Search
Wednesday 18 June 2025
  • :
  • :

Val Cannuta, protesta contro il centro CAAT: residenti in rivolta per sicurezza e degrado

Nel quartiere Val Cannuta, situato nel Municipio XIII di Roma, cresce la preoccupazione tra i residenti per la presenza del centro CAAT (Centro Assistenza per Adulti in Transizione), una struttura dedicata all’accoglienza temporanea di persone in difficoltà. Da mesi, i cittadini denunciano un progressivo peggioramento della qualità della vita, collegato – secondo loro – alla gestione e alla presenza del centro. Il disagio è sfociato in una protesta pacifica organizzata in via Cardinale Capranica, dove decine di famiglie hanno esposto cartelli e striscioni per chiedere maggiore sicurezza, decoro urbano e un dialogo diretto con le istituzioni.

Chi sono i residenti di Val Cannuta e perché protestano

Val Cannuta è un’area residenziale in forte espansione, abitata prevalentemente da famiglie, anziani e giovani coppie. Negli ultimi anni il quartiere ha visto sorgere nuovi complessi abitativi, ma l’infrastruttura pubblica e i servizi non sono cresciuti di pari passo. In questo contesto, la presenza del centro CAAT è percepita da molti come un ulteriore fattore di pressione.

I residenti lamentano episodi di disturbo della quiete pubblica, presunti atti vandalici, sporcizia nelle strade e una generale sensazione di insicurezza, specialmente nelle ore serali. Le segnalazioni si concentrano sulla gestione del centro e sulla mancanza di un presidio costante da parte delle forze dell’ordine. Secondo alcuni cittadini, il CAAT sarebbe diventato un punto critico che contribuisce al degrado del quartiere.

Il ruolo del CAAT a Roma e la sua funzione sociale

Il CAAT, acronimo di Centro Assistenza per Adulti in Transizione, è una struttura che rientra nel sistema di accoglienza temporanea del Comune di Roma. Il suo obiettivo è fornire un supporto momentaneo a persone adulte in difficoltà, spesso senza fissa dimora, offrendo loro un alloggio, assistenza sanitaria e supporto psicologico. La permanenza all’interno del centro dovrebbe essere limitata nel tempo e finalizzata al reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari.

Nonostante la sua funzione sociale, il centro è finito nel mirino dei residenti di Val Cannuta, che ne contestano la gestione e l’impatto sulla vivibilità del quartiere. In particolare, viene criticata la mancanza di trasparenza da parte delle istituzioni e l’assenza di un piano comunicativo che coinvolga la cittadinanza.

La manifestazione dei cittadini: “Non siamo razzisti, ma vogliamo sicurezza”

La protesta organizzata in via Cardinale Capranica ha raccolto l’adesione di decine di cittadini, uniti dalla volontà di attirare l’attenzione delle autorità. I manifestanti hanno sottolineato di non essere mossi da motivazioni razziste o discriminatorie, ma di voler tutelare il diritto alla sicurezza e alla tranquillità.

Tra gli slogan esposti si leggeva: “Non siamo razzisti, vogliamo sicurezza”, “Il CAAT non è compatibile con un quartiere residenziale”, “Più controlli, meno degrado”. I residenti chiedono un confronto diretto con il Comune di Roma e con il Municipio XIII per discutere soluzioni concrete e condivise.

Le richieste dei residenti di Val Cannuta

Durante la manifestazione, i cittadini hanno avanzato una serie di richieste precise alle istituzioni locali e comunali:

  • Maggiore presenza delle forze dell’ordine nel quartiere, con pattugliamenti regolari.
  • Verifica della gestione interna del centro CAAT e dei criteri di selezione degli ospiti.
  • Trasparenza nella comunicazione tra Comune, Municipio e cittadini.
  • Riqualificazione delle aree pubbliche adiacenti al centro, per migliorare il decoro urbano.
  • Valutazione della possibilità di delocalizzare il centro in un’area più idonea.

La risposta delle istituzioni: silenzio o dialogo?

Al momento, le istituzioni non hanno fornito una risposta ufficiale alle proteste. I residenti lamentano l’assenza di rappresentanti del Municipio XIII durante la manifestazione e chiedono un incontro pubblico per affrontare il problema. La mancanza di dialogo è uno degli aspetti che più ha esasperato la popolazione locale, che si sente ignorata dalle autorità competenti.

Il presidente del Municipio XIII, pur non essendosi espresso pubblicamente sull’evento, è stato invitato dai cittadini a un confronto aperto. Anche il Comune di Roma è chiamato a intervenire per chiarire la situazione e prendere in considerazione le richieste della comunità.

Impatto sociale e percezione della sicurezza

Uno degli aspetti più delicati della vicenda riguarda la percezione della sicurezza. Anche se non sono stati registrati episodi gravi o criminali direttamente riconducibili agli ospiti del centro CAAT, la sensazione diffusa tra i residenti è quella di vivere in un ambiente meno sicuro rispetto al passato. Questo sentimento, spesso alimentato da episodi isolati o da una comunicazione poco trasparente, ha un impatto significativo sulla coesione sociale e sulla fiducia nelle istituzioni.

Il rischio, come sottolineano alcuni esperti, è che si crei una frattura tra i residenti e le persone ospitate nel centro, alimentando tensioni e pregiudizi. Per questo motivo, è fondamentale che le istituzioni promuovano politiche di inclusione e partecipazione, capaci di ricostruire un clima di fiducia reciproca.

Esperienze simili in altri quartieri di Roma

Il caso di Val Cannuta non è isolato. In altri quartieri di Roma, come Tor Sapienza, San Basilio e Torre Maura, si sono verificate proteste simili legate alla presenza di centri di accoglienza. In molti casi, la mancanza di comunicazione tra enti gestori, amministrazioni locali e cittadini ha contribuito ad alimentare malcontento e paure.

Al contrario, in alcune zone in cui sono stati avviati percorsi di partecipazione e co-progettazione con i residenti, si è riusciti a costruire modelli di convivenza più equilibrati. Queste esperienze dimostrano che il coinvolgimento attivo della cittadinanza è un elemento chiave per la riuscita di qualsiasi progetto di accoglienza sul territorio.

Proposte per un modello di accoglienza sostenibile

Alla luce delle problematiche emerse, è fondamentale ripensare il modello di accoglienza adottato nei quartieri residenziali. Alcune proposte avanzate da associazioni e urbanisti includono:

  • Decentramento dei centri di accoglienza in aree meno densamente abitate.
  • Coinvolgimento dei residenti nella definizione delle politiche di accoglienza.
  • Presenza costante di mediatori culturali e operatori sociali sul territorio.
  • Implementazione di programmi di integrazione sociale e lavorativa per gli ospiti.
  • Monitoraggio trasparente e partecipato delle attività dei centri.

Queste iniziative potrebbero contribuire a ridurre le tensioni e a creare un clima più collaborativo tra i diversi attori coinvolti.

La voce delle associazioni e delle realtà sociali

Alcune associazioni attive nel territorio romano hanno espresso preoccupazione per la crescente ostilità nei confronti dei centri di accoglienza. Secondo queste realtà, è necessario distinguere tra problemi reali di gestione e fenomeni di stigmatizzazione sociale. In molti casi, gli ospiti dei centri sono persone vulnerabili che necessitano di supporto e accompagnamento, non di esclusione.

Le associazioni chiedono alle istituzioni di investire maggiormente in percorsi di sensibilizzazione e informazione, per contrastare la disinformazione e favorire una cultura dell’accoglienza responsabile.

Verso un dialogo costruttivo tra cittadini e istituzioni

La protesta dei residenti di Val Cannuta rappresenta un campanello d’allarme per le istituzioni romane. Ignorare le richieste della cittadinanza rischia di alimentare ulteriormente il malcontento e di compromettere la coesione sociale. È invece necessario avviare un percorso di ascolto, trasparenza e partecipazione, che metta al centro i bisogni di tutti gli attori coinvolti.

Solo attraverso un dialogo costruttivo sarà possibile trovare soluzioni sostenibili, che garantiscano sia il diritto all’accoglienza sia quello alla sicurezza e alla qualità della vita dei residenti.

Un’opportunità per ripensare le politiche di accoglienza nei quartieri romani

Il caso di Val Cannuta può diventare un’occasione per ripensare le politiche di accoglienza nei quartieri di Roma, promuovendo modelli più inclusivi e sostenibili. Coinvolgere i cittadini, investire in servizi pubblici e garantire trasparenza nella gestione dei centri sono passi fondamentali per costruire una città più equa e solidale.

Affrontare il tema dell’accoglienza con responsabilità e visione strategica significa non solo rispondere alle emergenze, ma anche costruire il futuro di una comunità più coesa e resiliente.



Giornalista, appassionato di marketing e vero e proprio "Tecnico Umanista", Simone Durante naviga nel mondo digitale fin dai tempi del modem a 56k.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Rating