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Stefano Benni, “che ore sono?” | Fuori le Mura

Stefano Benni, “che ore sono?”

20 gennaio 2012

di Lorenzo Pasqualini

Lo scrittore bolognese al festival delle scienze incanta il pubblico con una serie di racconti sul tema del tempo, accompagnato dalla musica jazz di Umberto Petrin

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Fuori le Mura ha seguito la VII edizione del Festival delle Scienze di Roma. Il tema affrontato quest’anno è stato il tempo. Una dimensione che trascende la natura umana e, proprio per questo, ha creato problematiche in molti ambiti della conoscenza: nell’astronomia, nella fisica, nella psicologia, nella biologia, nell’antropologia, ma anche nella religione, nell’arte e nella filosofia. FLM ha assistito alle lectiones magistrales degli esperti che hanno provato a spiegarne il carattere e la struttura, e ha cercato di esporre in maniera esaustiva il loro pensiero in proposito.

Foto di Musacchio & Ianniello

19 gennaio 2012, ore 21. La sala Sinopoli dell’Auditorium “Parco della Musica” è piena quando le luci si spengono. Cala il buio nel teatro, ed il pianista Umberto Petrin apre la serata creando atmosfera con un brano di musica jazz. Ed ecco entrare Stefano Benni, fortemente applaudito. Inizia così la prima serata della VII edizione del Festival delle Scienze, inaugurato alle 19 in presenza del Ministro dell’Istruzione Profumo. Il tema quest’anno è “Il Tempo”, che Stefano Benni con il suo reading musicale “Che ore sono?” onora con una serie di racconti che conducono il pubblico attraverso le tante maniere con cui il tempo cambia le nostre vite, le pervade, ci fa interrogare sui suoi segreti.

In piedi, davanti a un leggio, lo scrittore bolognese inizia leggendo un racconto intitolato: Il segreto del tempo. Un ricco e potente mandarino cinese si interroga e si logora sul significato del tempo, fino a cercare consulta presso il vecchio saggio Timer, il quale però non sa dargli risposta e lo rimanda di anno in anno per la risposta finale. Infine, sul punto di morte, gli saprà solo dire: “il tempo è tutto ciò che è passato dal momento in cui tu hai iniziato a chiedermi il segreto del tempo”. E’ una fiaba, una fiaba molto “benniana”, con immagini umoristiche che fanno ridere il pubblico ed altre che fanno volare la fantasia, più profonde. Benni inoltre gioca con la parola “tempo”, citandola decine di volte e ogni volta enfatizzandola.

Dopo un nuovo stacco musicale di Petrin, lo scrittore legge Com’è cambiato il tempo amore in cui lo stesso uomo lascia la sua fidanzata in tre diverse epoche storiche, all’inizio del ‘900, negli anni ’70 e nel 2010. Si vedrà così come cambiano i modi e i mezzi per comunicare la stessa notizia.

Poi torna la musica di Petrin, che crea atmosfera per il pezzo seguente, tratto dal libro Elianto. Il racconto è Il tempo della morte dove vengono rivelate le teorie del filosofo Talete, per il quale a far morire gli uomini non sono le malattie, gli incidenti di auto o gli infarti, ma la perdita di bonus vitali. “A ogni essere vivente” dice Talete, “prima della nascita viene assegnato un bonus di attività vitale, superato il quale, c’è la morte”. Ecco dunque che si scopre il vero motivo per cui la gente muore: per aver fumato 10 milioni di sigarette, e non per il cancro, per aver bevuto 300 mila birre, o starnutito 1 milione di volte, o per aver detto 600 mila volte “insomma”. Ognuno ha il suo limite vitale da non dover superare. Il dottor Siliconi chiede a Talete quale sia il suo bonus, scoprendo che ogni domanda fatta, ogni sbadiglio, ogni nuova sigaretta, potrebbe essere l’ultima consentita dal suo bonus vitale. La fantasia di Benni spazia, con grande gusto del pubblico, mentre per i fan dello scrittore si tratterà di una piacevole rilettura di uno dei suoi tanti lavori.

Dopo i racconti precedenti, che fanno venire giù il teatro dalle risate grazie al noto umorismo “benniano”, ne arriva uno più serio e profondo, che tocca emozioni e che fa un po’ commuovere anche lo stesso Benni al termine della lettura. Si tratta de L’ora più bella. Un uomo anziano guarda al passato e cerca nella sua vita l’ora migliore che abbia mai vissuto. Ricorda così quando da bambino si era ribellato al divieto di fare il bagno imposto da un prete austero. A distanza di tanti anni, quell’ora è diventata per il vecchio così importante da dargli ancora la forza di balzare in piedi, con la sensazione di gioia e libertà vissuta allora, e dandogli la possibilità di vivere l’ora più bella anche nel tramonto della sua vita.

La serata sarebbe finita qui, ma come da tradizione è tempo di bis. Ci scherza su Benni, che dice : “speriamo di non aver finito il bonus dei bis!” fra le risate del pubblico. C’è spazio allora per un nuovo racconto profondo ed emozionante. È L’istante, che ci fa riflettere su quanto in uno stesso momento, per il verificarsi o no di un evento terribile, il mondo possa dividersi in due. Su una spiaggia, una madre cerca con ansia la sua bambina in mezzo alle onde, non trovandola. Poi l’immagine si divide in due e due donne, uguali, iniziano a correre. Una verso destra va incontro alla sua bambina sana e salva appena uscita dall’acqua, una verso sinistra, dove un gruppo di persone è chino su un corpicino evidentemente senza più vita. “Un attimo prima il mondo era uno solo, adesso niente era diverso come quei due mondi”, scandisce lo scrittore emozionando il pubblico.

Evidentemente il bonus di bis non è finito ancora per Benni, che regala al pubblico un ultimo racconto, uno “scherzetto”, come lo definisce lui, con due innamorati seduti su una panchina, la cui storia finisce alle sei e mezzo in punto, per l’incapacità di lui di rispondere alla banale domanda di lei: “che ore sono?”. Gli applausi scroscianti salutano lo scrittore bolognese e l’ottima musica del pianista Petrin. La serata si è conclusa, altro tempo è trascorso e certamente in ottimo modo in loro compagnia.  Il festival continuerà l’indomani con le prime lectiones magistrales.

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