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Le passé : Fuori le Mura


Le passé





20 maggio 2013 |



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429730Dopo 4 anni di separazione, Ahmad lascia l’Iran e ritorna a Parigi  per portare a termine le pratiche di divorzio della moglie Marie. Sarà anche l’occasione per rivedere i bambini che la donna aveva avuto da due relazioni precedenti e a cui l’uomo aveva fatto quasi da padre.  Giunto in Francia, Ahmad viene ospitato in casa della stessa Marie. Qui scopre una situazione familiare molto complicata e ormai ingestibile: la donna convive con il suo nuovo compagno, Samir, già padre di un altro bimbo, che non va per niente a genio alla prima figlia della donna, Lucie.  Un odio che Marie ritiene ingiustificato e infantile, probabilmente causato dalla gelosia, ma presto ad Ahmad si apriranno scenari del passato molto inquietanti e tristi. L’uomo  riesce a guadagnarsi la fiducia della ragazzina che si rivelerà custode di numerosi segreti. Samir in realtà non è vedovo, la moglie giace in coma irreversibile in un ospedale in seguito a un tentativo di suicidio avvenuto proprio dinanzi al consorte e al figlioletto. Decisione che la donna prese dopo aver letto lo scambio di mail avvenuto fra Marie e il marito. Convinta che la madre sia colpevole di tale gesto, piena di sensi di colpa e lacerata dal dolore, Lucie fugge. Mentre l’incomunicabilità fra madre e figlia toccherà un punto di non ritorno dinanzi alla confessione di Marie di essere incinta, Samir si trova alle prese con un grande, gigantesco dubbio interiore: staccare o no quella spina che tiene la moglie ancorata in quella che non è più una vita.

Asghar Farhadi torna sul luogo del delitto. O meglio su quel terreno fertile che tanto aveva convinto pubblico e critica: il tema della separazione di coppia. A due anni di distanza da quello che è ormai giudicato come uno dei capolavori degli ultimi anni, ovvero  Una separazione, il regista iraniano arriva in Europa per girare il suo primo film in lingua francese. Cambia il luogo, ma non lo stile, elegante e raffinato né una tematica che sta acquisendo  sempre più la sua giusta importanza nel panorama cinematografico attuale. Ne Le Passé, però, Farhadi parte da una causa di divorzio, per travalicarla e farsi portavoce di altre situazioni e altre storie. Al centro della pellicola non troviamo il rapporto burrascoso e le decisioni che hanno portato all’addio. All’inizio del film noi vediamo Marie e Ahmad in rapporti civili, maturi, come se le tensioni fossero già state sepolte. Infatti non sapremo mai i motivi della separazione. L’ autore si focalizza sull’intero nucleo familiare. Pone l’accento su quelle che sono le vere vittime di quando questo nucleo va a sciogliersi: i figli. In realtà i due non ne hanno mai avuti, ma Marie è già madre di due bambini avuti da due uomini diversi, a cui Ahmad è sempre stato molto legato. Una donna sentimentalmente molto instabile, come racconterà più volte Lucie, la figlia maggiore. Una ragazza che si sente totalmente affranta e amareggiata da questa figura materna che nel corso dei suoi 16 anni di vita “le ha portato già 3 uomini in casa”. Marie è una donna a tratti egoista e cinica, incurante dello stato d’animo della figlia, quanto decisamente convinta a vivere questa relazione nonostante un passato ancora da archiviare.

Il quarto uomo è Samir. Nuovo personaggio su cui il regista  punta l’attenzione verso la fine del film. L’uomo ha una situazione drammatica alle spalle: la moglie ha tentato il suicidio e si trova in coma irreversibile. Rimanere in questa non vita o vivere in un aldilà migliore sarà il dilemma che lo struggerà fino alla fine. Irrisolvibile. Sospeso. Perché anche sospesa è la domanda.

Un puzzle di storie raccontate con la sua consueta grazia ed eleganza, un racconto che diventa un puzzle di storie. Un protagonista che lascia spazio ad altri protagonisti. Ne Le Passè si intrecciano e si spostano  diverse tematiche e situazioni, così i personaggi, che è quasi come se cambiassero gradino e lasciassero il posto ad altri. Il regista ha la capacità di spostare questi pezzi senza che lo spettatore se ne accorga, facendoli diventare un tutt’uno di un quadro più grande e unico.

Un intreccio di vicende e di situazioni che hanno come filo conduttore l’incomunicabilità. Mura domestiche che diventano muro dell’animo umano. I protagonisti vivono insieme, calpestano lo stesso luogo ogni mattina ma è come se fossero distanti chilometri. Ognuno è custode di segreti inconfessati. Di sensi di colpa mai sopiti. Di comportamenti e gesti egoisti e superficiali. Un nucleo formato da più nuclei, ognuno formato da una singola persona che rimane incapsulata a se stessa.

Farhadi non dà soluzioni, né giudizi, tutto rimane in sospeso. Perché sospeso è ancora il passato, passato che non può mai considerarsi tale quando il presente ne è ancora invaso. E forse anche il futuro. La mano di Samir che stringe quella della moglie dopo averle spruzzato del profumo né è la prova. Cosa potrà succedere ora? Saperlo non si può, forse solo immaginarlo fino a quando lo spettro del passato farà continuamente capolino.

Un film che ha tutte le carte in regola per bissare il successo del precedente. Farhadi  si conferma un autore intimista e fortemente introspettivo. Narratore di storie forti, desolanti, senza urla né sbavature, ma mantenendo una naturale compostezza ed eleganza. Candidato alla vittoria finale. E noi puntiamo ancora più in alto: lo rivedremo al Kodak Theatre.

Guarda il trailer del film

Le passé
Regia:  Asghar Farhadi
Interpreti: Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa
Produzione: Francia, 2013
Durata: 95′



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Category: Cinema