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Les petites poupées, personale fotografica dell’artista Salvatore Favia : Fuori le Mura


Les petites poupées, personale fotografica dell’artista Salvatore Favia





6 maggio 2013 |



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le petites pooupes fotoflmCreare il percorso della fotografia. Dalla preparazione del soggetto allo scatto. Essere consapevoli di quell’immagine che imprigiona il tempo e lo spazio in un ricordo. Che resta per sempre, almeno fino al deterioramento della carta sulla quale è stampata o alla perdita del suo file digitale. Questa l’idea dell’ennesimo esperimento fotografico dell’artista sipontino Salvatore Favia, che ha realizzato una serie di scatti con 24 bambine, di un’età compresa fra i quattro e i dieci anni d’età, prese singolarmente e che sono l’oggetto della sua nuova personale Les petites poupées, composta da 24 fotografie di un formato 40×60 cm, che sarà presentata in Manfredonia, in provincia di Foggia, presso il Centro Culturale Luc (Laboratorio Urbano Culturale) “Peppino Impastato”, sabato 11 maggio alle ore 20:00, sul Lungomare Nazario Sauro, al civico 37. Favia, che ha mostrato a Fuori le Mura il suo lavoro in anteprima, ha voluto creare un percorso insieme ai soggetti dei suoi scatti mostrando loro come funziona la preparazione che si nasconde dietro un’immagine. Con la collaborazione della fashion designer Gabriella Zoccano e della truccatrice Titti Rinaldi, le piccole protagoniste hanno così vissuto un’esperienza elettrizzante e di formazione: prendere consapevolezza della propria immagine di fronte ad una macchina fotografica. 

Favia costruisce un humus immaginifico di chiaro sapore vintage. Le bambine sembrano uscite da quei ritratti in bianco e nero degli anni Venti. Ma qui paradossalmente è il colore a dare il tocco definitivo di quel tempo dai contorni sospesi. Ed è così che il suo lavoro sembra esprimere l’essenza cristallizzata della vita nel corso dell’infanzia. Queste bambine sono l’essenza di un tempo che non ha cronologia, non ha date. L’innocenza e i loro sorrisi sono figli di un mondo che non cambia, un tocco di gioia imprigionato nel cupo nero del suo sfondo dai contorni ombrosi che richiama quello di Caravaggio. Ma è anche l’oscurità di Helmut Newton, da cui Favia è sempre stato influenzato, a prendere corpo.

Il colore però, come abbiamo detto, c’è e diventa geometria visiva che contiene anime, pensieri, dolori e turbamenti interiori. Assumendo la forma dei volti, dei sorrisi, degli sguardi imbronciati o seriosi, degli abiti accuratamente scelti, volutamente confusi fra un tocco classico e le sue sfumature moderne, che sanciscono un ponte fra il passato e il presente. I colori in Favia sono accessi, forti, intrinseci e determinati, eppure allo stesso tempo attenti e sensibili nel definire la personalità dei suoi scatti nonché quella dei suoi soggetti. Perché essenza principale del volere del suo autore è quella di far venire fuori la personalità delle “modelle”, il loro carattere. Di conseguenza il progetto acquisisce una funzione tridimensionale; cosicché Favia insegna alle piccole che l’immagine è anche personalità, che la bellezza si nasconde dietro di essa ed è fatta di sfumature, di prospettive, deve contenere uno spessore che va al di là dei contorni catturati dalla luce.

Ed è qui che proprio la fotografia stessa mina la superficialità del mondo immaginifico inetto e senza spessore a cui certi retaggi e realtà socio-culturali ben presenti nel nostro vivere quotidiano vorrebbero trascinare tutti “gli altri”. In questo modo, Favia sottolinea la necessità di coltivare e mettere in luce il carattere di ogni bambina di quei ritratti; la vacuità non si addice all’immagine così come il mondo pubblicitario vuole farci credere, ma ci deve essere necessariamente qualcosa dietro affinché essa possa sfuggire alle grinfie di quel mondo. E può farlo solo se è consapevole di quello che guarda quando riflette la propria immagine allo specchio. E cosa può farlo meglio della fotografia? Trasparenza di osservazione di anime felici, ridenti, sole, infelici, turbate. L’essere umano colto nella sua sfumatura attraverso immagini che sono la quintessenza della luce e del buio, impegnate a cogliere la verità che si nasconde dietro la semplice percezione.

Vedi il making of della mostra

Les petites poupées
Personale fotografica di Salvatore Favia
Presso: Centro Culturale Luc (Laboratorio Urbano Culturale), Lungomare Nazario Sauro, 37
Apertura mostra: 11 maggio ore 20:00
Orario mostra: 10:00 – 13:00/18:00 – 21:00, fino al 14 maggio
Contatti:
facebook: Salvatore Favia
email: [email protected]
cellulare: 3397975046



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Category: Arte