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Fanzines Revolution | Fuori le Mura

Fanzines Revolution

6 febbraio 2012

di Nicolamaria Coppola

Un mondo parallelo all’editoria ufficiale attraverso cui i non-addetti-ai-lavori comunicano le loro invenzioni. Gli strumenti del mestiere? Forbici, colla e tanta passione

Irregular Rhythm Asylum è sito al  primo  piano di un anonimo edificio bianco al civico 302 di New  Shinjuku-ku,  nel quartiere di    Shinjuku a Tokyo. È un  negozio nel  quale ci si  trova di tutto: da  datati e  introvabili CD di artisti  giapponesi  e  internazionali a dvd di ignoti film  fuori  commercio fino a t-shirt di designer contemporanei e libri e  giornali di  fenomeni di nicchia. Irregular Rhythm Asylum, però, è  soprattutto il regno delle Fanzines, e da quando  ha aperto un bel po’ di anni fa, ormai, è diventato un polo d’attrazione per spiriti fuori dagli  schemi. Il Giappone è sempre un passo avanti  rispetto all’Occidente, e mentre altrove la carta  stampata è in netto declino, con un nutrito stuolo di apocalittici che presagiscono la sua definitiva scomparsa nel giro di pochi anni, nel Sol Levante la stampa tradizionale continua a prosperare: ne è una palese dimostrazione  il successo sempre più crescente delle fanzines, le riviste “non viste”. Figlie dell’ideologia punk, se non addirittura dello spirito controculturale degli anni ’60, le fanzines (termine che nasce dalla contrazione delle parole fan, appassionato, e magazine, rivista) sono riviste fatte dagli e per gli appassionati, create con l’aiuto di un computer o con il classico taglia-e-incolla: spesso prodotte da una sola persona secondo la più classica filosofia Diy, do it yourself, queste microriviste vengono scambiate gratuitamente fra amici o distribuite a cifre irrisorie attraverso cataloghi di vendita.

Ricercare, impaginare, stampare e distribuire, tutta la catena che fa perno sull’editoria
ufficiale, con la fanzine viene riprodotta a misura d’uomo, per potersi esprimere con una pubblicazione casalinga che non manca, però, di creatività, precisione, professionalità e passione. Le fanzines coprono tipicamente temi quali la musica e gli stili di vita alternativi, eppure stanno prendendo sempre più spazio in importanti manifestazioni come la “Art Book Fair”, organizzata dalla galleria giapponese Zine’sMate, e visitata da migliaia di lettori curiosi. Come ha dichiarato in una recente intervista a Vogue Keisuke Narita, uno degli animatori più attivi del movimento, “Quello che cerchiamo di fare è incoraggiare la creatività delle persone comuni promuovendo allo stesso tempo un’alternativa al mercato commerciale della cultura”. Narita proviene dalla generazione di mezzo del cosiddetto angura, abbreviazione di ‘underground’, ma le nuove leve sono rappresentate da progetti come Namae Zine: Kanatin e Yumeco, per esempio, due ragazze esponenti di questa nuova tendenza fanziniana, esprimendosi in un linguaggio di loro invenzione  ai
limiti del nonsense, presentano diversi  aspetti della cultura alternativa non solo  in Giappone, ma in tutto l’Estremo  Oriente.

Ovviamente in Giappone non si può non  parlare di fumetti, ma pure stavolta  siamo fuori dalla norma: niente manga  come siamo abituati a vedere in Italia, ma  roba per palati forti e abituati ai comix  americani meno accomodanti. È il caso di Nami Nakano e delle sue storie erotiche e sboccate dai titoli paradossali come Romantic Friendship, la quale sostiene che non è sua intenzione scioccare o scandalizzare, ma “affermare che la gente dovrebbe vivere in modo sincero e genuino, senza nascondersi dietro ipocrisie”. Altri fanzinari famosi che godono di un discreto successo in Giappone grazie soprattutto alla vendite delle loro opere presso lo store Irregular Rhythm Asylum sono Mariko col suo Jasmine Zine, Makio Matsumura con Toiro to Toiro, Tatsuro Sakai con Cantera e il canadese Ben Kenobi, autore di Love Letters Zine. Sottolineando l’aspetto ideologico del fenomeno delle fanzines, Kenobi ha dichiarato che “A prescindere dal contenuto, ognuno offre opinioni oneste e sincere, libere dai filtri dell’editoria ufficiale. Queste persone non sono interessate a fare soldi; le loro sono come lettere d’amore ai propri lettori”.

Dal Giappone le fanzines si sono a poco a poco diffuse nel resto del mondo, giungendo anche in Italia dove il fenomeno ha attecchito grazie alla creazione di associazioni di appassionati, di siti e portali Internet ad hoc, e grazie, soprattutto, alla nascita dell’Archivio Nazionale Fanzine Italiane, unico nel suo genere. Il Bastian Contrario – Archivio Nazionale Fanzine Italiane, legato all’ambito dell’editoria fanzinara, è noto come l’unico archivio, a livello nazionale, che rintraccia, cataloga, conserva e propone la produzione fanzinara del nostro Paese. Curato da Gianluca Umiliacchi, allo stato attuale l’Archivio detiene circa 3.000 pezzi di oltre 500 testate fanzinare realizzate dai primi anni ’60 fino ad oggi, migliaia di documenti, cataloghi, tesi di laurea, bibliografie analisi e articoli.

Formatosi alla fine degli anni ’90, si deve alle sue strutture la realizzazione del primo catalogo delle fanzine italiane Poveri ma liberi, e la Mostra Itinerante Fanzine Italiane, che dal 1998 espone su tutto il territorio nazionale e ha all’attivo ben 30 rassegne, comprese una serie interminabile di incontri, dibattiti e conferenze svolti in moltissime città. Tra i fanzinari italiani più noti che hanno fatto della loro passione una professione possiamo ricordare Red Ronnie, con la sua Red Ronnie Bazar, Enrico Brizzi, Stefano Tamburini e Andrea Pazienza, con Cannibale, e poi ancora Brolli, Davide Fabbri, Reviati e molti, molti altri che la lista sarebbe troppo lunga da pubblicare.

 

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