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Sua santità di Gianluigi Nuzzi: “c’è qualcosa che ancora non sappiamo” : Fuori le Mura


Sua santità di Gianluigi Nuzzi: “c’è qualcosa che ancora non sappiamo”





1 ottobre 2012 |



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“Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario (…) . Anche se non sapevo dove si sarebbe potuto arrivare con questa mia iniziativa, ebbi l’impulso di fare qualcosa che consentisse in qualche modo di uscir fuori dalla situazione che si viveva all’interno del Vaticano”. In principio, erano le intenzioni. Quelle di Paolo Gabriele, ex aiutante di camera di Papa Benedetto XVI e, oggi, al centro dello scandalo meglio identificato come “Vatileaks”. Da qui, la chiamata del giornalista Gianluigi Nuzzi, già reduce da Vaticano s.p.a, pubblicato nel 2009 da Chiarelettere, per iniziare un percorso a metà fra denuncia e purificazione.

Il frutto di questo virtuoso incontro, risultato di quel “furto aggravato” oggi imputato a Gabriele, è Sua santità: 315 pagine di denuncia, vergate, appunto, da Nuzzi e edite, ancora una volta, da Chiarelettere. Un fiume di nomi e parole, ordinate in argomenti e supportate, tutte, da lettere, documenti, oggi noti, nati come riservati o riservatissimi, e fuggiti dalle mura leonine per mano dell’imputato numero uno e, come riportato lo scorso 28 agosto dalle testate nazionali e locali italiane, da “un certo numero di complici”. Dopo l’individuazione della complicità di Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreteria di Stato vaticana, altri i nomi, però, per “principio di correttezza e riservatezza” – come precisato dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi – sono stati coperti da omissis e mutati in lettere alfabetiche (A, B, M, X, Y). Codificato ma ormai noto, anche il nome del “corvo”, “Maria”, popolari ormai, invece, gli atti denunciati: pedofilia, riciclaggio di denaro, sospette situazioni di omicidio, guerre intestine e, ovviamente, vittime, presunte o accertate.

Nove dei 22 documenti pubblicati nel libro, e in copia originale in appendice al testo, sono lettere. Le prime tre riguardano il caso che, nell’estate del 2009, portò alle dimissioni di Dino Boffo, allora direttore di “Avvenire”, giornale della Conferenza episcopale italiana. Insieme alle due missive di Boffo al monsignor Georg Gaenswein, segretario personale del Papa, ce n’è un’altra da Boffo al cardinal Bagnasco, presidente della Cei, datata 2 settembre 2010, giorno in cui, su “Il Fatto quotidiano”, il “nemico” Travaglio – come definito sul testo – pubblica una arguta lettera all’ex direttore di Avvenire nella quale, ricordando puntualmente le accuse da cui la sospensione, si chiede, a chiusura del pezzo, dato il silenzio del protagonista, se “c’è qualcosa che ancora non sappiamo”. Nella stessa giornata, Boffo scrive a Bagnasco con la chiara richiesta di un segno da parte della Chiesa, rispetto alla questione. Più avanti, nel tempo e nel testo, la missiva inviata, il 27 marzo 2011, da monsignor Carlo Maria Viganò al Pontefice circa le irregolarità nella gestione finanziaria della Santa Sede. Il monsignore, dopo aver risanato i conti vaticani di alcuni sprechi, con un risparmio annuale di circa 850mila euro, viene inspiegabilmente nominato ambasciatore vaticano negli Usa. Paese nel quale pure imperversa una situazione economica della Chiesa drammatica, visti, per esempio, i 2,6 miliardi di euro investiti, in totale nelle varie diocesi, per risarcire circa 4.500 casi di pedofilia ed evitare il tribunale, come ha documentato il vaticanista de “La stampa”, Giacomo Galeazzi. Ancora, lettere dopo lettera, Tarcisio Bertone al rappresentante pontificio a Madrid perché siano indagate le profonde ragioni dell’annunciata tregua dell’Eta, e, con data 24 marzo 2011, ancora il segretario di Stato a Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, per comunicargli la volontà del Santo Padre di sollevarlo dall’incarico di presidente dell’istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica di Milano. Documento che supporta, nel testo, una sezione dedicata alla questa figura di spicco all’interno del palazzo della Santa Sede che ben si sintetizza nel titolo, scelto da Nuzzi, “Tarcisio Bertone: l’ambizione al potere”, e che mostra parte della trama della vasta rete di potere che interessa la Chiesa, trasversalmente, in ogni parte del mondo.

E poi documenti: donazioni (come quella a cinque cifre di Bruno

Gianluigi Nuzzi

Vespa del 21 dicembre del 2011) e rapporti (come quello di Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, sulla soluzione per la questione dell’Ici sulle proprietà della Chiesa) a supporto di una forte argomentazione sui fonti del papato. Pagine a cui si aggiungono, aprendo nuovi spettri di rivelazione e critica, quelle più “nere”: dall’appunto del 18 dicembre 2011, allegato al testo dell’Angelus, in cui, nonostante la richiesta del fratello della vittima, si consiglia al Santo Padre di non esprimersi circa la vicenda, ancora insoluta, di Emanuela Orlandi; quella del 17 dicembre 2010, in cui si trasmette la notizia dell’omicidio, in Ecuador, di Miroslaw Karczewski, sacerdote dei frati minori Conventuali, e il riferimento a una prima perizia dell’autorità competente che si sente di parlare di “delitto passionale a sfondo sessuale”.
Ogni nome e ogni situazione genera e genererà, anche con il processo, che si è aperto lo scorso 29 settembre, con conseguenti critiche su tutti i giornali, l’emersione di mondi strutturati, taciuti e da codificare. Come già si sta facendo sulla figura del maggiordomo papale, per quelli che sono stati definiti i “tre colpi di scena della fase istruttoria”, e cioè i ritrovamenti nella casa di Paolo Gabriele: un assegno di 100mila euro intestato a Benedetto XVI di cui l’imputato dice non essere a conoscenza, una pepita d’oro e una preziosa edizione del 1581 dell’Eneide di Annibal Caro.

Il caso non è ancora chiuso, i dati, certo, ci sono e non sono pochi. Quindi, come si dice, “non ci resta che aspettare”, nella speranza che non avvenga l’ennesimo insabbiamento, di storica tradizione tricolore, ad onore del lavoro svolto, in maniera impeccabile, sul testo e non solo, da Nuzzi, del coraggio dimostrato da Paolo Gabriele, e di tutti i cittadini che, senza punto di domanda, sono in pieno diritto di dire che – citando Marco Travaglio – “c’è qualcosa che ancora non sappiamo”.

Sua santità. Le carte segrete di Benedetto XVI
Autore: Gianluigi Nuzzi
Casa editrice: Chiarelettere
Pagine: 315
Prezzo: 16 euro



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Category: Libri