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Un ballo ancora | Fuori le Mura

Un ballo ancora

2 luglio 2012

di Sandra Capitano

Un romanzo tenero e trascinante in cui ogni donna troverà qualcosa di sé

Un ballo ancora della francese Katherine Pancol (edito da Dalai) è un delizioso romanzo da lettura estiva. Non perché sia leggero o superficiale, altroché. Appartiene però a quel filone di letteratura rosa, tutta al femminile, che ritrae con pungente realismo e non poche romanticherie l’amore e le sfaccettature illimitate del rapporto uomo-donna.

La storia è quella di Clara, Joséphine, Lucille e Agnès, quattro donne che hanno condiviso l’infanzia e l’adolescenza in un anonimo sobborgo parigino negli anni Settanta per poi proseguire ognuna verso la propria strada. Non si sono mai perse di vista e si ritrovano spesso per confidarsi, ricordare il passato e ridere insieme. Sono donne che al di là di una vita serena e inquadrata, rivelano contraddizioni, paure e tradimenti. Nessuna si salva. Clara è legata a un uomo che non ama e vuole lasciare. Non riesce a dimenticare Rapha, il compagno della sua gioventù, diventato un artista geniale, con il quale ha avuto una relazione tempestosa e passionale. Figlia di panettieri, Joséphine si è rifugiata fra le braccia di Ambroise, uno stimato chirurgo, conquistando un’elevata posizione sociale, ma un’insoddisfacente vita amorosa la spinge, nonostante i tre figli, ad abbuffate di sesso con sconosciuti. Lucille, la più raffinata e affascinante, frequenta il jet set con il marito ricchissimo ma vanesio, che preferisce le battute di caccia in Scozia a lei, inducendola così a tradirlo. Casalinga, madre di due figli, Agnès sembra la più tranquilla: in verità è tormentata da inquietudini che hanno profonde radici nel passato.

Sebbene ci sia spazio per tutte, il racconto segue in particolar modo le vicissitudini di Clara, il personaggio più approfondito di tutti: prima sembra determinata e sicura di sé, ma andando avanti nella lettura si rivela sempre più fragile, sola, malinconica. E’ dunque un personaggio sfaccettato e affascinante, in cui ogni donna troverà qualcosa di sé.

Appena uscito in Italia, Un ballo ancora non è in realtà l’ultimo romanzo di Katherine Pancol, che ha dedicato questi anni alla trilogia iniziata con Gli occhi gialli dei coccodrilli (2006), seguito da Il valzer lento delle tartarughe (2008) e Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì (2011), tutti quanti premiati e tradotti in svariate lingue. Il linguaggio è dunque più acerbo qui, ma soprattutto meno veloce e pieno d’azione rispetto alla trilogia, che denota chiare influenze americane. Il leit motiv però rimane lo stesso: la Pancol in ogni suo lavoro si interroga con saggezza e realismo sulla natura dei legami amorosi. Ma a differenza di autrici come Sophie Kinsella (Sai mantenere un segreto?, I Love Shopping) o Karen Swan (Un diamante da Tiffany) non nasconde mai l’insoddisfazione delle protagoniste, la sfiducia in loro stesse o le sofferenze che vivono, ma le descrive con intensa franchezza, dettagli psicologici accurati, penetrando così nel cuore del lettore con profondità.

In Un ballo ancora la Pancol riflette in particolare sull’importanza di rispettare il partner, saperlo ascoltare, capire le sue esigenze senza trascurarlo e senza dare nulla per scontato. Perché per portare avanti una relazione non basta essere ricchi e affermati nel lavoro e nelle relazioni sociali, e il matrimonio non è un contratto che lega indissolubilmente due persone, ma un nuovo inizio, un punto di partenza. Banalità da ombrellone? Mica tanto.

Un ballo ancora
Encore une dance
Autrice: Katherine Pancol
Traduttrice: Emanuelle Caillat, Isabella Ruggi
Casa editrice: Dalai editore, 2012
Pagine: 273
Prezzo: 16 €

 

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