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La lotta di Survival per gli Awá continua : Fuori le Mura


La lotta di Survival per gli Awá continua





13 maggio 2013 |



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Survival Internabraz-awa-ss-2013-397-original_300_widetional e CIMI (Ong brasiliana per i diritti dei popoli indigeni) lanciano martedì 7 maggio un’istanza alla Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani (IAHCR) per salvare gli Awá-Guajá, la tribù più minacciata del mondo. L’istanza chiede alla Commissione di riconoscere il Governo brasiliano responsabile della mancata espulsione di centinaia di invasori illegali dalle terre degli Awá e di obbligarlo, pertanto, a rendere conto della sua inerzia.

Un anno fa Survival lanciava una campagna a difesa degli Awá: da quel momento il Governo brasiliano ha ricevuto oltre 50.000 lettere, ma non ha preso alcun provvedimento concreto, pur dichiarando di aver messo la salvezza della tribù fra le sue priorità. “Gli Awá non sopravvivranno senza la loro terra”, si legge nell’istanza di martedì scorso, “lo Stato del Brasile non ha adottato misure efficaci e tempestive per proteggerli dai taglialegna, dagli allevatori e dai coloni che continuano ad invaderli”.

Gli Awá sono una delle ultime tribù di cacciatori-raccoglitori nomadi del Brasile. Circa 360 (già contattati) vivono suddivisi in quattro comunità e dipendono ancora oggi totalmente dalla loro foresta; il restante 25% vive isolato, senza alcun contatto con l’esterno. Gli Awá si trovano principalmente negli Stati brasiliani del Maranhão e del Pará, nelle riserve indigene di Alto Turiaçu e Caru (in particolare nei pressi dei fiumi Gurupi, Pindaré e Guamá), alcuni piccoli gruppi nella riserva di Arariboia, altri nella Reserva Biológica Gurupi.
Storicamente gli Awà dovevano essere con molta probabilità un popolo sedentario, che coltivava manioca e cereali. Quando, tra il XIX e il XX secolo, ondate di coloni si riversarono nelle loro terre, gli Awà divennero nomadi, per evitare di essere massacrati o ridotti in schiavitù. Successivamente, negli anni ’70, alla minaccia dei coloni si sostituì quella dei grandi investitori stranieri, a seguito della scoperta di un enorme giacimento di ferro (7 miliardi di tonnellate – il più grande del pianeta –) nella regione del Maranhão. Tale scoperta portò alla nascita del programma “ (finanziato dall’Unione Europea e dalla Banca Mondiale), che prevedeva, tra le altre cose, la costruzione di una miniera e di una ferrovia, ponendo come condizione (rimasta inattuata) la demarcazione della terra di alcuni popoli indigeni, tra cui gli Awá. Da allora vanno avanti e indietro, giorno e notte, treni lunghi più di 2 km, i cui binari sfiorano le foreste dove vivono famiglie di Awá ancora incontattate. Quando negli anni ’80 fu costruita una ferrovia lunga 900 km, il FUNAI (Dipartimento governativo agli Affari Indiani del Brasile) decise di entrare in contatto con gli Awá e di insediarli in comunità. Fu una tragedia: malaria e influenza devastarono i membri della tribù e quattro anni dopo, delle 91 persone di una delle comunità contattate, ne erano rimaste vive solo 25.

Oggi, la maggior parte degli Awá sono i superstiti di terribili massacri che li hanno profondamente segnati sia a livello fisico che mentale. Sebbene il territorio degli Awá sia protetto legalmente, coloni e taglialegna hanno letteralmente invaso la foresta dove vive la tribù: gli invasori aprono strade, cacciano la selvaggina da cui gli indigeni dipendono e li espongono a malattie e violenze brutali. Le conseguenze di questa invasione sono tremende: dal 1985 è andato distrutto oltre il 30% della foresta. Particolarmente preoccupante è, poi, la condizione degli indigeni incontattati, vulnerabili ancora di più degli altri agli attacchi, in quanto privi di difese immunitarie alle malattie portate dall’esterno. “Ci sono indiani incontattati nelle vicinanze”, racconta a Survival Tatu, un uomo awá, “mio fratello ha visto le loro capanne abbandonate. I taglialegna li stanno uccidendo? Lasciate vivere gli indiani incontattati!”.

In questa situazione disperata, e di fronte al silenzio dello Stato brasiliano, la voce di Survival si alza ancora una volta: “Il governo brasiliano deve dimostrare che è davvero in grado di proteggere i suoi cittadini più vulnerabili, gli Awá, dai criminali che stanno distruggendo la foresta pluviale”, dichiara Stephen Corry, Direttore Generale, “se non ha la forza di farlo la nazione più grande del Sud America, e una delle economie in più rapida crescita di tutto il mondo, allora tutte le minoranze dovrebbero preoccuparsi. Gli Awá rischiano l’estinzione, il momento per agire è questo”.



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Category: Attualità