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Hugo Cabret | Fuori le Mura

Hugo Cabret

30 gennaio 2012

di Erminio Fischetti

La magia della genesi del cinema di Georges Méliès si fonde nella dichiarazione alla settima arte del grande Martin Scorsese

Martin Scorsese, in oltre quarant’anni di carriera registica, ci ha raccontato il mondo attraverso i suoi occhi costruendo visioni filmiche che sono passate da una sua prospettiva, dura, cocente, ma assolutamente personale, a omaggi referenziali del cinema stesso. Di questa sua seconda fase d’autore, in qualche modo, Hugo Cabret rappresenta la summa o, meglio di altre pellicole, ritrova quella fanciullesca innocenza di narrare le storie e rimodellare il mezzo attraverso le nuove tecnologie andando proprio alla genesi del mondo del cinema raccontando di Georges Méliès come farebbe Georges Méliès, ovvero attraverso la fantasia e la magia. E con questo film, che si presenta come una favola d’altri tempi, ambientata nella stazione di Parigi del 1931, Scorsese dichiara definitivamente e costosamente il suo amore per la settima arte a trecentosessanta gradi. Proprio per questa eccessiva partecipazione affettiva, la pellicola soffre di alcune cadute di stile, alcune banalità narrative. Un accorato e commovente omaggio per il quale, per la prima volta in assoluto nella sua carriera, mette da parte il tema della violenza e della colpa per raccontare altro.

Hugo Cabret, candidato a ben undici premi Oscar, è una gioia estetica per gli occhi grazie alla cupa e parimenti luminosa confezione orchestrata dalla fedele troupe tecnica e artistica del regista (in particolare fotografia di Robert Richaedson e ovviamente scenografie di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo), che, come il nostro piccolo protagonista, resta totalmente affascinato dalla macchina cinematografica, dalla magia che lascia senza fiato. Il film è la storia di Hugo Cabret, un povero orfanello, figlio di un orologiaio, che vive all’interno della stazione di Parigi e spera un giorno di poter aggiustare un automa (somigliante a quello di Metropolis di Fritz Lang) nel quale è convinto di trovare un messaggio lasciatogli dal padre. Tutti gli appunti necessari per il compimento di questo atto sono in un taccuino che gli viene sottratto da un giocattolaio, figura dietro la quale si nasconde niente meno che il padre della cinematografia fantastica Georges Méliès.

Scorsese adatta La straordinaria invenzione di Hugo Cabret (edito da Mondadori) di Brian Selznick – nipote del ben più noto David, produttore leggendario della Hollywood della Golden Age -, graphic novel di sapore espressionista, inframmezzata da brevi incursioni narrative, che in qualche modo richiama l’estetica del cinema muto. Nell’anno dell’omaggio per eccellenza a quel tipo di produzioni, per mezzo del lavoro del francese Michel Hazanavicius, The Artist (con cui proprio Scorsese si scontra vis a vi agli Oscar), anche la pellicola del regista italo-americano, per quanto fastosa e coloratissima pullula di questa forma d’arte. Non solo nella ri-visione commovente di molti frammenti del cinema di Méliès, delle comiche di Harold Lloyd, dei primi film realistici dei fratelli Lumière, ma proprio nella tipologia di storia e nella strutturazione registica di forme e citazioni. E quale scelta migliore se non ambientare la storia di Hugo Cabret a Parigi, dove il cinema è nato e si è nutrito?

La consapevolezza dell’uso del 3d in questo contesto cinematografico non si poteva rivelare più felice sotto un punto di vista intellettuale, ossia mettere a confronto e mostrare frammenti di quelle opere con questo nuovo e spesso abusato mezzo, meno nel suo uso pratico e nelle riprese. Il regista rimescola e riusa quindi vari generi, dalla scrittura all’immagine, per sviscerare questo mondo fantastico e i toni ovviamente sono quelli di una fiaba classica. Alla fin fine a Scorsese possiamo perdonare certe facilonerie registiche, certi virtuosismi banali perché in fondo Hugo Cabret è la dichiarazione d’amore di quel bambino malato d’asma che negli anni Cinquanta si intrufolava nelle sale cinematografiche del Queens per assaporare la magia di un’arte che lo avrebbe reso protagonista assoluto della scena americana. E negli occhi vispi del piccolo Hugo non possiamo che vedere un piccolo Martin.

Immagine anteprima YouTube

Hugo Cabret
Hugo
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Asa Butterfield, Chloë Grace Moretz, Ray Winstone, Emily Mortimer, Christopher Lee, Helen McCrory, Michael Stuhlbarg, Frances de la Tour, Richard Griffiths, Jude Law
Produzione: USA, 2011
Durata: 125’
Distribuzione italiana: 01 Distribution, 3 febbraio 2012

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