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Lo scrivano di Bombay di Anjali Joseph : Fuori le Mura


Lo scrivano di Bombay di Anjali Joseph





7 giugno 2013 |



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lo_scrivano_di_bombayCi sono volte in cui si prende un libro in mano lo si comincia e ci si ritrova improvvisamente all’ultima pagina. Lo si è finito e non ci si è accorti che il tempo è passato, la vita è trascorsa. Accade proprio questo quando si prende in mano Lo scrivano di Bombay, storia composta dalla giovane Anjali Joseph (classe 1978), autrice che dimostra insieme ad altri suoi conterranei e coetanei come le lettere e la cultura indiane vivano un momento molto florido, una primavera intensa e ricca di sfaccettature che è patrocinatrice del cambiamento di un Paese complesso e multietnico perso fra il passato, la voglia di presente, ma soprattutto di futuro. Ed è in fondo questa l’essenza dell’opera in questione, che racconta le vicende di una coppia di mezz’età, Lakshimi e Mohan, che hanno appena accolto in casa il nipote diciannovenne studente di letteratura che deve ripetere un anno di college. La coppia vive in un quartiere lontano dalla povertà, ma anche dallo splendore di Bollywood, Saraswati Park, questo il nome del quartiere, insomma è avulso dai cliché dell’India iconografica dei telegiornali e delle fotografie delle agenzie turistiche.

È in fondo un’India di piccola borghesia che mette in piedi Anjali Joseph, ma soprattutto un Paese che deve fare i conti con un passato, che viene narrato con un approccio molto nostalgico, già il nome della città, altra protagonista assoluta del romanzo, viene chiamata con il suo nome originale, Bombay, quello del periodo del colonialismo e non quello attuale di Mumbai, dove la tecnologia è protagonista di una delle realtà economiche a più alta espansione degli ultimi anni. Lakshimi e Mohan vivono di quotidianità, lui scrive delle lettere per gli analfabeti fuori da un polveroso ufficio postale, sentono la mancanza dei figli che sono andati a vivere all’estero; i due signori di mezz’età devono accettare l’omosessualità dell’irrequieto nipote, che li aiuta con il suo affetto, un affetto reciproco, a considerare i loro desideri, ad aprirsi ad un nuovo mondo, a nuove realtà. Loro d’altro canto più o meno inconsapevolmente lo aiuteranno a prendere coscienza in maniera completa della sua identità sessuale e del suo stesso futuro.

Ironico, divertente e malinconico, Lo scrivano di Bombay (scritto in inglese) è lettura straordinaria di sentimenti sospesi e delicati che si mescolano con le luci e i ritmi di una città viva e vitale, che possiede non una ma mille facce. Bombay, anche se è ormai Mumbai è diversa, cangiante, in completa evoluzione, così come i protagonisti di questa storia che vivono a Saraswati Park, che poi è anche il titolo originale del romanzo, un quartiere dove fuoriesce la vita, attraverso le urla dei bambini, il rumore dell’operosità, degli uccelli che convivono e cantano al mattino con gli esseri umani, fra venditori ambulanti, momenti di vita vissuta, forza, anima di un paese che cresce che diventa qualcosa di diverso dai cliché di The Millionaire. Un’India che in pochi conoscono e che diventa ogni giorno qualcosa di nuovo, qualcosa di bello. Certo un romanzo che sembra contrastare la verve molto più cupa di Jeet Thayil con il suo Narcopolis, che però raccontava il momento più basso di quel mondo, gli anni Ottanta nel suo momento di massima decadenza. È evidente che Anjali Joseph appartiene ad una nuova generazione, più felice, più solare, più aperta al futuro e al cambiamento.

Lo scrivano di Bombay
Saraswati Park
Autrice: Anjali Joseph
Traduzione: Manuela Faimali
Casa editrice: Bollati Boringhieri, 2013
Collana: Varianti
Pagine: 272
Prezzo: 17,00 €



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Category: Libri