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Maternity blues: l’istinto materno non esiste | Fuori le Mura

Maternity blues: l’istinto materno non esiste

30 aprile 2012

di Tania Marrazzo

Quattro donne colpevoli di infanticidio intrecciano le loro vite nel limbo di un ospedale psichiatrico. Apprezzabili le riflessioni ma un po’ troppa retorica

Esce in appena 15 copie, distribuite nelle principali città italiane, Maternity Blues terzo film di Fabrizio Cattani che torna dopo Il rabdomante a lavorare con l’attrice ungherese Andrea Osvart. 15 minuti di applausi alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, probabilmente il miglior lungometraggio presentato nella sezione Controcampo italiano che lo scorso anno ha lasciato per la verità abbastanza a desiderare. Tratto dell’opera teatrale From Medea – Maternity blues (rappresentata più volte in Italia, Francia e Germania) di Grazia Verasani, che insieme al regista è accreditata come sceneggiatrice, la pellicola affronta quello che in Italia è considerato uno dei fatti di cronaca più scottanti e al contempo meno compresi e approfonditi: l’infanticidio o meglio quella sindrome assassina che può essere causata dalla depressione post partum. Come si legge nelle note degli autori “la depressione post partum è un disturbo dell’umore sempre più preoccupante che colpisce fino al 30% delle donne” per altro in notevole aumento stando ai rapporti Eurispes Italia.

Realizzato con un budget abbastanza irrisorio (circa 400.000 €) Maternity blues ricalca la sua impostazione teatrale svolgendosi per la maggior parte del tempo all’interno del solo luogo dell’ospedale psichiatrico giudiziario. È qui che Clara (Andrea Osvart), Eloisa (Monica Birladeanu), Rina (Chiara Martegiani) e Vincenza (Marina Pennafina) incrociano forzatamente le loro esistenze, tutte colpevoli dello stesso orrendo crimine. Quattro donne e quattro storie, quattro sfaccettature e possibili risvolti di una patologia che affonda le sue radici nell’infanzia: mariti assenti o fedifraghi, ragazze madri abbandonate, solitudini nascoste da un cinismo di facciata, donne esasperate dal peso della loro stessa prole, tutte unite dallo stesso schiacciante senso di colpa che ha vanificato le loro vite.

Senza presunzione di giudizio Cattani offre allo spettatore uno sguardo oggettivo che si limita soltanto a mostrare fantasmi di donne che deambulano senza una meta precisa fra le pareti dell’ospedale, prigione e protezione dall’opinione pubblica alimentata dall’ingordigia di tragedia dei mass media. Maternity blues si pone come obiettivo principale quello di sfatare un mito, e cioè quello dell’esistenza innata del cosiddetto istinto materno, un qualcosa di connaturato che legherebbe madre e figlio. Ogni essere umano reagisce diversamente e uccidere la propria prole equivale spesso un po’ a un suicidio, all’eliminazione di una parte di sé come insegna il prototipo di Medea evocato dalla Verasani. La predilezione di tonalità spente unite all’occhio, a volte però troppo retorico, della macchina da presa sottolinea la sospensione dell’esistenza raccontata da Cattani, la permanenza in questo limbo psichiatrico in cui si è sottoposti ad una terapia fatta apparentemente di gesti e situazioni inutili. Bisogna pur dire tuttavia che la colonna sonora di Paolo Vivaldi, insieme alla sceneggiatura e ad alcuni risvolti della storia, commettono l’errore di insistere decisamente troppo sull’elemento emotivo, tranello nel quale era facile cadere dato l’argomento.

Immagine anteprima YouTube

 

Maternity Blues
Regia: Fabrizio Cattani
Sceneggiatura: Fabrizio Cattani, Grazia Verasani
Cast: Andrea Osvart, Monica Birladeanu, Chiara Martegiani, Marina Pennafina, Daniele Pecci, Elodie Treccani, Pascal Zullino, Giulia Weber, Lia Tanzi, Pierluigi Corallo, Franca Abategiovanni, Amina Syed
Paese: Italia 2011
Durata: 95ʹ
Produzione: ipotesICinema, Faso Film
Distribuzione: Fandango
Data di uscita: 27 aprile 2012
Sito ufficiale

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