Search
Friday 10 May 2024
  • :
  • :

I dipinti digitali di Lech Majewski | Fuori le Mura

I dipinti digitali di Lech Majewski

26 marzo 2012

di Paola Lagonigro

La ricchezza narrativa della pittura fiamminga prende vita

Leggi anche:

Majewski dipinge i colori della passione (Recensione) di M. Ponte

Gli scambi e le ibridazioni tra i diversi linguaggi artistici non sono una novità: basti pensare a quante volte la letteratura sia balzata dalla pagina scritta al palcoscenico teatrale o allo schermo cinematografico per rendersene conto. Allo stesso modo, il cinema non ha potuto evitare citazioni più o meno esplicite dell’immagine pittorica, verso cui in un certo senso è debitore. Ma all’origine di The Mill and The Cross non c’è solo la pittura, ma anche il testo: il saggio omonimo dello storico dell’arte Michael F. Gibson, un’analisi approfondita del dipinto La Salita al Calvario di Pieter Bruegel (1564). In questo saggio, ogni minimo dettaglio dell’opera viene verbalizzato, dando voce e vita alla folla brulicante che anima il dipinto dell’artista fiammingo. Non stupisce che Gibson sia co-sceneggiatore, assieme al regista Lech Majewski, di un film che più che una trasposizione cinematografica di un dipinto, si presenta come una lettura critica di un’immagine pittorica ricca di dettagli e simboli, permettendo allo spettatore non solo di vedere un dipinto in movimento – il che è sempre uno spettacolo per gli occhi – ma anche di capirlo davvero.

La Salita al Calvario di Pieter Bruegel a confronto con un fotogramma di The Mill and The Cross

Majewski non è estraneo al mondo dell’arte: le sue opere video sono state esposte in diversi musei di tutto il mondo, come è accaduto per i video tratti da The Mill and The Cross (Bruegel Suite) che nel 2011 sono approdati nella chiesa di San Lio in occasione della Biennale di Venezia, inserendo quest’opera in uno dei contesti di ricezione storici della pittura sacra. Ciò che Bruegel condensa in un’immagine viene dilatato nella temporalità cinematografica: se Bruegel dipinge un cielo che cambia da sinistra verso destra per indicare il passare di un’intera giornata, il film sfrutta i suoi canonici novanta minuti con lo stesso scopo.

Un esempio di pittura fiamminga conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Hans memling, Trittico della madonna in trono, 1485 ca.

Allo stesso tempo però, Majewski rinuncia a ciò che il cinema ha aggiunto alla narrazione pittorica: il dialogo, scegliendo di far parlare i suoi personaggi in rari momenti e solo laddove è strettamente necessario ai fini della comprensione. Svelandoci le storie dei singoli personaggi ed entrando nelle loro case, egli traduce in linguaggio filmico la peculiarità della Salita al Calvario rispetto ai dipinti ad essa contemporanei: l’aver relegato il soggetto principale, Cristo che trasporta la croce sulla strada verso il Calvario, ad un ruolo secondario, tanto che si fa fatica a trovarlo, pur essendo al centro della tela. Soffermandosi sui gesti quotidiani del mugnaio, dei pastori e dei mercanti, Majewski rappresenta ciò che distingueva l’arte fiamminga dalla severa pittura rinascimentale italiana: l’amore per i dettagli, i personaggi secondari e gli oggetti comuni che, pur nella loro semplicità, nascondevano una complessa simbologia. La pittura fiamminga non si ferma al soggetto principale, ma va alla ricerca di una ricchezza narrativa che si stenta a credere possibile all’interno di una singola immagine e che solo il cinema molto più tardi sarebbe riuscito a  realizzare.

Un esempio di “quadro nel quadro” in The Mill and The Cross

Altra caratteristica dell’opera di Bruegel comune a molta pittura del tempo, non solo fiamminga, è l’ambientazione di un soggetto sacro in un’età contemporanea al pittore. Bruegel inserisce il suo autoritratto sul margine destro delle tela: è questa figura che si anima nel film di Majewski, costruendo il suo quadro a mano a mano che gli eventi si dispiegano davanti ai suoi occhi. Di qui il paradosso anacronistico di vedere il pittore che assiste alla condanna a morte di Cristo per mano delle polizia spagnola che all’età di Bruegel mieteva le sue vittime proprio tra gli eretici. Sono inoltre frequenti le inquadrature di interni in cui i fondali dipinti sono incorniciati da porte e finestre, altro riferimento alla sovrapposizione di più livelli di immagine tipica della pittura fiamminga, dove porte, finestre e specchi sono sempre un pretesto per rappresentare “un quadro nel quadro”. In questo senso, The Mill and The Cross non è solo un quadro che prende vita, ma potrebbe essere pensato come una sequenza di “dipinti digitali”, in cui la singola inquadratura non lascia nulla al caso, ma deriva dal debito che il regista ha nei confronti della pittura.

Share