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Sul set di La variabile umana | Fuori le Mura


Sul set di La variabile umana

16 luglio 2012

di

Opera prima di Bruno Oliviero: un omaggio a Milano da parte sua, degli attori e della produzione

Nel giro di pochi giorni, dagli inviti all’incontro con la stampa, l’opera prima di Bruno Oliviero, ha già cambiato nome, dopo una settimana dall’inizio delle riprese. Da La strada per casa è diventata La variabile umana e forse, chissà, dicono gli autori, cambierà ancora prima della fine dei lavori, prevista per metà agosto.

Siamo alla scuola Paolo Grassi e “non sembra neanche di essere a Milano”. È Silvio Orlando, protagonista del film, a ricordarci una frase tutta milanese, che i milanesi pronunciano quando si trovano davanti a luoghi e situazioni particolarmente gradevoli. Brutta affermazione, che questa storia ora vuole contraddire. “E’ un film su Milano e per Milano”, dice Lionello Cerri, produttoredi Lumière & CO, “città difficile, ma è da qui che si può, se si vuole, ricominciare”. Significativo i lcoinvolgimento di attori, collaboratori artistici e tecnici della stessa scuola Paolo Grassi, nella qualesi è formato anche Giuseppe Battiston, co-protagonista del film.

Ripartire da qui, da un luogo caro a tutti; a Sandra Ceccarelli (milanese); a Silvio Orlando che con la città ha un forte debito di gratitudine per la visibilità artistica di cui è stata generosa, e a Giuseppe Battiston, che ora insegna proprio qui, nella stessa scuola di cui è stato allievo. Ripartire da qui, dalla ”strada per casa”, simbolica e reale. Le location riprendono appunto gli aspetti più reali, ma anche misteriosi, della città, in una metaforica primavera battuta metaforicamente dai temporali, mentre racconta una storia privata che si fa universale. Silvio Orlando è Monaco, un poliziotto oramai rinunciatario che, dopo la morte della moglie, si è rintanato nella finta sicurezza delle carte in ufficio. A riportarlo nel mondo: l’intraprendenza del suo collega e amico Levi (Battiston); un omicidio oscuro ed eccellente di un certo Ullrich (Sandra Ceccarelli è nel ruolo della moglie); ma soprattutto i problemi della figlia e con la figlia (Alice Raffaelli, giovanissima allieva del teatro danza del Grassi). È, insomma, la storia di una rinascita, dice il regista, dopo che i temporali hanno simbolicamente richiamato la favola della Regina delle nevi di Andersen, la storia di un ragazzo divenuto cattivo per una scaglia di ghiaccio negli occhi.

C’è molto calore, invece, in questa conferenza stampa, dovuto ad amicizie nate e consolidate nei tanti lavori precedenti, a vecchie intese che si rinnovano. Lionello Cerri ha collaborato quattro volte con Silvio Orlando (e lui accenna ad Un posto nel mondo); sei volte con Battiston, altre quattro con la Ceccarelli. Gli attori tra loro hanno ricordi di film particolarmente intensi. Per Orlando La passione con Battiston e Luce dei miei occhi con la Ceccarelli; a loro volta Ceccarelli e Battiston ricordano Guarda il cielo di Piergiorgio Gay.
Altro legame, l’attenzione per Milano, che anche il regista condivide. Bruno Oliviero, infatti, è al suo primo lungometraggio, ma ha vi già girato ben quattro documentari (Milano 55,1, MilanoMafia, Un amore, Milano): “Dovevo conoscerla per raccontarla bene”.

Ultimamente, l’abbiamo vista spesso Milano al cinema. Non l’abbiamo chiesto al regista, e quindi non sappiamo se verso la fine del film i temporali finiscono. Speriamo di sì. Che ci verranno offerti cieli più sereni e immagini più colorate, a riscattare quelle troppo gelide che Marina Spada l’anno scorso ci ha comunicato con Il mio domani.
Il film, girato quest’estate, non uscirà prima della prossima primavera. Ci piacerebbe anche poter ripetere quella frase stupida “Non sembra Milano”, con un po’ d’ironia, ora che Silvio Orlando cel’ha ricordata, ma anche un po’ sul serio, come tutte le abitudini dure a morire.

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