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La stanza segreta di Anna Frank | Fuori le Mura

La stanza segreta di Anna Frank

21 maggio 2012

di Erminio Fischetti

Sharon Dogar ricostruisce i due anni passati da Anna Frank nell’alloggio segreto dal punto di vista del giovane Peter Van Peels

La tragedia della famiglia Frank, che a meno di un anno dalla fine della seconda guerra mondiale fu prelevata dal proprio nascondiglio segreto nella soffitta dell’ufficio del signor Otto Frank ad Amsterdam e condotta in Germania nei campi di concentramento – dove tutti i suoi protagonisti eccettuato Otto incontreranno la morte – è sicuramente la storia più celebrata dell’Olocausto. Divenuta tristemente popolare attraverso gli scritti della piccola Anna, morta pochi mesi prima di compiere sedici anni nel campo di Bergen-Belsen, appuntati su quel noto diario che suo padre, non senza censure, avrebbe pubblicato nel 1947. Poi divenuto un bestseller in tutto il mondo e fonte di dibattiti, di film, miniserie e film per la tv, spettacoli teatrali e di tanti altri libri che scandagliano quegli eventi.

Una vicenda che per la sua insensatezza in qualche modo resta sempre attuale e richiama alla memoria altre violenze e altre tragedie che il mondo degli adulti continua a perpetrare su un’infanzia inerme e innocente. Lei, Anna, è diventata in fondo l’iconografia dell’Olocausto, delle ingiustizie nel mondo, delle violenze e dei soprusi, ma più di ogni altra cosa è simbolo di una vita spezzata troppo presto. E, forse, a così tanto tempo dalla sua scomparsa più che fare della demagogia o celebrazioni solo rituali sulla sua memoria sarebbe più giusto fare tesoro della sua vicenda in maniera più concreta. Perché anche se non molti altri ragazzi conservano un volto nella memoria della nostra Storia restano pur sempre figure tangibili di un mondo crudo e insensato, vigliacco e untore di sentimenti di odio e intolleranza. Verso chi poi? Una ragazzina fa così tanta paura? Le sue idee fanno così tanta paura?

Una di queste figure silenziose è senza dubbio una delle più vicine ad Anna, Peter van Pels, il figlio di Auguste e Hermann van Pels, la famiglia nascosta insieme ai Frank fra il luglio del 1942 e il 4 agosto del 1944 in quella soffitta di Amsterdam. Nel romanzo La stanza segreta di Anna Frank, in originale Annexed, candidato al Costa Children’s Book Award, l’autrice britannica Sharon Dogar da voce ai pensieri di un ragazzo che per quasi sessantacinque anni è rimasto zitto. Dogar racconta dal punto di vista di Peter, in prima persona, come se fosse un lungo monologo, i pensieri del giovane e la sua resistenza psicologica in quei due anni passati nella soffitta, le sue sensazioni durante i mesi ad Auschwitz, intervallati da flashback e flashforward nell’infermeria di Mauthausen dove si presume abbia passato i suoi ultimi giorni di vita (secondo alcuni storici Van Pels sembra essere morto fra l’11 aprile 1945 e la liberazione del campo avvenuta il 5 maggio di quell’anno). Per tutti questi protagonisti sarebbe bastato pochissimo alla loro salvezza, per Peter e sua madre una manciata di giorni. Infatti, quasi tutti morirono di fame e di stenti (eccettuato Hermann van Pels finito nella camera a gas nell’autunno del ‘44) pochissimo tempo prima della Liberazione e della definitiva sconfitta dei tedeschi. I Frank e i van Pels passarono nei campi di concentramento il momento più terribile di quella guerra, quando l’intera Europa era ormai allo sbando.

Fra allucinazione e realtà, Peter mostra nel romanzo i suoi dubbi di adolescente, i suoi primi turbamenti sessuali e la sua voglia di essere semplicemente se stesso, senza etichette o ismi o religioni a ghettizzarlo in elementi che lo connotano solo per una piccolissima parte di quello che realmente è e vorrebbe essere. L’autrice racconta il tempo passato nell’alloggio segreto sotto un’altra prospettiva rispetto al Diario e concede ai van Pels (nel diario ribattezzati Van Daan al momento della sua pubblicazione per volere di Otto Frank) un riscatto caratteriale che non era troppo generoso negli scritti della giovane Anna, complice una situazione di convivenza piuttosto difficile e ad alto stress psicologico, che dividevano anche con il dentista Fritz Pfeffer. Peter compie, attraverso la penna elegante della Dogar – che pecca però in alcuni punti di eccessivo virtuosismo e qualche nota di retorica -, un ritratto affettuoso e sincero dei suoi genitori, sottolinea la brillante intelligenza di Margot Frank, nascosta dietro un velo di sobrietà e timidezza, mette in luce le paure di Anna, l’equilibrio di Otto. Attraverso occhi e orecchie di un ragazzo timido e imbronciato che stava diventando uomo nel modo più terribile possibile, combattendo attimo per attimo, giorno per giorno per cercare di rimanere vivo.

 

La stanza segreta di Anna Frank
Annexed
Autrice: Sharon Dogar
Traduttrice: Valeria Galassi
Casa editrice: Newton Compton Editori, 2012
Pagine: 288
Prezzo: 9,90 €

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