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Il Faust di Aleksandr Sokurov | Fuori le Mura

Il Faust di Aleksandr Sokurov

5 marzo 2012

di Erminio Fischetti

Il grande maestro russo conclude la sua tetralogia sul potere riprendendo da Goethe la figura dello scienziato che vendette la sua anima al diavolo. Ora in dvd e blu ray

Applausi. Applausi. Applausi. Tantissimi ne ha ricevuti Faust, l’ultimo lavoro di Aleksandr Sokurov quando è stato premiato con il Leone d’Oro all’ultimo Festival di Venezia. Il Faust è in fondo l’opera per eccellenza della cultura romantica, nonché di tutta quella occidentale, e Sokurov, che conclude con questo film la sua tetralogia sul potere dopo Moloch, sulla figura di Hitler, Taurus, sulla fine di Lenin, Il sole, sulla capitolazione nipponica attraverso la figura di Hirohito, nel realizzarne la sua versione (anche Murnau nel 1926 ne aveva girata una cupissima) torna nell’anagrafe della storia indietro, rispetto alle sue opere precedenti, per ritrarre questa figura universale, divenuta metafora dell’esistenza umana, con un piglio originalissimo. A lungo scritta e riscritta da grandi autori come Christopher Marlowe, Mikhail Bulgakov, il poeta Paul Valéry, Gertrude Stein, la leggenda dello scienziato che vende l’anima al diavolo in cambio della conoscenza vede nell’opera di Goethe la punta di diamante fra le opere dedicate a questo topos universale che in tante altre forme e storie conoscerà la luce (due settimane fa ne abbiamo anche parlato con la pellicola americana di William Dieterle, L’oro del demonio). E l’ambiziosissimo Aleksandr Sokurov non poteva che scegliere l’opera del grande letterato tedesco – che vi impiegò sessant’anni per scriverla fra tanti e tanti rimaneggiamenti – per raccontare la sua parabola sulla violenza e il potere.

Il Faust di Sokurov fa parte di quel cinema dove i sensi sono più coinvolti della regione, ma quando entrambi si fondono l’esperienza che si prova è a dir poco conturbante. Il paesaggio, brullo e accidentato della campagna, diviene il luogo fisico nel quale si consuma il sempre più soffocante rapporto fra Faust e Mefistofele. L’estetica realistica di quegli alberi e quelle piante, di quelle foglie e quei rami diventa forma surreale, che si incarna in un volteggiare di solitudine e tragedia aleggiante in sentimenti arcaici trasformati in cinema allo stato puro. E quella del regista russo è in tal senso una rilettura rigorosa, che trova nell’estetica dell’immagine la sua chiave più affascinante, esorcizzata attraverso il linguaggio della natura del paesaggio che in questo film prende forma come la parola per i grandi connazionali della letteratura del calibro di Tolstoj e Dostoevskij.

Di quegli autori è forse proprio Sokurov, fra tutti i suoi colleghi connazionali, quello che maggiormente riesce ad inglobare la forma cinema con la grandezza di una scrittura che va ad abbracciare i temi che hanno reso immortali quei maestri. E sempre come loro, questa forma cinema risulta maggiormente conforme al rigore del classico misto alla ricerca di un nuovo tipo di linguaggio. Perché Sokurov traduce tutto nella ricerca dell’immagine attraverso una fotografia (di Bruno Delbonnel, geniale maestro della luce di Jeunet, Across the Universe, del prossimo Tim Burton e dei fratelli Coen e persino di un Harry Potter) che si propaga fra interni ed esterni con colori di varie gradazioni connaturati fra grigi, verdi, blu misti ai toni dorati, che sembrano richiamare forme pittoriche (ma anche letterarie e teatrali) di molte epoche.

L’immagine è tutto per Sokurov. Attraverso campi lunghi, inquadrature oblique e deformate, la macchina da presa la fa sua riflettendo anche sul mezzo stesso e sulle sue finalità, sui suoi meccanismi, fatti di stili, sensazioni ed emozioni che si trasformano in inquadrature, colori, immagini che devono trasmettere qualcosa, non necessariamente raccontarla, come un dipinto astratto che si fa luce e detentore di altre forme e linguaggi, altre deduzioni. Senza dimenticare una confezione perfetta e seducente. Il mito si fonde con la poesia e la cultura tedesca, o meglio l’essenza della perfezione della cultura tedesca – che si può rilevare anche dall’uso di quella splendida e complessa lingua nella sua versione originale -, trovando tutto il suo splendore attraverso la descrizione degli inferi, della crudeltà, dell’essenza stessa del male.

Immagine anteprima YouTube

Faust
Regia: Aleksandr Sokurov
Interpreti: Johannes Zeiler, Anton Adasinsky; Isolda Dychauk, Georg Friedrich, Hanna Schygulla
Produzione: Russia, 2011
Durata: 134′
Distribuzione: CG Home Video
Caratteristiche dvd: lingua originale, doppiaggio italiano e sottotitoli in italiano e italiano per non udenti, intervista esclusiva al regista teatrale Robert Carsen, trailers, interviste varie

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