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Tutte le regole di Bortone | Fuori le Mura

Tutte le regole di Bortone

19 marzo 2012

di Erika Di Giulio

Quinto lungometraggio per il regista romano alle prese con i comandamenti dell’amore

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Dieci regole per fare innamorare (Recensione) di E. Di Giulio

Presentato in anteprima il 14 marzo al Multisala Barberini di Roma, 10 regole per fare innamorare, ultima fatica di Cristiano Bortone. Una coproduzione Orisa e Orkestra Entertainment per una piacevole commedia sentimentale distribuita da Lucky Red e in tutte le sale italiane in 250 copie dal 16 marzo 2012.

Chiudete a chiave nel cassetto istinto, spontaneità, colpo di fulmine, casualità, rose e violini. Sedetevi e studiate approfonditamente la preda. L’amore ha le sue regole ben precise da conservare con cura e applicare al momento giusto. Papà Salemme cerca di illustrarne i dogmatici segreti al figlio Marco (Guglielmo Scilla), impacciatissimo giovanotto attratto da un’irraggiungibile fanciulla appassionata di letteratura d’oltralpe (Enrica Pintore). Il risultato è una sequela scombinata di approcci disastrosi e divertenti all’insegna della freschezza e dell’ironia, complice un cast di artisti in erba che sperimentano l’arte (più o meno conosciuta) della recitazione.

“I film nascono per caso” esordisce il regista, “Fausto Brizzi (sceneggiatore tra gli altri del film, ndr), è un mio grande amico. Il progetto è figlio di uno dei nostri, frequenti incontri extralavorativi. Ormai in libreria esistono manuali per ogni esigenza, ti guariscono, ti rimettono al mondo, ti aggiustano la vita in poche pagine. Con la scusa del decalogo dei sentimenti volevamo mettere in piedi una parodia e intanto parlare d’amore. L’amore è sempre, ovunque, di tutti i tempi, ne hanno scritto Plauto e Cyrano de Bergerac. A chi non è capitato almeno una volta nella vita di voler conquistare una persona verso la quale ci sentivamo follemente innamorati ma altrettanto inadeguati. E in quel momento tragico di disperazione abbiamo sperato di conoscere qualche segreto di seduzione in più, quel piccolo trucco che ci rendesse speciali ai suoi occhi”.

“Volevo scherzare su tutto questo, divertirmi con l’arte della seduzione, burlarmi del prototipo dello sciupafemmine indefesso”, continua Bortone, “Le dinamiche dell’amore appassionano tutti, è il sentimento più intenso che esista. Spesso le commedie hanno un fastidioso aspetto seriale, sono un pacchetto già pronto di attori e tematiche collaudate e il ricambio generazionale degli interpreti non è assicurato. Ho voluto assumermi l’alto rischio di mettere insieme un cast stravagante, particolare, eterogeneo. E da regista mi sono innamorato da subito dei miei attori, le mie stelle. Qualche tempo fa li avrebbero definiti giovani, carini e disoccupati! Il gruppo di attori con i quali ho creato la simpatica confusione nella coloratissima casa del protagonista, ha dimostrato talento, sensibilità, leggerezza. Si è creata da subito un’intesa perfetta. Ed è proprio a loro, ai ragazzi, che è dedicato questo film. La stessa cosa era accaduta nel mio film precedente Rosso come il cielo, in cui l’armonia tra gli attori bambini e i personaggi reali era fortissima, anche se era un film dalla tematica sociale, quindi molto diverso. Il film non è attraversato solamente dalla vena comica ma anche da una corda più intima, che caratterizza i diversi momenti di confronto tra padre e figlio. Salemme è anche un genitore che cerca di recuperare un rapporto compromesso mentre
 il cuore femminile della storia è Annalaura Ciervo, che insieme all’amica Pulsatilla e a Fausto Brizzi hanno scritto la sceneggiatura del film”.

E sugli attori ammette, “Con Guglielmo Scilla (in arte Willwoosh esploso in rete con divertenti sitcomedy autoprodotte e nuovo fenomeno mediatico reso celebre dalla trasmissione radiofonica A Tu per Gu su Radio Deejay, ndr.), è stato un colpo di fulmine. L’ho conosciuto prima attraverso i suoi video su YouTube, poi di persona e l’ho amato da subito per la sua intelligenza e versatilità. Ci serviva un talento comico ventenne, che avesse anche carisma ma soprattutto romanticismo.”

“Con mio padre non ho un buon rapporto, i miei genitori sono divorziati da una vita”, confessa Guglielmo Scilla, “È stato bello, instaurare un legame con un papà di finzione, quasi un modo per esorcizzare e superare la meschinità dei padri reali”. E a una domanda un pò provocatoria risponde, “Non credo che la scatola del web mi abbia protetto finora, sono sempre stato esposto al giudizio di tutti poiché è un mezzo molto democratico, non mi monto la testa e non sento nel cinema la mia uscita definitivo, domani tornerò a misurarmi con youtube e con la radio. Anche l’idea di scrivere un libro (l’omonimo Dieci regole per fare innamorare, diretta emanazione del film, ndr.) non è nata dalla semplice volontà di raccontare, di nuovo, in forma scritta la storia del film, non avrebbe avuto senso. Il libro è uno scambio originale di punti di vista tra me e una donna, Alessia Pelonzi, che mi ha aiutato a definirlo, è più cattivo, più grottesco del film che invece ha un aspetto più romantico”.

Ma che farà domani Guglielmo? Non chiedeteglielo, non lo sa nemmeno lui. “Sono sempre stato uno che non sogna con la testa sul cuscino, ma sotto al cuscino per la paura di prendere botte. Nulla è per sempre e tutto è carta in acqua. Può sciogliersi in due secondi e ne sono consapevole. Ciò non toglie che sono davvero contento di aver preso parte al progetto. Viviamo nel mondo dell’effimero, ci muoviamo nell’insicurezza. Ci sono molti attori bravissimi in giro, che non hanno la possibilità di lavorare e per farsi notare hanno bisogno di sfruttare altri canali come quello del web. Uno strumento volatile nella forma, non nei contenuti.”

“Ho sempre avuto un’ opinione positiva sui social network”, precisa Vincenzo Salemme, “Abbiamo fatto un provino su parte, non mi interessava cosa Guglielmo avesse fatto prima. Se il web porta successo nella vita lavorativa ben venga, sono felice per i ragazzi di oggi che possono vivere in un’epoca così veloce. Ciò che conta e che resta è in fondo la persona, l’anima dell’attore, possono cambiare le epoche, ma se mantieni intatta la tua natura senza dimenticare chi sei e da dove vieni, il successo può solo aiutarti. Molti problemi della nostra società derivano proprio dalla difficoltà nel rapporto padre-figlio. Le nuove generazioni pagano il prezzo dei tanti padri assenti. Anche per questo è stato un onore partecipare, e nel girarlo ci siamo divertiti molto”.

La scatola può cambiare, ma l’essenza resta la stessa, conclude Bortone, “La necessità di raccontare storie alla comunità è la stessa da sempre e le stesse da sempre sono le storie, che affrontano la crescita, l’amore, la vita che poi sono la stessa cosa, e allora come si fa a non parlarne? Salemme è stato una spalla favolosa e le esperienze personali degli attori hanno arricchito l’interpretazione. C’era una stimolazione costante sul set, molto è nato dall’improvvisazione. Ringrazio Lucky Red perché in un momento così delicato per il nostro cinema ha voluto scommettere su un film più semplice e popolare, e credo che questo sia un interessante fenomeno da tenere sotto controllo”.

 

 

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