Search
Friday 26 April 2024
  • :
  • :

Racconti del giorno e della notte | Fuori le Mura

Racconti del giorno e della notte

23 aprile 2012

di Andrea Scutellà

Mattino, pomeriggio, sera e notte: Giuseppe Bonura ordina i suoi racconti secondo i momenti del giorno. Hacca edizioni decide di pubblicarli post-mortem, cioè l’attimo immediatamente successivo alla notte

Quattro lassi di tempo ben definiti fanno da cornice all’ultimo libro di racconti di Giuseppe Bonura, scrittore e giornalista venuto a mancare nel 2008. Non si tratta però del tempo degli orologi, non ci sono riferimenti allo scorrere delle ore. Sono tanti brandelli di storie, di vite, che si collocano in una giornata. Alcuni racconti si interrompono anche bruscamente: probabilmente Bonura non è riuscito a rifinirli. Altri invece non finiscono, lasciano la narrazione aperta, per riconoscibile volontà dell’autore, che manifesta così la sua piena appartenenza al Novecento, il secolo dei frammenti.

Da quando ho letto Lo Starnuto, non posso fare a meno di pensare che come quest’atto da Bonura è definito “una banalità nasale”, il racconto, per parodiare l’autore, può essere definito una banalità letteraria. Ammettiamolo: quando ci troviamo in libreria tendiamo tutti verso la compiutezza del romanzo. I racconti offrono un godimento effimero. Durano lo spazio di un lampo, di un baleno e quando non riescono a colpire (non tutte le ciambelle riescono con il buco) non hanno il tempo di rialzarsi. Pensate un po’ se I Fratelli Karamazov si limitassero al capitolo iniziale: non sarebbero certo annoverati tra i capolavori assoluti della letteratura mondiale. Non c’è pazienza con i racconti, irrompono proprio come uno starnuto, una “banalità nasale” e all’interno del tempo di una banalità devono colpire come frecce il lettore. Sono affetti da un’essenziale mancanza di tempo, proprio come le vite umane. Persino uno starnuto può diventare un Evento, come mostra Bonura nel medesimo racconto.

Così all’interno del mattino, del pomeriggio, della sera e della notte ci sono, com’è normale che sia, delle frecce che hanno centrato il bersaglio e delle altre che si sono disperse nella boscaglia. La sorpresa ad esempio è un racconto che non sembra avere né capo, né coda: in appena cinque pagine è difficile decollare, è affetto da una piattezza che lascia quasi di stucco. Ma altri, L’uomo che scriveva a sé stesso – esercizio di duplicamento dell’io sopraffino – , Memorie di un esorcista laico, Tragedia di un imitatore e Piccolo monunmento alla pietà, sono dei piccoli capolavori d’ironia e al tempo stesso mostrano “un’alta conoscenza dell’animo umano”, come si diceva un tempo dei grandi romanzieri. La sera e la notte, s’affollano i racconti più noir della collezione, ma Bonura da buon novecentesco ci tiene a mostrare dei casi irrisolti, una polizia che brancola continuamente nel buio, in tutto e per tutto umana. Fuori dalla scena i Poirot, i Maigret e i Montalbano di turno. Qui c’è il maresciallo Stefano Brighenti, che nel suo paesino non ha mai visto un delitto e non sa assolutamente come comportarsi.

Il libro procede con alti e bassi, verso il pomeriggio induce – com’è fisiologico – un po’ di sonnolenza, ma i picchi del mattino e della sera sono veramente straordinari. Bonura dà il meglio di sé con l’ironia dell’albeggio e con quella dei vespri che si tinge di un mistero irrisolvibile, superba parodia dei thriller compiuti e risolti che spopolano sugli scaffali delle librerie. Quando l’autore però comincia ad avere pretese moralistiche – come ne La firma delle vittime – o peggio escatologiche – come nel Lungo giorno dell’apocalisse – non riesce a convincere fino in fondo.

Racconti del giorno e della notte
Autore: Giuseppe Bonura
Casa Editrice: Hacca
Pagine: 276
Prezzo: 14,00

Share