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Sono Pulp perché mi chiamo Bukowski | Fuori le Mura

Sono Pulp perché mi chiamo Bukowski

9 gennaio 2012

di Andrea Scutellà

Molinaro porta in scena al Teatro dell’Orologio il capolavoro di Charles Bukowski

“Il più dritto detective di Los Angeles” lascia le pagine del vecchio Hank per approdare sulla scena teatrale. Pulp (pasticcio) è la storia di Nick Belane, un investigatore beone con il conto sempre in rosso, che si caccia in guaio dopo l’altro, perfetta esemplificazione di quello che l’autore chiama il suo “pessimismo ottimistico”: “Voglio dire, mettiamola così: voi immaginate che niente abbia senso, ma non può essere che tutto sia così, perchè vi rendete conto che non ha senso e questa vostra consapevolezza gli da quasi un senso. Avete capito quello che intendo? Un pessimismo ottimistico”.

Un piccolo capolavoro di ironia surreale, che Valerio Molinaro, adattatore e regista, e la sua compagnia cercano di portare in scena. L’investigatore non si chiama più Nick Belane, ma Chuck Malone, modifica probabilmente d’obbligo per evitare le morse delle siae, perchè i due nomi suonano in modo pressoché identico. Inoltre l’investigatore non è più alla ricerca di Céline, scrittore francese amatissimo dal vecchio Hank, ma di Bukowski stesso, che, proprio come nel libro, si dice abbia ingannato la morte. Lo scrittore americano voleva rendere omaggio a uno dei suoi maestri – e sono veramente pochi, con lui solo Hemingway e John Fante si salvano dall’ironia del vecchio ubriacone di Los Angeles – mettendo in luce come fosse stato l’unico a rendersi veramente immortale con la sua opera. Stesso omaggio che Molinaro intende tributare a Bukowski, interpretato da un ottimo Filippo Dionisi, il solo a meritare una menzione speciale tra gli attori.

Il problema dello spettacolo è quello di voler ricercare il surreale a tutti i costi, perdendo così il filo principale della trama tra le capriole e le voci stridule degli attori, seppure possa risultare a tratti divertente. Se il detective di Bukowski rappresentava le old manners hollywodiane, quello di Molinaro diventa un personaggio a tratti stereotipato. I richiami al film Pulp Fiction e a Il Grande Lebowski lasciano l’impressione di voler essere un facile modo per conquistare gli spettatori, più che delle citazioni artistiche.
A spiccare è la scenografia: l’appartamento/ufficio di Malone è costituito da un apiccola bilioteca e da un mobile pieno di liquori e alcolici. I colori forti degli abiti dei personaggi ben risaltano nel gioco di luci e ombre che crea un’atmosfera misteriosa.

Sono Pulp perché mi chiamo Bukowski
Scritto e diretto da: Valerio Molinaro
Con: David Milita, Filippo Dionisi, Lidia Malgieri, Marco Rea, Chiara Alivernini, Andrea Posca, Tommaso Arnaldi, Emanuele Ajello e Pietro Molinaro
Dal 3 all’8 gennaio
Teatro dell’Orologio, Sala Grande
Via dei Filippini 17/a – Roma
Dal amrtedì al sabato alle 21, la domenica alle 17,30
Prezzi: biglietto intero 16€, biglietto ridotto 12€ + 2 € di tessera

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