Search
Friday 26 April 2024
  • :
  • :

Neanche i cani | Fuori le Mura

Neanche i cani

16 gennaio 2012

di Erminio Fischetti

Al terzo romanzo Jon McGregor antepone l’estetica dello stile narrativo alla storia

Un gruppo di vite ai margini della società, il ritrovamento di un cadavere in una fredda giornata di fine dicembre. Sono queste le premesse dell’ultimo intenso romanzo di Jon McGregor, Even the Dogs, edito in Italia da Isbn Edizioni con il titolo Neanche i cani. Al suo terzo romanzo, il giovane e lodato scrittore britannico, classe 1976, è capace di andare da un genere all’altro senza risentirne nella prosa e nella struttura narrativa, è capace di passare da una confezione convenzionale ad uno sperimentalismo narrativo che implica e ingloba un fraseggio volutamente disordinato privo di punteggiatura e avallato dal discorso libero indiretto. Dopo un romanzo dal respiro storico novecentesco come Diversi modi per ricominciare (edito da Neri Pozza), che pur nella sua armonia classicheggiante non è privo di sperimentalismi strutturali, McGregor passa ad un contesto alla Irvine Welsh di Trainspotting, la sporcizia, la violenza e la droga di un mondo contemporaneo privo di prospettive dove la meta più profonda da raggiungere è quella di procurarsi la prossima dose. E la sua storia può essere paragonata ad un horror psicologico nel quale i personaggi morti, realmente o metaforicamente, si incontrano e si animano delle loro sofferenze.

Se il racconto ammicca quindi in maniera palese e compiaciuta alla cultura underground degli anni Novanta, sia nello stile, volutamente sbrindellato dove si mescolano in maniera repentina varie prospettive dei personaggi e salti temporali, che nella storia amalgamata di una voluta velleità autoreferenziale, c’è anche da dire che il lavoro estetico è davvero formidabile. Inoltre, l’autore cambia stile narrativo a seconda dei personaggi estraniando il lettore dalla vicenda e allontanandolo sempre più, forse per sottolineare la mancanza totale di prospettive sociali, forse per raccontare con la stessa indifferenza tipica dell’essere umano la perdita di qualsiasi speranza.

Jon McGregor

C’è così il totale distacco per queste vite così abbrutite e logorate dalla rabbia, una scelta che a tratti risulta voluta – non si prova empatia per i personaggi che restano anonimi, privi di una loro personalità se non quella corale della loro disfunzionalità all’interno di luoghi e situazioni, che parimenti sono prive di una loro identità morale ed etica. Le storie divengono quasi un pretesto per esprimere e narrare uno stile narrativo, non le vite di qualcuno, non le loro sofferenze, che in fondo sono di secondaria importanza. Perché è con l’estetica, con la confusione, con lo sperimentalismo narrativo che viene espresso tutto il disagio di quegli esseri umani; non è dalla descrizione dell’infelicità che viene fuori la loro esistenza, ma dallo stile originale con il quale McGregor sceglie di costruirli. Infatti, lui stesso come il lettore sembra non essere coinvolto dalle vite di questi individui se ne distacca a favore di una totale concessione al virtuosismo linguistico, all’estetica per eccellenza, accattivante, eccezionale. Ma è solo un mezzo per raccontare il non raccontabile, esprimere l’inesprimibile perché è impossibile da comprendere anche con le parole e lo stile più classico. McGregor mette in luce così la vita attraverso una scrittura sofferta, volutamente maltrattata. E per Neanche i cani questa scelta è la sua chiave vincente e la sua condanna.

Neanche i cani
Even the Dogs
Autore: Jon McGregor
Traduttrice: Anna Mioni
Casa editrice: Isbn Edizioni, 2011
Pagine: 190
Prezzo: 19,90 €

Share