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Djeca di Aida Begic | Fuori le Mura

Djeca di Aida Begic

24 maggio 2012

di Giovanna Barreca

Vita e morte, ricchi e poveri, passato e presente, realtà e illusione, libertà e oppressione che paradossalmente convivono e sono la forza di Djece dell’autrice bosniaca Aida Begic. In Un Certain Regard al Festival di Cannes.

Dal sogno in Snow (Gran Prix della Semaine de la Critique nel 2008) alla realtà, alla concretezza di un periodo post-bellico ancorato ad un eterno presente che non dà speranze e non lascia intravedere un futuro. In Djeca della regista nata a Sarajevo nel 1976, questo nuovo binario della storia del suo paese, inspiegabilmente a Cannes in Un Certain Regard e non nel concorso principale dove non avrebbe assolutamente sfigurato.

Storia intensa girata con macchina a mano e con lunghi piani sequenza che legano indissolubilmente lo spettatore alla protagonista, Rahima (Marija Pikić), giovane donna – bambina durante la guerra (come la regista) – che vuole tenere unita la famiglia formata ormai solo dal fratello di 14 anni, Nedim (Ismir Gagula). La ragazza, dopo l’orfanotrofio, è riuscita a trovare una casa per entrambi, ha un lavoro in un ristorante e una fede ritrovata che la lega saldamente alla speranza di un futuro migliore anche se tutto quello che la circonda ha connotazioni negative (più volte la regista inquadra la nuca coperta dal velo, i movimenti composti per sistemare il foulard che la ragazza vuole – e ha bisogno – sia sempre perfetto). Nel ristorante, microcosmo della più grande comunità che sta fuori, c’è la realtà, la concretezza nella solidarietà di qualche collega, nell’indifferenza di altri e soprattutto nella corruzione e negli affari loschi del proprietario, emblema di una società corrotta. Se non bastasse, Rahima deve affrontare gli scontri con il fratello adolescente in cerca di identità che a scuola fa a botte regolarmente con il figlio di un uomo politico losco, tanto da distruggergli il cellulare che la ragazza dovrà riacquistare, pur costando 3 volte il suo stipendio mensile.

Una storia di forti contrasti tra una vita che si desidera inizi ad essere davvero vissuta (basta sopravvivere) e la morte ancora presente nelle strade e nella mente, la ricchezza di pochi e l’indigenza dei più. La pace e una guerra che non sembra aver abbandonato davvero le strade della città: risuona nel ricordo attraverso le continue esplosioni che si sentono echeggiare nelle vie e attraverso le immagini sgranate che sembrano riaffiorare dalla mente (bimbi che cantano tra le macerie dei palazzi distrutti).

Dopo la guerra doveva esserci una rinascita, un’evoluzione, una rielaborazione del lutto perché fosse possibile una ricostruzione e invece vediamo i personaggi bloccati in un eterno presente senza speranze nel domani e, aspetto ancora più sorprendente, in una certa maniera, malinconici nei confronti della guerra, un momento “fatto di orrori ma anche di belle cose” dove tutto sembrava più vero e soprattutto i rapporti erano più umani.

“Per un po’ ho creduto in una rinascita. Poi ho deciso di raccontare una storia senza aspettare, cercando invece di capire il destino reale delle persone nella società nella quale vivo. Ho capito che abbiamo sostituito i nostri sogni con i nostri ricordi”, afferma la regista accanto al direttore del festival di Cannes Thierry Frémaux che presentandola ne esalta la fragilità del corpo che contrasta con la forza interiore di una giovane donna tenace e determinata.

Prodotto anche dal TorinoFilmLab, Djeca ci ha emozionati davvero, ci ha legati ai figli orfani di una guerra che si combatte ancora a pochi chilometri dalle nostre coste ma con strumenti che apparentemente sembrano meno distruttivi delle bombe. Il finale, concordiamo con alcuni colleghi, forse è un po’ troppo sbrigativo e frettoloso. Dopo aver documentato fedelmente il presente attraverso una storia di finzione, l’apertura alla speranza (un abbraccio, un foulard che può anche essere tolto perché si è ritrovata un po’ di sicurezza, un possibile amore) è una visione futuristica quasi utopica per tanti figli di Sarajevo come la regista che, probabilmente, è ancora difficile raccontare.

Djeca (Enfants de Sarajevo)
Regia: Aida Begic
Cast: Marija Pikic (Rahima), Ismir Gagula (Nedim), Nikola Duricko (Tarik)
Produzione: Bosnia Erzegovina, Germania, Francia, Turchia, 2012
Durata: 90’

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