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Shame e Hunger: Fassbender e McQueen fra approfondimenti e immagini : Fuori le Mura


Shame e Hunger: Fassbender e McQueen fra approfondimenti e immagini





6 giugno 2013 |



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shamehungerIn attesa di vedere Twelve Years a Slave – il terzo lungometraggio del cineasta Steve McQueen, quasi sicuramente al prossimo Festival di Venezia -, Feltrinelli, nella collana la effe Film Festival nella sua solita doppia veste dvd (stavolta due) più libro, in collaborazione con Bim, distribuisce in una versione speciale i primi due osannati film del regista inglese. Non c’è bisogno di dirlo che si tratta di Hunger e Shame. Il volume allegato, dal titolo Corporale, raccoglie una serie di contributi, articoli e interviste sui due film in questione e sul suo regista. Approfondimenti interessanti che gettano una luce dettagliata sull’aspetto sia tecnico sia introspettivo di queste due straordinarie opere, che in modo diverso parlano di corpi. Film che il regista costruisce in base alla sua precedente esperienza di video artista e sviluppati in tutto il loro meccanismo iconografico e ideologico. Se Hunger – distribuito in Italia solo dopo il riscontro di Shame, anche se quest’ultimo non ne raggiunge il livello espressivo, e del successo internazionale del suo attore protagonista Michael Fassbender – è incentrato sulla figura di Bobby Sands e sullo sciopero da lui indetto per ottenere negli anni più caldi dell’IRA, durante il governo della Thatcher, il diritto, loro negato, di essere, insieme ai suoi compagni, classificato come prigioniero politico nel carcere di Long Kech dove furono detenuti numerosi prigionieri repubblicani dell’Irlanda del Nord, Shame racconta la dipendenza psicologica ed emotiva dal sesso di un trentenne newyorchese di oggi, fra solitudini e silenzi lancinanti.

Hunger è strutturato come fosse un dramma da camera, la forma del teatro della prigione prende vita per raccontare un momento fondamentale della storia irlandese. McQueen però non crea un biopic fedele che si concentra sui dettagli politici e storici, o meglio fa anche quello, ma non è il punto centrale del film costruendo un dramma claustrofobico e vibrante. In realtà, questa pellicola vuole raccontare del corpo come unico reale bene dell’essere umano, quello che è davvero nostro e il regista sottolinea l’assoluta libertà umana di sfruttarlo per fare la differenza. E utilizza la figura di Bobby Sands in funzione di questo; il soggetto in realtà potrebbe essere chiunque, ma certo emotivamente la storia vera di questo giovane uomo porta lo spettatore verso un’immedesimazione più partecipata, più dolorosa, perché anche a vederlo una seconda e una terza volta, anche lontano dalla sala cinematografica come alla prima visione, nel privato di una proiezione home video, il dolore che si prova, di cui ho anche scritto precedentemente, non diminuisce; anche se cambiano certe sfumature e percezioni. Perché come scrive Dana Spiotta in quello splendido romanzo che è Versioni di me, un film quando si rivede diventa più famigliare, certo si perde il gusto della suspense, ma vengono colte diverse e nuove sfumature. Questo accade nel rivedere un’opera come Hunger, che scuote e fa male, addolora come quando il corpo si ferisce, come le sensazioni che proviamo quando soffriamo. Dettagli e frammenti, linguaggi di varie forme d’arte connaturano un’opera straordinaria come questa e di cui Shame è il suo naturale proseguimento, sia sotto l’analisi psicologico che morale.

McQueen stavolta si sposta nel tempo, trent’anni dopo, in un continente diverso, gli Stati Uniti, in un mondo completamente cambiato, la politica non sortisce più quel senso di rabbia, di lotta così naturale anni e anni fa, nel tempo di Bobby Sands. Sembra che la dimensione privata ha acquisito piede. Ma è una dimensione privata, quella raccontata in Shame, sempre attraverso il corpo, che è malata, ossessiva, solitaria, claustrofobica. Qui pur essendo il corpo quello dello stesso attore, quello asciutto e nervoso di Michael Fassbender, la prospettiva del nudo cambia, quello ostentato in Hunger è la consapevolezza del proprio possesso, il desiderio, scarnificandolo, consumandolo, piagandolo, di possederlo, di controllarlo, di esserne padroni e quindi utilizzare quell’ultima libertà dell’uomo. Nel mondo completamente cambiato di Shame invece l’uomo è diventato schiavo delle sue pulsioni più recondite, ma il sesso anziché veicolo per la cosa più naturale del mondo diventa schiavitù di una società che non sa provare più emozioni, incapace di trasmettere il sentimento più puro – che è l’amore anche attraverso il sesso. L’uomo è diventato un automa, il sesso, meccanicistico se vogliamo dirla alla Cartesio, è solo dolore e mancanza di espressione. Hunger, che significa fame, e Shame, che significa vergogna, sono film essenziali nel discorso cinematografico contemporaneo, che vivono del minimo comun denominatore di un regista interessante e del suo primo attore, Michael Fassbender, già icona delle sue opere.

Guarda il trailer di Shame

Guarda il trailer di Hunger

Shame/Hunger (2 dvd + libro “Corporale” AA.VV., pp. 80)
Regia: Steve McQueen
Shame
Interpreti: Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie
Produzione: UK, 2011
Durata: 101’
Contenuti speciali: Intervista a Michael Fassbender e Steve McQueen, trailer, lingua italiana e inglese, sottotitoli in italiano
Hunger
Interpreti: Michael Fassbender, Liam Cinningham, Gary Davy
Produzione: UK/Irlanda, 2008
Durata: 96’
Contenuti speciali: Making of, trailer, lingua italiana e inglese, sottotitoli in italiano
Collana: la effe Film Festival/Feltrinelli
Prezzo del cofanetto: 19,90 €



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Category: Cinema