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Antropologia di una ragazza | Fuori le Mura


Antropologia di una ragazza

9 luglio 2012

di Sandra Capitano

Le passioni e le malinconie di una ragazza adolescente nell’America anni Ottanta

L’allora esordiente Hillary Thayer Hamman per pubblicare questo suo romanzo fondò addirittura una casa editrice nel 2003. Sette anni dopo, Random House, il più grande colosso editoriale di lingua inglese del mondo, si accorse del suo Antropologia di una ragazza e decise di portarlo al successo.  Da allora, la stampa americana lo ha paragonato persino al Giovane Holden di Salinger.

In realtà, sebbene sia coinvolgente, come tutti i libri auto-pubblicati, è un romanzo che soffre parecchio l’assenza dell’occhio critico di un editor, l’unico in grado di sacrificare una prosa troppo prolissa e auto-indulgente, per il bene del lavoro complessivo. Per settecentotrenta pagine (davvero troppe) seguiamo la protagonista Eveline tra le stanze impolverate e il disordine del suo animo, quello di un’adolescente, che con voce genuina e talora poetica, accompagna il lettore tra i corridoi della sua vita interiore, storie d’amore, crisi puberali e prime passioni.

Tutti gli avvenimenti più importanti della vita della protagonista sono già accaduti quando il libro inizia: Eveline ha già conosciuto Jack, il suo ragazzo, e ha appena subito la perdita di Maman, l’unica figura più simile a una madre che abbia mai conosciuto. Siamo nell’America degli anni ’70-’80: la protagonista appartiene a quella che oggi sarebbe definita una famiglia “alternativa”. Quando era piccola i genitori, poco inclini alle effusioni, se la portavano a manifestazioni e concerti, facendola vivere in una casa che era un continuo via vai di gente: amici, musicisti, poeti, autostoppisti appena conosciuti. Oggi a diciassette anni, Eveline capisce di non essersi mai sentita totalmente amata e voluta dai suoi e di provare solitudine, nonostante sia riuscita a imparare a come cavarsela in ogni circostanza. E’ con questa malinconia di sottofondo, presente costantemente nel libro, che Evie affronta la scuola e primi impegni, gli inaspettati successi e le dolorose sconfitte, i lutti improvvisi e i grandi amori. Come quello per Jack, un musicista geniale, ma con problemi familiari irrisolti, un ragazzo che tende alla rabbia e alla depressione. Lei e Jack si capiscono e si assomigliano, ma quando compare Rouke, un insegnante di teatro misteriosamente interessante, Evie scopre la passione travolgente e la lussuria, diventandone dipendente.

Prolissità a parte, leggendo le prime pagine di Antropologia di una ragazza si ha l’impressione che sia troppo melenso. Ma è una sensazione solo apparente, perché continuando la lettura, la voce di Eveline diventa sempre più coinvolgente e autentica e si rimane colpiti da come la Hamann riesca a calarsi  senza  alcuno sforzo nei processi del pensiero di una ragazza introspettiva con una forte visione del mondo. Vedendo il padre assente alla sua laurea, lei dice “E’ deprimente per me confrontarmi con il mio DNA in questo modo”. E’ cinica, ma allo stesso tempo non ha paura né imbarazzo ad aprirsi, raccontando le tensioni amorose e le sofferenze con una dignità che sospende ogni giudizio.

Impeccabili e oneste sono anche le riflessioni che la protagonista tenta di fare sulla condizione femminile, quella post rivoluzione sessuale anni ’60: “Da noi ci si aspetta che reprimiamo gli stessi sentimenti che i ragazzi sono incoraggiati a esprimere. Dobbiamo ridurre all’osso la carne, penalizzando il corpo per la sua natura, castigandoci per le avances degli uomini che non abbiamo il potere di impedire. Fare false promesse, e poi resistere alle attenzioni che abbiamo sollecitato In pratica, diventare delle bugiarde professioniste”.

Antropologia di una ragazza
Anthropology Of An America Girl
Autore: Hilary Thayer Hamann
Traduzione: Monica Capuani
Casa Editrice: Fandango Libri
Pagine: 730
Prezzo: 20 €


 

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