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La cugina americana di Francesca Segal : Fuori le Mura


La cugina americana di Francesca Segal





8 aprile 2013 |



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La_cugina_americanaNon è certo un caso che il titolo originale dell’opera prima di Francesca Segal, The Innocents, riprenda quello di un adattamento cinematografico del 1961 di Jack Clayton, con Deborah Kerr, dell’immortale e inquietante Giro di vite di Henry James. Un giro, in questo caso di citazioni, viene compiuto all’interno del romanzo della giovane scrittrice inglese (classe 1980) che però non è diretto al grande maestro americano bensì alla sua migliore amica e collega Edith Wharton e al suo capolavoro L’età dell’innocenza (premiato con il Pulitzer nel 1920). Un rapporto stretto fra cinema e letteratura che non si dimostra solo nei sottintesi rimandi attraverso titoli e scrittura di un romanzo affascinante, che non dimentica per musicalità nemmeno il bellissimo adattamento di Martin Scorsese sul libro della Wharton, ma anche nel background della stessa Segal, che col cinema ha molto più a che fare di quanto si possa sospettare, perché lei è figlia di quel noto Erich grande latinista, docente di Harvard e autore di best-seller reso popolare per avere scritto probabilmente il film americano che ha fatto commuovere ben più di una generazione di spettatori, Love Story. Inoltre, non si dimentichi che la stessa Segal, come la Wharton è in fondo un’americana trapiantata a Londra che vive quel contrasto fra i due continenti con grande partecipazione. Di quel contrasto Edith Wharton ha fatto il leitmotiv della sua intera opera letteraria. Lezione che Francesca Segal ha dimostrato di fare sua anche con una certa consapevolezza.

Tutta questa premessa per comprendere che La cugina americana (vincitore del Costa First Novel Award e nelle scorse settimane rientrato nella long-list del Women’s Prize for Fiction, mentre se farà parte della short-list si saprà solo il prossimo 16 aprile), questo il titolo dell’edizione italiana del romanzo pubblicato da Bollati Boringhieri, non è solo un omaggio fedelmente perpetrato alla trama de L’età dell’innocenza, che viene riadattato ai giorni nostri all’interno della buona società ebraica del nord di Londra, ma penetra nelle sue più remote fondamenta attraverso un’operazione di riscrittura di toni, schemi narrativi, fedeltà caratteriale ai memorabili personaggi originali e persino nella cadenza ritmica delle parole. Pertanto questo libro è anche un percorso che si confonde di elementi biografici ed estetica, linguaggio postmoderno e parallelismi sociologici di un mondo che in fondo è sempre uguale a se stesso, che si ricicla nelle sue ansie e nei suoi dubbi, nelle sue visioni e nei suoi errori. Questo discorso di riuso letterario è tanto semplice quanto geniale perché riesce a coinvolgere non solo il lettore che non conosce L’età dell’innocenza, ma anche quello che invece lo conosce a menadito (anzi sicuramente di più perché ne comprende certi meccanismi sottesi di traslazioni anagrafiche) e può ben immaginare cosa possa succedere a questi protagonisti del terzo millennio. E l’incanto e lo stupore paradossalmente si rivelano proprio all’interno di questo elemento, cosicché l’intelligenza della Segal si nasconde fra le pieghe di un gioco elegante di forza narrativa e di perfezione filologica.

La New York agiata del 1870 chiusa nei propri rituali, nelle proprie formalità rigide e claustrofobiche, con i propri codici di norme e comportamenti consoni e di irreprensibile moralità, viene trasportata all’interno di una comunità ebraica nella Londra di oggi, chiusa nella propria fratellanza, all’interno di soffocanti nuclei famigliari che si conoscono da generazioni, fra nonne sopravvissute ai campi di concentramento e figlie ossessionate dalle regole di comportamento per motivi molto più reconditi del semplice snobismo, generi ricchi e mariti fedeli e obbedienti. Rispetto a quasi un secolo e mezzo fa c’è un ribaltamento: la New York provinciale dell’epoca è oggi la patria della cultura occidentale, intellettualmente più all’avanguardia, mentre la raffinata Europa dell’epoca è diventata sede di perbenismo. In questo mondo strozzato nella sua ovatta, ma confortevole, dove tutto è scritto sin dalla nascita, prestabilito e programmato come un viaggio organizzato, Adam – un contemporaneo Newland Archer – alle soglie dei trent’anni è consapevole già di quale sarà il suo percorso di vita fino alla vecchiaia: si è finalmente fidanzato ed è in procinto di sposarsi con la sua ragazza di sempre, Rachel (la sua May Welland), figlia unica e viziata, che frequenta dagli anni del liceo. Adam è un compagno attento e premuroso, un figlio devoto, un genero servizievole e irreprensibile – lavora per il padre di lei. Insomma, è cresciuto sapendo bene qual è il suo posto.

Ma quando la cugina ventiduenne di Rachel, la ribelle e anticonformista Ellie – un’infanzia infelice, una madre morta in un attentato durante una vacanza in Israele, un padre vagabondo che l’ha abbandonata a se stessa, un passato fatto di squallide relazioni e persino un film per adulti nel suo curriculum -, arriva da New York, le certezze sulla vita futura dell’uomo si infrangono in mille pezzi a causa di quella creatura che gli dà brividi mai provati prima, sensazioni nuove. L’amore degli innocenti in tutta la sua imprevedibilità. Ellie (una Ellen Olenska più giovane, non sposata o tantomeno in procinto di divorziare) conosce perfettamente le logiche della sua famiglia, ma allo stesso tempo è un elemento estraneo, diverso, scomodo. Grazie a lei, Adam capisce così che quella vita lo sta soffocando, quella che crede sia una comunità solidale e amorevole è in realtà composta di un gruppo di persone capaci di fare tutto quanto è in loro potere per non distruggere gli equilibri del proprio mondo. Un altro tipo di logica dell’amore, stavolta non innocente. E come il capolavoro di Edith Wharton, senza però dimenticare le sue simpatie riprovevoli verso l’antisemitismo (che paradosso!), anche La cugina americana dimostra di essere crudele e amaro. Fino in fondo. Come suo padre Erich anche Francesca Segal conosce il modo per scalare le classifiche dei best-seller. Ma con molto più tatto e classe.

Guarda il booktrailer del libro

La cugina americana
The Innocents
Autrice: Francesca Segal
Traduzione: Manuela Faimali
Casa editrice: Bollati Boringhieri, 2012
Collana: Varianti
Pagine: 352
Prezzo: 17,50 €



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Category: Libri