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Friday 16 May 2025
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Omicidio Stefania Camboni: svolta nel caso, Giada Crescenzi accusata di averla uccisa per gelosia

Un nuovo e inquietante capitolo si aggiunge al tragico omicidio di Stefania Camboni, la donna trovata senza vita lo scorso 25 aprile a Nettuno, in provincia di Roma. Dopo settimane di indagini serrate, gli inquirenti hanno arrestato Giada Crescenzi, 36 anni, accusata di essere la responsabile dell’omicidio. Il movente? Una gelosia ossessiva nei confronti della vittima, che avrebbe avuto una relazione con l’ex compagno della sospettata.

Omicidio Stefania Camboni: i fatti accertati

Il corpo senza vita di Stefania Camboni è stato rinvenuto nella sua abitazione in via Antonio Gramsci, a Nettuno. Le condizioni del cadavere hanno subito insospettito le forze dell’ordine: la donna presentava evidenti segni di strangolamento. Inizialmente, il caso era stato trattato come una morte sospetta, ma già dai primi rilievi è emersa la possibilità di un omicidio volontario.

La vittima, 51 anni, era una donna conosciuta e benvoluta nel quartiere. Viveva da sola e non aveva mai denunciato episodi di violenza o minacce. Tuttavia, grazie all’analisi dei tabulati telefonici, delle telecamere di sorveglianza e delle testimonianze raccolte, gli investigatori sono riusciti a ricostruire gli ultimi giorni della sua vita.

Chi è Giada Crescenzi, l’indagata per l’omicidio

Giada Crescenzi, 36 anni, originaria della zona dei Castelli Romani, è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe agito spinta da una gelosia morbosa nei confronti della vittima, sospettata di avere una relazione con il suo ex compagno.

La Crescenzi avrebbe atteso il momento giusto per colpire, approfittando di un momento di solitudine della Camboni. L’avrebbe raggiunta in casa, con la scusa di un chiarimento, e poi l’avrebbe strangolata con un laccio. Dopo il delitto, si sarebbe allontanata facendo perdere le proprie tracce per alcuni giorni. Il suo comportamento sospetto e alcune incongruenze nelle dichiarazioni hanno portato gli investigatori a concentrarsi su di lei.

Le prove raccolte dagli inquirenti

Fondamentali per l’arresto sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. I filmati mostrano la presenza della Crescenzi nei pressi dell’abitazione di Stefania Camboni proprio nelle ore in cui si presume sia avvenuto l’omicidio. Inoltre, le analisi dei tabulati telefonici hanno evidenziato contatti frequenti tra le due donne nei giorni precedenti al delitto, seguiti da un improvviso silenzio proprio il giorno della morte.

Altro elemento chiave è stato il rinvenimento di tracce biologiche riconducibili all’indagata sull’arma del delitto, un laccio trovato accanto al corpo della vittima. Le indagini scientifiche condotte dai RIS di Roma hanno confermato la compatibilità del DNA con quello della Crescenzi.

Il movente dell’omicidio: una gelosia ossessiva

Secondo quanto emerso dalle indagini, il movente dell’omicidio sarebbe riconducibile a una gelosia ossessiva. Giada Crescenzi non avrebbe mai accettato la fine della sua relazione con l’ex compagno e avrebbe visto in Stefania Camboni una minaccia, temendo che tra i due fosse nata una relazione sentimentale.

Una ricostruzione confermata anche da alcuni messaggi trovati sul telefono dell’indagata, in cui manifestava rabbia e risentimento nei confronti della vittima. “Me l’ha portato via”, avrebbe scritto in un messaggio inviato a un’amica pochi giorni prima del delitto. Parole che, alla luce dei fatti, assumono un significato inquietante.

Le reazioni della comunità di Nettuno

La notizia dell’arresto ha scosso profondamente la comunità di Nettuno, ancora sotto shock per la morte di Stefania Camboni. In molti la ricordano come una persona solare, disponibile e generosa. Nessuno avrebbe mai immaginato un epilogo così tragico, tanto meno un movente così personale e drammatico.

“Era una donna buona, non faceva male a nessuno”, raccontano i vicini di casa. “Non meritava una fine del genere. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso”.

Le prossime fasi del processo

Giada Crescenzi è attualmente detenuta nel carcere di Rebibbia, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Il suo legale ha dichiarato l’intenzione di collaborare con la magistratura, ma al momento la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Le indagini proseguono per chiarire ogni dettaglio e verificare l’eventuale coinvolgimento di terze persone.

Il Pubblico Ministero ha chiesto una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere dell’indagata al momento dei fatti. Un elemento che potrebbe influenzare notevolmente l’esito del processo.

Approfondimenti sul femminicidio in Italia

Il caso di Stefania Camboni si inserisce in un contesto più ampio e drammatico: quello dei femminicidi in Italia. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2023 sono state uccise 120 donne, di cui oltre il 70% da partner o ex partner. Un fenomeno che continua a colpire trasversalmente ogni fascia sociale e geografica.

Organizzazioni come D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza e Telefono Rosa offrono supporto alle vittime di violenza domestica e promuovono campagne di sensibilizzazione per prevenire questi crimini. È fondamentale che le istituzioni, i media e la società civile continuino a lavorare insieme per contrastare la violenza di genere.

Come riconoscere i segnali di una gelosia patologica

Il movente dell’omicidio di Stefania Camboni riaccende i riflettori su un tema spesso sottovalutato: la gelosia patologica. Quando la gelosia diventa ossessione, può trasformarsi in un pericolo reale per chi ne è oggetto. Riconoscere i segnali precoci può fare la differenza:

  • Controllo costante del partner
  • Accuse infondate di infedeltà
  • Comportamenti manipolatori
  • Minacce verbali o fisiche
  • Isolamento sociale della vittima

In presenza di questi comportamenti, è importante chiedere aiuto a professionisti o centri antiviolenza. La prevenzione è l’unica vera arma contro la violenza di genere.

Un caso che lascia ferite profonde

L’omicidio di Stefania Camboni rappresenta una tragedia che lascia una ferita profonda non solo nella comunità di Nettuno, ma nell’intera opinione pubblica. Una vita spezzata per un sentimento malato, che si è trasformato in odio e violenza. Mentre la giustizia farà il suo corso, resta il dolore di chi conosceva Stefania e la consapevolezza che, ancora una volta, una donna è stata uccisa per mano di un’altra donna, in un contesto di rivalità e ossessione.

Per approfondire altri casi di cronaca simili, consulta la sezione Cronaca Roma su RomaToday.



Giornalista, appassionato di marketing e vero e proprio "Tecnico Umanista", Simone Durante naviga nel mondo digitale fin dai tempi del modem a 56k.