Search
Saturday 11 May 2024
  • :
  • :

Mendelsohn e Blum alla ricerca dell’eredità dell’Olocausto : Fuori le Mura


Mendelsohn e Blum alla ricerca dell’eredità dell’Olocausto





6 maggio 2013 |



By




More


Share

Gli scomparsi_beat13Raccontare l’Olocausto, gli anni dei campi di concentramento, la vita delle popolazioni ebraiche nell’Europa di quegli anni è probabilmente quanto di più difficile possa esserci per un autore. Non tanto per il materiale narrativo delicato al quale si va incontro, che in realtà è ricco e vario, quanto per la grossa mole di produzione che circola intorno a questi temi, che rischia così una saturazione del mercato, una mancanza di originalità degli intrecci e delle storie. Pertanto in questi casi è sempre importante trovare una prospettiva quanto più possibile originale, un taglio fresco, intelligente. Sono queste le caratteristiche che possiedono due testi pubblicati nel 2007 da Neri Pozza e recentemente rieditati nelle edizioni economiche Beat: Gli scomparsi di Daniel Mendelsohn e Quelli che ci salvarono di Jenna Blum. Punto principale delle due storie è quello dei due protagonisti, che non hanno vissuto l’Olocausto direttamente, non sono vittime di quegli anni, ma in modi diversi sono gli eredi di quei ricordi così terribili e dolorosi. Ne Gli scomparsi, Mendelsohn affronta sotto forma di memoriale e di libro di viaggio la sua ricerca intorno al mondo, dall’Australia a Israele, dalla Polonia alla Danimarca, delle tracce del suo prozio Shmiel, di sua moglie e delle sue quattro figlie, scomparsi negli anni della seconda guerra mondiale. Del loro destino, della loro fine, intuibile e inevitabile, si perdono le tracce nella città polacca nella quale vivevano, Bolechow, dove anche il nonno dell’autore aveva passato la sua infanzia. Ed è proprio dai racconti di lui che Mendelsohn parte alla ricerca di una memoria storica perduta attraverso la quale emergono scottanti e dolorose verità riguardanti anche la sua famiglia. Un’analisi che prende di pungo l’intera cultura ebraica, la Bibbia, la religione e riemerge con la costruzione di un discorso complesso.

La medesima ricerca compie la protagonista del romanzo di Jenna Blum, Trudy. Costruito attraverso la prosa più classica del romanzo, Quelli che ci salvarono si alterna fra passato e presente attraverso le vicende di questa donna nata all’inizio della guerra in Germania, ma chepossiede solamente i ricordi annebbiati dei primissimi anni dell’infanzia e il silenzio di una madre che vuole seppellire quel passato ormai lontano per tempo e spazio. Perché ora Trudy è americana, cresciuta in quel mondo, docente universitaria proprio nel Dipartimento degli Studi sull’Olocausto a Minneapolis. Ma un giorno scova una foto: lei con sua madre e un ufficiale delle SS sorridente alle loro spalle. Nella donna, ormai di mezz’età, si ininua un terribile dubbio sulla sua identità. Cosa le nasconde sua madre? Un racconto che procede in un passato che è invece quello di Anna, la madre di Trudy appunto, una donna tedesca, che ha una relazione con un medico ebreo che nascondeva in casa sua. Poi denunciato dal padre di lei e deportato a Buchenwald. Anna fugge via dalla casa paterna e portando dentro di sé il frutto della colpa: è rimasta incinta del dottore ebreo. È così che la giovane trova ospitalità presso il forno di una donna che da lì a poco verrà arrestata e uccisa. Sempre qui, Anna viene scoperta da un graduato delle SS che le promette protezione per sé e il frutto della sua relazione proibita se diventerà la sua amante…Quelli che ci salvarono_Blum

Due storie molto diverse e per certi versi molto simili, scritte con uno stile completamente diverso, ma che si pongono analizzando una realtà importantissima, quella degli eredi dell’Olocausto; coloro che non hanno vissuto quelle vicende, ma che ne portano il fardello ogni giorno attraverso parole non dette, silenzi o troppi racconti della propria comunità su quel periodo. Sono le osservazioni di un bambino attento che si domanda per quale motivo le persone più anziane si commuovono alla sua vista e ripetono di continuo che è la copia sputata del suo prozio Shmiel, mai conosciuto, che è “quello morto durante la guerra”. Quello di Mendelsohn, giornalista di punta di cinema, teatro e letteratura del New York Times Book Review, de New Yorker e del New York Review of Books, è un viaggio nella propria anima, nella propria memoria, alla ricerca di sé, così come il personaggio di Trudy in Quelli che ci salvarono racconta il punto di vista della questione ebraica da quello dei tedeschi. È un senso della recherche proustiana a venire alla luce, ma che qui acquisisce un aspetto meno malinconico ma più disperato perché dettato dalla voglia di scoprire la verità e andare avanti con la propria vita, che è poi molto molto diversa da quella dei propri antenati.

È così il senso delle logiche famigliari a scuotere un personaggio come Mendelsohn, molto americano, nato in tempi successivi alla guerra (è del 1960), vissuto nella società bene newyorkese, cresciuto senza le scosse della povertà, nella libertà intellettuale di una famiglia radical chic e intellettuale (il fratello Eric è il regista del notevole Judy Berlin, la sorella Jennifer è una giornalista accreditata). La vita di Mendelsohn, come quella di Jenna Blum, che per la sua storia anch’essa trae spunto in parte dal vissuto famigliare, tedesca per parte di madre, ebrea per parte di padre, prende in esame alla fine quello che resta loro, come devono convivere con tutto quello scomodo bagaglio che è stato loro lasciato in eredità, esperienze che non hanno vissuto, ma è come se lo avessero fatto. E alla fine sembra quasi debbano sentirsi in colpa per essere nati dopo, lontano da quei tempi e da quei luoghi disgraziati dove tutto si è consumato. Ma se la Blum come dicevamo predilige un taglio classico, la caratterizzazione dei personaggi, i dettagli delle ambiguità psicologiche, Mendelsohn compie un atto più estremo costruendo un memoriale di cui è l’erede legittimo attraverso la sua capacità narrativa, l’eredità di saper raccontare storie come suo nonno. Registra le interviste, riporta quello che gli hanno detto i superstiti, vola da una parte all’altra del pianeta per trovare spunti e tracce di vite che non sono la sua, per dirla alla Emmanuel Carrère. O forse sì? Quella di Mendelsohn è una ricostruzione dettagliata di testimonianze, incontri, storie, alberi genealogici, appunti. Una storia famigliare, percorsi intimi che diventano universali e definiscono l’intera cultura ebraica in rapporto a quei fatti nefasti. E in fondo questo concetto lo definisce perfettamente il titolo originale del libro, The Lost: A Search of Six of Six Million.

Gli scomparsi
The Lost: A Search of Six of Six Million
Autore: Daniel Mendelsohn
Traduzione: Giuseppe Costigliola
Casa editrice: Beat Edizioni, 2013 (su licenza Neri Pozza, edizione originale 2007)
Pagine: 736
Prezzo: 11,00 €

Quelli che ci salvarono
Those Who Save Us
Autrice: Jenna Blum
Traduzione: Giovanna Scocchera
Casa editrice: Beat Edizioni, 2012 (su licenza Neri Pozza, edizione originale 2007)
Pagine: 506
Prezzo: 9,00€



Tags: , , , , , , , ,

Category: Libri