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Al Pigneto il Paese dei balocchi | Fuori le Mura

Al Pigneto il Paese dei balocchi

28 maggio 2012

di Rachele Mannocchi

Al Museo della Memoria Giocosa protagonista è il giocattolo ma anche la storia del secolo scorso raccontata attraverso giochi di latta, libri, cartoline, illustrazioni e film d’epoca che ricordano il passato


antica automobile giocattolo

Un luogo magico ed evocativo, caro all’immaginario onirico-letterario, il Paese dei balocchi esiste ed è a Roma, in un comprensorio del quartiere Pigneto, in via Coronelli, tra eleganti villini liberty immersi nel verde. Benvenuti alla Memoria Giocosa, museo storico-didattico di giocattoli e memorabilia raccolti nell’arco temporale compreso fra il 1920 e il 1960. Il museo affonda le proprie origini nella collezione di giocattoli iniziata e incrementata nel corso degli anni dal viennese Fritz Billing che, dopo l’annessione nazista dell’Austria, aveva trovato riparo a New York portando con sé anche i giocattoli. Nel 1979 tale raccolta – di circa 2700 giocattoli in latta litografata di produzione europea, americana e asiatica costruiti fra gli anni Venti e Sessanta del Novecento – passò in eredità a Lisa e Franco Palmieri. Qui, ogni giocattolo – dall’impronta irriducibilmente vintage e dal fascino liberty – vive nel suo contesto storico, raccontando l’evoluzione socio-economica e industriale del Novecento, e riveste un’importante valenza didascalica e formativa.

giocattoli in latta della collezione Palmieri

Inaugurato nel 2000, il museo si articola attraverso oltre 200 piani espositivi suddivisi in ben 16 itinerari: da “La Bambola” insieme con “La Casa della Bambola” – oggetto “cult” per eccellenza di ogni bambina – in cui spicca una Barbie d’avorio risalente a 2000 anni fa, rinvenuta durante i lavori per la costruzione del Palazzo di Giustizia a Roma, al “Circo”, da “I Giocattoli di Latta” fino a “La Favola” e, ancora, “La Nave”, “L’Automobile”, “L’Aeroplano” e molti altri. In esposizione anche i cosiddetti “pop-up”, libri-animati in cartoncino che, una volta sfogliati, al loro interno, racchiudono forme tridimensionali, i Caracter Toys, una produzione seriale che racconta l’uomo contemporaneo, così come le maschere della Commedia dell’Arte che rappresentano vizi e manie dell’uomo di ogni epoca, i soldatini professionali dell’Antonini, le macchine fotografiche Laica, i proiettori e le lanterne magiche, le radio in bachelite e i giocattoli della ditta italiana Ingap (Industria nazionale giocattoli automatici Padova). Il tutto accompagnato da un’ampia antologia di vinili di musica jazz a 78 giri e di pagine illustrate della Domenica del Corriere. Vero fiore all’occhiello della collezione è un paesaggio ferroviario di 27 mq arredato con le riproduzioni in latta delle architetture tematiche – stazioni, cavalcavia, passaggi a livello, pensiline, casette e ponti – sul quale corrono quattro treni su rotaie elettriche. Ancora degno di nota è il cosiddetto “giocattolo celebrativo”, un percorso ludico che illustra, tramite personaggi miniaturizzati, intere filiere lavorative, come le varie fasi della produzione del carbone.Ad arricchire lo spazio espositivo anche un teatro di 60 posti ed una biblioteca tematica, di oltre 2000 volumi, sulla storia del giocattolo, la narrativa italiana dell’umorismo e della satira nonché un archivio fotografico del Novecento.

antico cavallo a dondolo

Il museo, concepito secondo canoni didattici, non mira custodire tesori inaccessibili o esemplari unici ma, ogni oggetto esposto, è da considerarsi come tappa di un determinato percorso finalizzato all’apprendimento. Un itinerario che si sviluppa, quindi, attraverso il Novecento fino al 1962, anno in cui Giulio Natta vinse il Nobel per la chimica per l’invenzione della plastica e nasce il Moplen della Montecatini. Una scoperta che segna, inesorabilmente, la fine dell’epoca romantica del giocattolo, quella che permetteva ai bambini di imparare divertendosi attraverso l’uso dell’immaginazione. L’inventiva, l’imitazione, la creatività permettevano di acquisire un bagaglio di esperienza che, con l’esordio della plastica e dei sintetici, ha cominciato a venir meno lasciando, in molti di noi, un malinconico desiderio di fantasticare. Ecco uno dei pochi luoghi dove questo è ancora possibile.

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