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Blue Jasmine di Woody Allen : Fuori le Mura


Blue Jasmine di Woody Allen





2 dicembre 2013 |



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BLUE-JASMINE-220Quando Jasmine – appartenente all’alta borghesia finanziaria newyorkese, perde tutto dopo che il marito viene arrestato e finisce in prigione per appropriazione indebita – è costretta a chiedere aiuto alla sorella minore è una donna letteralmente finita, a pezzi, fragile, sull’orlo del collasso psichico. Sua sorella Ginger è molto diversa da lei, sboccata, volgare, incapace di mantenersi gli uomini, figure lontane da quelli ricchi e danarosi di cui ama circondarsi Jasmine. A casa della sorella, la nostra protagonista si rivela donna sprezzante e indisponente, altezzosa e insopportabile, ma piano piano si comprende che qualcosa non va in lei, fino a che la sua mente non la spinge sul baratro della follia.

Chiaramente un omaggio a Un tram che si chiama desiderio, dal dramma teatrale di Tennessee Williams, noto soprattutto per l’adattamento filmico di Elia Kazan con Marlon Brando e Vivien Leigh, Woody Allen costruisce per Blue Jasmine una sceneggiatura che non c’è in un film che pone le sue forze interamente sulla protagonista Cate Blanchett, che realizza un’interpretazione strepitosa sempre in bilico fra dramma e commedia, tragedia e ironia, mantenendo la sua performance su una linea di straordinario equilibrismo recitativo, che a volte non sembra avere però una sua linea di demarcazione all’interno del film stesso ed esula spesso da quello che la circonda e che concerne la storia in sé. Colpa però di un film che non ha un registro e che si dipana fra la comicità alleniana che conosciamo bene e le sue ossessioni psicologiche per i maestri Bergman e Ibsen. Stavolta però non si tratta di Interiors, dove l’allievo supera il maestro in un dramma da camera dai connotati minimali, multi-sfaccettati nelle pieghe di una scrittura superaccessoriata che dice anche quando non dice, ma di un omaggio stantio nel quale il genio della commedia americana si sottrae totalmente al suo lavoro di regista e di sceneggiatore lasciando in scena la sua prima attrice che presenta al mondo l’intera gamma completa delle espressioni facciali e psicologiche della pazzia.

L’equilibrismo fra la commedia e il dramma ovviamente non è quello di Manhattan che si alimenta di entrambi attraverso uno scambio circolare di ossigeno. No, qui purtroppo tutto si lascia andare in un vortice confuso e privo di forma, dove in realtà è la stessa Blanchett che definisce in base alla sua prova l’una o l’altra delle due forme filmiche, senza essere diretta. La recitazione dell’attrice australiana, massacrata però in maniera abominevole dal doppiaggio italiano di Emanuela Rossi, è infatti un compendio del manuale di recitazione, non salta nemmeno uno degli esercizi del training dell’attore, esprime ogni minimo dettaglio delle espressioni, dei toni, degli alti e bassi del suo personaggio. Cate Blanchett è senza dubbio magistrale, da antologia, considerata tutta la struttura fragilissima dell’opera. L’Oscar, il secondo per lei, è quasi certamente assicurato, ma se avesse letto l’elenco del telefono esprimendo tutte le gamme espressive sarebbe stata la stessa cosa perché alla fine è un’eroina su una scena vuota. E forse proprio per questo merita un plauso doppio perché permette allo spettatore di apprezzarla in circostanze filmiche davvero disperate. Questo dimostra ancora di più la sua classe e il suo spessore di interprete.

Trailer

Blue Jasmine
Regia: Woody Allen
Interpreti: Alec Baldwin, Cate Blanchett, Louis C.K., Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay, Sally Hawkins, Peter Sarsgaard, Michael Stuhlbarg
Produzione: USA, 2013
Durata: 98’
Distribuzione: Warner Bros., 5 dicembre 2013



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Category: Cinema