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Sunday 28 April 2024
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Fatturazioni post-recesso, Antitrust multa compagnie telefoniche

L’Antitrust ha recentemente comminato multe a 24 compagnie telefoniche per pratiche scorrette nelle fatturazioni post-recesso. Secondo quanto riferito, i provvedimenti giungeranno dopo numerose denunce da parte di consumatori. Si tratta di una sentenza che non sorprende, considerando le immotivate multe inflitte ai clienti delle compagnie telefoniche che intraprendono la strada della disdetta anticipata o del recesso.

1. Compagnie telefoniche multate dall’Antitrust

Problemi di trasparenza e tariffe nascoste

L’Antitrust ha recentemente segnalato diverse compagnie telefoniche adottando una serie di provvedimenti, a causa di problemi di trasparenza e tariffe nascoste. Le compagnie sono state accusate di abuso di posizione dominante, in quanto non informavano dettagliatamente i consumatori riguardo i costi addizionali associati al servizio.

Sanzioni

  • L’Autorità ha sanzionato 3 compagnie telefoniche con il totale di 2 milioni di euro.
  • Inoltre sono stati avviati procedimenti nei confronti di altre sei imprese, per un totale di 6 milioni di euro.

I provvedimenti dell’Autorità portano avanti l’obiettivo di assicurare che i consumatori possano effettuare scelte di acquisto libere ed informate. Le compagnie coinvolte devono ora rivedere le proprie pratiche commerciali ed applicare tutte le misure richieste per conformarsi alle disposizioni stabilite dall’Antitrust.

2. Cosa c’è dietro l’accusa di fatturazioni post-recesso

Il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 Ottobre 2002, n. 231 ha introdotto in Italia una disciplina sulle misure di prevenzione della corruzione e dell’illegalità nelle pubbliche amministrazioni. Il D.P.R. disciplina l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di garantire l’esistenza di adeguate procedure organizzative interne attraverso le quali assicurare che tutti gli atti che vengono compiuti siano conformi alle leggi in vigore.

In particolare, una delle procedure stabilite dal D.P.R. è quella della fatturazione post-recesso. In termini semplici, essa prevede che le attività svolte da un’impresa prima della sua cessazione vengano documentate tramite fatture emesse entro sei mesi dal recesso. In mancanza di tali fatture, l’amministrazione si trova nella situazione di non poter prendere in considerazione tali attività.

  • In breve: Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 231 ha introdotto procedure organizzative per prevenire la corruzione nelle pubbliche aziende, tra queste la fatturazione post-recesso.
  • Cos’è la fatturazione post-recesso: Consiste nella documentazione delle attività svolte da un’azienda prima della sua cessazione, attraverso l’emissione delle fatture entro sei mesi dal recesso.

3. Regole cambiate per evitare pratiche scorrette

Le regole sulla trasparenza e la responsabilità finanziaria sono state rafforzate per limitare pratiche corrottive. La Commissione Europea ha riveduto le direttive sulla contrattazione pubblica per affrontare la pratica di false offerte e pagamenti irregolari.
Ecco le principali modifiche introdotte:

  • Una migliore tracciabilità dei contratti: le donazioni dei lotti devono essere segnalate come parte del contratto. È inoltre previsto un divieto assoluto sui regali.
    Le aziende già vincitrici dei bandi non possono partecipare a nuove gare d’appalto senza informarne preventivamente la Commissione Europea.
  • Divieto di non pubblicazione dei bandi e dei contratti: tutti i bandi d’appalto e i contratti devono essere pubblicati con una notizia sull’UE o attraverso un servizio di pubblicazione.
  • Trasparenza suddivisa per categoria: il bilancio deve essere suddiviso in categorie e adottare pratiche corrette con ciascuna della suddivisioni.
  • Nessuna campagna di lobbying, pagamento irregolare o promessa di favori di altro genere, dalle imprese esecutrici ai dipendenti pubblici per ottenere un contratto.

Inoltre, con lo scopo di rafforzare la trasparenza e la responsabilità finanziaria, tutte le persone coinvolte nella negoziazione dei contratti devono essere in grado di mostrare prove oggettive su ogni fase del processo. Alcune delle pratiche incorrette verranno ora considerate delitti punibili a livello UE, come la corruzione, l’abuso di posizione dominante e la discarica fraudolenta dei rifiuti.

4. La reazione delle compagnie telefoniche ai provvedimenti dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Le compagnie telefoniche hanno reagito in modo misto ai provvedimenti dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Alcune hanno accolto con favore le restrizioni, altre hanno mostrato maggiore riluttanza.

Ad esempio, le maggiori aziende del settore come TIM, WindTre, Vodafone e Iliad hanno espresso il proprio sostegno al provvedimento e hanno preso le dovute misure per adeguarsi alle nuove norme.
Centinaia di piani tariffari sono stati rimodulati o soppressi, mentre molti servizi a pagamento e promozionali sono stati revocati. Ciò ha portato a un notevole aumento dei prezzi e a una limitazione nei servizi offerti.

Mentre alcune compagnie hanno accettato con il sorriso le misure di restrizione, molte altre hanno adottato un atteggiamento più cauto.

  • Molti fornitori hanno espresso la propria preoccupazione per la scarsa chiarezza dei contenuti dei decreti
  • Altri temono che le misure restrittive penalizzeranno i consumatori finali
  • C’è chi, inoltre, è preoccupato circa un possibile crollo del settore, a causa delle rigidità imposte all’offerta commerciale

I timori di coloro che resistono ai provvedimenti dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dovranno essere considerati dai legiferanti per garantire che il settore telefonico mantenga un adeguato livello di concorrenza nel mercato italiano.

Le sanzioni impose dall’Antitrust alle compagnie telefoniche, come confermato dalla Sentenza del Tribunale Amministrativo, mostrano come sia fondamentale per le aziende rispettare correttamente tutte le normative vigenti, soprattutto in quelli che riguardano le fatturazioni, anche dopo la fine della relazione con il cliente. L’Antitrust ha dato infatti prova di non voler transigere di fronte a tale situazione.