Un gruppo di studenti ha organizzato un blitz davanti al Ministero dell’Istruzione a Roma per protestare contro le morti sul lavoro che continuano a colpire anche i giovani impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. La manifestazione, pacifica ma determinata, ha voluto riportare l’attenzione pubblica e istituzionale su un tema drammaticamente attuale: la sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare per gli studenti coinvolti nei progetti di formazione professionale.
Morti sul lavoro: una piaga che coinvolge anche gli studenti
Le morti sul lavoro rappresentano una delle emergenze sociali più gravi in Italia. Nel solo 2023 si sono registrati centinaia di decessi, molti dei quali evitabili con misure di prevenzione più efficaci. Tra le vittime, sempre più spesso, compaiono anche giovani in formazione, impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro o nei tirocini curriculari.
Secondo i dati dell’INAIL, le denunce di infortunio mortale tra i lavoratori under 25 sono in aumento. Questo ha acceso i riflettori su un sistema che, se non adeguatamente regolamentato, può trasformarsi in un pericolo per chi dovrebbe invece essere tutelato durante l’apprendimento pratico sul campo.
Il blitz degli studenti a Roma: “Non vogliamo morire di stage”
La protesta degli studenti a Roma si è svolta nella mattinata del 3 aprile, davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere. I partecipanti hanno esposto striscioni con messaggi forti e diretti: “Non vogliamo morire di stage”, “La scuola non è un’azienda”, “Basta morti sul lavoro”. Il blitz è stato organizzato da collettivi studenteschi romani, tra cui Osa (Opposizione Studentesca d’Alternativa), che da tempo denunciano le criticità dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento).
Gli studenti chiedono l’abolizione dei PCTO in favore di un modello di formazione che garantisca sicurezza, diritti e una reale utilità formativa. Durante la manifestazione sono stati distribuiti volantini informativi e si sono tenuti interventi al megafono, in cui i ragazzi hanno raccontato esperienze personali e casi di cronaca legati a incidenti durante i tirocini.
Il caso di Giuliano De Seta e altre tragedie recenti
Tra i nomi ricordati durante la protesta c’è quello di Giuliano De Seta, uno studente diciottenne morto nel 2022 durante uno stage in un’azienda metalmeccanica a Noventa di Piave. Giuliano è diventato il simbolo di una generazione che chiede giustizia e sicurezza. Il suo caso ha avuto una vasta eco mediatica e ha sollevato interrogativi sulla responsabilità delle scuole e delle aziende coinvolte nei PCTO.
Non si tratta però di un caso isolato. Altri studenti hanno perso la vita o subito gravi infortuni durante esperienze lavorative obbligatorie previste dal loro percorso scolastico. Queste tragedie hanno spinto molte realtà studentesche a mobilitarsi in tutta Italia, con manifestazioni, petizioni e incontri pubblici.
Le richieste degli studenti: sicurezza, diritti e formazione vera
Durante il blitz a Roma, gli studenti hanno avanzato una serie di richieste concrete al Ministero dell’Istruzione:
- Abolizione dei PCTO obbligatori nei percorsi scolastici
- Riforma del sistema di alternanza scuola-lavoro con maggiore tutela per gli studenti
- Controlli più rigorosi sulle aziende che ospitano gli stagisti
- Formazione obbligatoria sulla sicurezza sul lavoro prima dell’inizio di ogni tirocinio
- Assicurazione completa per ogni studente impegnato in attività lavorative
Le rivendicazioni sono state consegnate in forma scritta ai rappresentanti del Ministero, con la richiesta di un incontro ufficiale per discutere le proposte. Gli studenti hanno dichiarato che continueranno a mobilitarsi finché non verranno ascoltati.
Il ruolo delle istituzioni e la risposta del Ministero
Il Ministero dell’Istruzione, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito al blitz. Tuttavia, la pressione pubblica e mediatica sta aumentando, e molte forze politiche hanno espresso solidarietà alle richieste degli studenti. Alcuni parlamentari hanno già presentato interrogazioni per chiedere maggiore trasparenza e sicurezza nei percorsi di formazione-lavoro.
La questione delle morti sul lavoro è anche al centro dell’agenda sindacale. La CGIL, la CISL e la UIL hanno più volte denunciato la mancanza di controlli e la precarietà che caratterizza molti ambienti lavorativi, soprattutto quelli che coinvolgono giovani e stagisti.
Alternanza scuola-lavoro: un modello da ripensare
L’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta in Italia con l’obiettivo di avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, migliorando le competenze pratiche e facilitando l’orientamento professionale. Tuttavia, negli ultimi anni, questo modello ha mostrato numerose criticità:
- Mancanza di coerenza tra il percorso scolastico e le attività svolte in azienda
- Assenza di tutoraggio reale e continuo
- Condizioni di lavoro non sempre sicure o adeguate
- Scarsa valutazione dell’efficacia formativa
Molti studenti denunciano di essere impiegati in mansioni ripetitive e poco formative, che nulla hanno a che vedere con il loro percorso di studi. In alcuni casi, si tratta di veri e propri lavori non retribuiti, mascherati da esperienze educative.
Il valore della sicurezza sul lavoro: un diritto, non un privilegio
La sicurezza sul lavoro dovrebbe essere un diritto garantito per tutti, indipendentemente dall’età o dal tipo di contratto. Per questo motivo, la protesta degli studenti assume un valore simbolico e concreto: richiama l’attenzione su una cultura del lavoro che troppo spesso mette il profitto davanti alla vita delle persone.
Investire nella prevenzione, nella formazione e nei controlli è l’unico modo per fermare la strage silenziosa delle morti sul lavoro. E questo vale ancora di più quando si parla di studenti, che dovrebbero essere protetti e accompagnati nel loro percorso di crescita, non esposti a rischi evitabili.
Mobilitazioni in tutta Italia: una rete di solidarietà studentesca
Il blitz di Roma è solo una delle tante iniziative organizzate in tutta Italia. A Milano, Napoli, Torino e Bologna si sono svolte manifestazioni simili, con cortei, assemblee pubbliche e incontri con le istituzioni locali. I collettivi studenteschi stanno costruendo una rete nazionale per coordinare le proteste e condividere esperienze e strategie.
Le campagne sui social media, con hashtag come #NoPCTO e #BastaMortiSulLavoro, stanno raccogliendo migliaia di adesioni. Anche molte personalità del mondo della cultura e dello spettacolo hanno espresso solidarietà, contribuendo a dare visibilità al movimento.
Un cambiamento necessario per il futuro dei giovani
Il messaggio lanciato dagli studenti è chiaro: non si può più ignorare il problema delle morti sul lavoro, soprattutto quando coinvolge ragazzi e ragazze in formazione. Serve un cambiamento radicale, che metta al centro la persona, la sicurezza e la dignità del lavoro.
Le istituzioni hanno il dovere di ascoltare queste voci e di agire con decisione. Solo così sarà possibile costruire un sistema educativo e lavorativo davvero inclusivo, sicuro e orientato al futuro.
Per approfondire il tema della sicurezza sul lavoro e delle proteste studentesche, è possibile consultare il sito dell’INAIL (www.inail.it) e seguire le iniziative dei collettivi studenteschi attraverso le loro pagine ufficiali.