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Come ogni 25 Aprile… | Fuori le Mura

Come ogni 25 Aprile…

30 aprile 2012

di Romolo Simonicca

I festeggiamenti per la festa della Liberazione come ogni anno, tra manifestazioni e polemiche

Come ogni 25 Aprile l’Italia festeggia la Liberazione dal nazifascismo e il conseguente ritorno della pace e della democrazia. Era il 25 Aprile del 1945, quando furono liberate le principali città del nord Italia, sancendo di fatto la fine della guerra e la caduta del regime che per oltre un ventennio aveva tenuto in scacco un popolo intero. Quella giornata gloriosa fu scelta come simbolo della nuova Italia repubblicana e democratica. Da allora sono passati 67 anni, e la festa della Liberazione è invecchiata come quei partigiani che ne avevano ispirato il senso con le loro gesta eroiche.

Come ogni 25 Aprile i partigiani hanno sfilato per le strade delle principali città italiane sventolando orgogliosi il tricolore e accompagnati dagli immancabili canti come Bella Ciao e Fischia il vento. Anno dopo anno lo spezzone dei partigiani in ogni manifestazione si restringe, ma la grinta e l’orgoglio rimangono quelli dei tempi migliori. Ora come allora rivendicano libertà e democrazia, inneggiando alla repubblica e alla Costituzione, di cui possono essere considerati i padri fondatori. Accanto a loro ci sono come sempre movimenti, partiti politici, sindacati e singoli cittadini. Da Milano a Roma, da Torino a Genova, in ogni piazza, non possono mancare manifestazioni e cortei promossi dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

Come ogni 25 Aprile non potevano mancare le polemiche circa il senso di questo giorno di festa. Ogni anno si ripropone la solita diatriba tra chi la ritiene una festa di una parte politica e chi, al conrario, la vorrebbe come un giorno unificante per il paese. A Roma il corteo organizzato dall’Anpi, a cui non hanno preso parte il sindaco Gianni Alemano e il presidente della regione Renata Polverini, ha fatto registrare momenti di tensione, con insulti proprio nei confronti dei due esponenti delle istituzione locali da parte di gruppi della sinistra antagonista vicina ai centri sociali. In realtà la polemica era già nel vivo da qualche giorno allorchè l’Anpi di Roma non aveva invitato ufficialmente i rappresentanti delle istituzioni, facendo risentire questi ultimi per l’accaduto. Anche nel corteo di Milano si sono levati slogan di protesta contro il presidente della provincia Guido Podestà.

Come ogni 25 Aprile ecco apparire in diverse città manifesti e scritte inneggianti al fascismo e alla repubblica di Salò, affissi dai militanti dell’estrema destra. Riprendendo i versi della celebre canzone di Guccini “La locomotiva”, un manifesto apparso a Roma recitava “gli eroi son tutti giovani e forti”, con chiaro riferimento ai combattenti repubblchini e in evidente polemica con i festeggiamenti del 25 Aprile, ritenuti una vergogna per il popolo italiano.

Come ogni 25 Aprile il Presidente della Repubblica interviene con il consueto discorso volto al superamento delle divisioni e incentrato sull’unità che un giorno come questo dovrebbe suscitare in un paese come il nostro. Facendo un velato riferimento alle polemiche romane, Napolitano ha affermato “Il 25 aprile è diventata la festa di tutto il popolo: nessuna ricaduta in visioni ristrette e divisive, dopo lo sforzo compiuto per superarle, è ammissibile”.

Come ogni 26 Aprile gli Italiani si svegliano nell’Italia di oggi, alle prese con i soliti problemi. Le belle parole di ieri sono solo un ricordo, mentre oggi lasciano il tempo che trovano. I partigiani avevano sognato un’Italia libera e democratica, una scuola e una sanità pubbliche e accessibili a tutti, un mondo del lavoro che entrava prepotentemente a far parte della vita politica del paese. Quando ci svegliamo il 26 Aprile ci troviamo però in un Italia diversa, che disattende ogni valore che aveva ispirato la resistenza, un Italia alle prese con una crisi economica, politica e sociale, completamente sottomessa agli interessi dell’oligarchia finanziaria che governa il mondo. Quando Piero Calamandrei coniò il celeberrimo motto “ora e sempre Resistenza”, intendeva proprio il far vivere i valori che l’avevano ispirata ogni giorno e in ogni dove. Nell’Italia di oggi al contrario, essi vivono soltanto nella retorica pittoresca delle celebrazione per il 25 di Aprile.

 

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