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Irlanda battuta. L’Italrugby diventa grande : Fuori le Mura


Irlanda battuta. L’Italrugby diventa grande





18 marzo 2013 |



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Italia Irlanda

Uno stadio Olimpico gremito e la possibilità, battendo l’Irlanda, di sopravanzare i Greens in classifica impacchettando uno storico regalo da dedicare ad Andrea Lo Cicero, all’ultima presenza con la maglia azzurra. Sembrano gli ingredienti perfetti per l’ultimo impegno della nazionale italiana nel Sei Nazioni 2013. Un match in cui gli azzurri sono tutt’altro che sfavoriti e sperano di fare lo sgambetto ai rivali d’oltremanica proprio a poche ore dall’inizio dei festeggiamenti in onore di San Patrizio.

Il XV agli ordini di Jacques Brunel arriva dall’impresa sfiorata nel teatro di Twickenham dove, davanti ai maestri inglesi, gli azzurri si sono fermati a un passo, o per meglio dire a una maledettissima touche persa, da un pareggio che avrebbe avuto dell’incredibile. Ma in un torneo come il Sei Nazioni, non c’è tempo per rimuginare sulle occasioni perse o sui successi inattesi, pena incassare sonore sconfitte come quella di un mese fa rimediata in terra scozzese, dopo l’exploit casalingo contro la Francia.

I verdi d’Irlanda giungono a Roma con il morale a pezzi, dopo la rimonta subita a Dublino da una Francia tutt’altro che irresistibile. Una beffa condita da una serie d’infortuni che obbligano il CT Declan Kidney a fare a meno di diversi titolari nella sfida con gli azzurri.

L’inizio partita è equilibrato, ma l’Italia, dopo il momentaneo vantaggio irlandese ottenuto grazie al preciso piede di Paddy Jackson, prende il controllo del campo e inizia a macinare gioco. Il XV irlandese appare in netta difficoltà e si rifugia in un gioco falloso che permette a Orquera e Garcia di portare gli azzurri sul 9-3, a cinque minuti dalla fine del primo tempo. Sul finale della prima frazione c’è il tempo per la seconda trasformazione di Jackson che fissa il punteggio sul 9-6.

Al rientro in campo la musica è sempre la stessa, ma stavolta l’Italia riesce ad andare fino in fondo con Tommaso Benvenuti che, spinto dagli 80000 dell’Olimpico, schiaccia l’ovale in meta. La trasformazione di Orquera porta gli azzurri sul +10. Nel momento del massimo vantaggio azzurro, gli irlandesi mettono in campo tutta la rabbia di campioni feriti nell’orgoglio e, in superiorità numerica dopo il giallo rimediato da capitan Parisse, si rifanno sotto con tre calci piazzati mandati in mezzo ai pali dal solito Jackson. L’Italia, priva del suo capitano, soffre terribilmente, ma il rientro di Parisse e l’ovazione dell’Olimpico per l’uscita dal campo del Barone Lo Cicero riconsegnano agli uomini di Brunel le chiavi della partita. Gli ultimi 15 minuti sono un vero e proprio dominio azzurro, mentre la rabbia irlandese si trasforma progressivamente in una frustrazione pagata con ben due cartellini gialli. Il piede di Orquera fa il resto, e con il 22-15 finale l’impresa diventa realtà. Gli azzurri ottengono la prima vittoria nel Sei Nazioni contro l’Irlanda e per la seconda volta nella storia chiudono il torneo con due successi.

Andrea Lo CiceroMa oltre alla storica impresa che chiude l’avventura italiana in questo Sei Nazioni, non si può ignorare la costante crescita della nostra nazionale. Tante, forse troppe volte, ci si è limitati a esaltare il coraggio, la grinta e il cuore dei nostri giocatori. Tutte caratteristiche imprescindibili per chi deve lottare senza paura per 80 minuti, contrastato a forza di placcaggi, cercando di portare quel pallone dall’imprevedibile rimbalzo sempre più avanti. Caratteristiche ancora più importanti per chi è entrato da poco più di dieci anni nell’élite del rugby mondiale ed è costretto a pagare anni di gap rispetto a chi si trova dall’altra parte del campo. Dopo un torneo giocato in questo modo è forse arrivato il momento di sottolineare che, oltre al grande cuore che fa scoppiare in lacrime un ragazzone di 37 anni e 112 chili quando guarda per l’ultima volta i suoi tifosi indossando la maglia azzurra, c’è qualcos’altro. Quel gap che dieci anni fa sembrava incolmabile si sta lentamente, ma inesorabilmente, riducendo. Il movimento rugbistico italiano cresce anno dopo anno e i risultati lo dimostrano. Brunel sembra aver trovato il giusto equilibrio tra l’esperienza dei veterani e la forza dei volti nuovi. C’è ancora tanta strada da fare e molto probabilmente non riusciremo mai a giocare alla pari con i mostri sacri di questo sport, ma quella piccola Italia che fino a qualche anno fa veniva puntualmente asfaltata dai giganti del rugby, sembra cresciuta e maturata. Da inesperta e timorosa si è trasformata in una squadra consapevole della propria forza e forse le lacrime di Lo Cicero nascondono anche questo: la gioia di chi ha fatto parte e ha guidato questa squadra per tanti anni e finalmente si accorge di aver portato a termine il suo dovere. Arrivato alla sua ultima presenza, si accomoda in panchina, guarda il campo e vede 15 leoni che non hanno più paura di affrontare nessuno. Guarda lo stadio e vede 80000 persone che non sono lì a vedere 22 calciatori che rincorrono un pallone, ma 30 giganti che placcano e inseguono una palla ovale. Missione compiuta caro Barone e, dopo anni passati da uomo duro in quella mischia che ormai in tanti ci invidiano, puoi finalmente dare sfogo a tutta la tua gioia. Te lo meriti.

 



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Category: Sport