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La Luna, muta | Fuori le Mura

La Luna, muta

28 maggio 2012

di Elisa Carifi

La novella più surrealista di Calvino in scena al teatro di Tor Bella Monaca

 

La Luna, muta è il titolo della pièce liberamente ispirata a La distanza della luna, racconto tratto  dall’antologia Cosmicomiche di Italo Calvino pubblicata nel 1965, messa in scena al teatro di Tor Bella Monaca di Roma, il 23 e il 24 maggio, dalla giovane compagnia della Circonferenza. Lo spettacolo, adattato e diretto da Francesco Prudente e Dario Vandelli, mostra una convincente sintesi tra la poetica  narrativa Calviniana e uno studio sperimentale di teatro che vede l’uso della scenografia e il linguaggio scenico del corpo essere protagonisti dell’opera. La storia rappresentata, tra le più surrealiste e oniriche che l’autore descrive, narra di Qfwfq che ricorda di molto tempo fa, quando la Luna aveva un’orbita ellittica e, quando passava a pochi metri dalla Terra. Qfwfq racconta che ci si poteva salire: si andava proprio sotto di essa, al largo degli scogli di  Zinco, e con una scala si saliva. Il più abile a salire e scendere era suo cugino il sordo, che mostrava un vero e proprio affiatamento con la Luna. Le persone salivano sulla Luna per prendere il latte lunare, una specie di ricotta molto densa che si trovava in alcune crepe delle rocce lunari. Qfwfq io narrante che accompagna lo spettatore durante tutta la storia, raccontando del suo amore per la moglie del capitano, dell’amore di lei per il cugino sordo e del triste epilogo che vede la donna scegliere volontariamente di restare per sempre sulla Luna, gelosa del potere che questa aveva di catturare  i pensieri e l’animo del sordo. Infine ella fu destinata a dare un’anima alla Luna, popolandola di se stessa.

Attraverso questo spettacolo si può entrare in un mondo impalpabile e trasognante, in una perfetta lucida follia che solo il calore di una fiaba che sfiora la pseudoscientifica fantasia può ricreare. Sin dalle prime battute, si viene catturati da un’atmosfera dove il bianco predomina a metafora di un mondo intimo e puro che pur si intreccia con i sentimenti più biechi dell’animo umano, come la gelosia, l’intrigo, la calunnia, e nel suo contrasto lascia lo spettatore emotivamente sospeso in una storia senza tempo e forse senza logica ma che stimola senza dubbio le corde del sentimento. La Luna, muta riesce a far entrare il pubblico in una dimensione onirica, tra giochi di luce che si mischiano al testo e alla scenografia, musiche suggestive, suoni rituali cantati da tre personaggi artefici inquietanti ma ironiche dell’intrigo costruito a discapito della moglie del capitano. 

Le scenografie, elementi dominanti di tutto lo spettacolo, diventano anch’essi personaggi capaci di entrare nei ritmi del testo e delle coreografie, dando dinamismo alle scene e suggestionando per le loro qualità emotive. Così la scala che permette ai personaggi di raggiungere la Luna diventa anche una altalena, una bilancia, una giostra dove per esempio la piccola Xlthlx si diverte a sperimentare per sfuggire dal mondo degli adulti e alle sue regole che la vorrebbero lontana dalla Luna; mentre le molte vele con il loro bianco panna prorompente qualificano ogni stato d’animo dei personaggi, gonfiandosi al vento interstellare o piegandosi alla volontà umana, contenitori e simboli di contrastanti pulsioni che cristallizzano un’essenza di vita e speranza dietro alla favola. La rappresentazione si presenta al pubblico su una duplice dimensioni spaziale: quella prettamente recitativa e testuale e quella corografica, dove l’uso del corpo e del movimento si sposa con le scenografie spettacolarizzate per scelta artistica creando così un linguaggio teatrale che – se non si può azzardare a definire innovativo – si può dichiarare emblematico di una ricerca registica che rompe gli schemi del teatro sperimentale criptico per ridefinirsi comprensibile in chiave suggestiva e divertente.

Il coraggio di voler riprodurre sul palcoscenico due forti dimensioni, quella umana e quella surrealista senza scadere nell’incomprensibile o nel banale, è un tentativo che va apprezzato e valorizzato, tanto più quando a farlo è una giovane compagnia formata da attori in erba ma con tutte le carte in regola per dimostrare le loro qualità artistiche.
Questa rivisitazione de La distanza della Luna di Italo Calvino offre uno spettacolo sperimentale di alto valore estetico, che rivela un attento studio dei linguaggi metateatrali dei personaggi, donando una lettura dell’opera originale e poetica, di carattere principalmente psicologico in primo piano  e di relazione esistenziale fiabesca in secondo piano. Uno spettacolo caleidoscopico pieno di significato e di sogno.

La Luna, muta
Regia: Francesco Prudente e Dario Vandelli
Cast: Iris Basilicata, Helen Biard, Licia Canapeti, Matteo Cirillo, Alice Fratarcangeli, Lorenzo Maggi, Chiara Matera, Enrico Paci, Andrea Ranieri, Elisa Sensi, Giuseppe Zonno
Coreografie: Carmen De Sandi
In scena il 23 e 24 maggio 2012
Teatro di Tor Bella Monaca
Via Bruno Cirino, Roma
Prezzo biglietti: 10 euro intero, 5 euro ridotto, 2 euro bambini fino alla quinta elementare

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