ruolo di istrioni, maghi dell’improvvisazione, per piegarsi alla fedelta’ ad un testo scritto; abituati a recitare sempre solo la stessa parte, ad indossare la stessa maschera – Arlecchino, Pantalone, Colombina – erano riluttanti a doversi calare ogni volta in un nuovo personaggio a seconda della commedia. La commedia Mirandolina, la locandiera, e’ un personaggio ben definito e completamente nuovo nello scenario drammaturgico italiano non solo caratterialmente, ma anche socialmente, e’ una “donna d’affari” nel suo significato piu’ moderno con i suoi tanti impegni ed il suo interesse e la sua autonomia da tutelare. E’ un personaggio radicato in una precisa realta’ sociale, lontano da generalizzazioni e stereotipi, il cui comportamento e’ dettato non da caratteristiche fisse ed immutabili, ma dalle sue esperienze e dalla sua posizione sociale. Intorno a Mirandolina ruotano diversi personaggi maschili (il conte di Albafiorita, il marchese di Forlipopoli, il cavaliere di Ripafratta) che oltre a rappresentare altrettanti archetipi “sociali” parlano – come e’ tradizione nel teatro goldoniano – dialetti diversi, ma in fondo “un’unica lingua”, riflettendo la situazione politica dell’Italia dell’epoca. Personaggi nobili, ancorche’ con connotati diversi, che – per un misto di paternalismo, passione e probabilmente sensazione di prossimo crepuscolo del loro privilegio – sembrano pronti a perdere il privilegio dei loro casati per unirsi alla bella locandiera. Eppure, alla fine della commedia, l’incrocio di classi non si realizza; tutto rimane al suo posto e Mirandolina sposa il suo fedele cameriere Fabrizio suscitando nel Conte e nel Marchese non una reazione di gelosia ma di giusto paternalismo mista a sollievo (in fondo ormai all’amore si era sostituta la rivalita’ maschile). Una conclusione che conferma come, aldila’ del piacere per una storia ben congeniata, molti siano i temi di quest’opera. L’irrompere sul palcoscenico di valori borghesi, quali l’operosita’, il senso della misura, l’attenzione al guadagno, non rappresenta il solo motivo di interesse, per cosi’ dire, sociologico che questa commedia propone: non va tralasciata infatti la parte di “eroe positivo” che la donna ricopre all’interno de “La locandiera” come pure in altre commedie di Goldoni. La pubblicistica illuministica di quegli anni dibatteva ampiamente sulla necessita’ di un nuovo e piu’ importante ruolo per la donna nella societa’ e l’autore veneziano ne rende testimonianza fedele nel suo teatro, aderendo anche in questo caso a quelle spinte modernizzatrici che stavano scuotendo l’ancien re’gime in tutta Europa. Tanti elementi diversi che pero’ non fanno che confermare la validita’ e la godibilita’ di questa commedia ancora oggi a piu’ di due secoli di distanza dalla sua prima rappresentazione.