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Jennifer Egan e il suo tempo bastardo : Fuori le Mura


Jennifer Egan e il suo tempo bastardo





5 dicembre 2011 |



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Nessuno la conosceva prima che la primavera scorsa vincesse il premio Pulitzer e il National Book Critics Circle Award (oltre ad una pioggia di menzioni e nomination a tutti i più importanti premi americani e non e l’esaltazione della stampa). Solo gli addetti ai lavori e una manciata di lettori molto attenti. Ma Jennifer Egan, prima di vincere il premio letterario americano più prestigioso e ambito con Il tempo è un bastardo, titolo italiano di A Visit from the Goon Squad (pubblicato recentemente in Italia da minimum fax), era già stata apprezzata per i suoi tre libri precedenti, uno dei quali, Look at Me, era stato anche nominato al National Book AwardIl tempo è un bastardo è composto di tredici short stories che si dipanano senza un ordine cronologico. Il loro spazio temporale oscilla fra gli anni Settanta delle droghe psichedeliche di una San Francisco punk ad un futuro distopico e allo stesso tempo malinconico, dove si intrecciano le vite di tanti personaggi che si ritrovano di storia in storia ad essere protagonisti, comparse, comprimari in momenti differenti della propria vita. I protagonisti prendono forma al vertice del proprio successo o al naufragio esistenziale del proprio io; Jennifer Egan ci racconta questi personaggi quando sono grassi e magri, belli e brutti, ribelli e convenzionali.

Come Sasha, sorta di punto di partenza e di arrivo che li lega tutti in qualche modo, o Bennie, il suo capo, un discografico di successo, che prima era stato un musicista punk fallito. Sasha, invece, la vediamo prima giovane cleptomane trentenne e assistente di Bennie in una New York con il vuoto delle Torri Gemelle, poi universitaria nell’era di Bill Clinton, poi adolescente ribelle scappata di casa per vivere in una Napoli fin troppo famigliare, poi noiosa borghesotta di periferia di mezza età con due figli pre-adolescenti in un’era postuma dove la scrittura ha lasciato il posto alla composizione di diagrammi.

I personaggi delle storie sono tutti appartenenti al mondo della comunicazione: giornalisti, attori, pr, musicisti, assistenti, che si ritrovano ad essere risucchiati e masticati in un mondo che li porta al successo e li abbandona, assorbiti, confusi, logorati nell’ingrato meccanismo di un vivere civile che non lascia loro speranza all’interno di quel vuoto nietzschiano ritratto con così notevole sensibilità. Infatti, la Egan delinea personaggi appartenenti ad una commedia umana fra illusioni perdute e speranze ritrovate. Donne e uomini persi nella mastodontica visione della connettività, attraverso un tempo privo di cronologie che si ricostruisce e si riconnette nel tessuto narrativo tramite i must più semplici del racconto dell’esistenza: la nascita, la morte, la giovinezza e la vecchiaia. Ma soprattutto il ricordo di un mondo rimodulato. Il tempo è quello del lettore in un continuo andirivieni di flashback e flashforward, Bernie, ad esempio, lo ritroviamo prima all’apice del successo, poi nell’adolescenza, poi alla fine del suo matrimonio e al suo declino di discografico, dopo essersi sposato nuovamente e aver avuto un’altra figlia. I personaggi ruotano nel meccanismo scomposto che è quello della vita.

Molti sono gli stili scelti dalla scrittrice, che vanno dall’uso del più “banale” narratore onnisciente ad una scrittura in Power Point di schemi e diagrammi, che a lungo ha fatto discutere e animare la critica letteraria. Furbesca trovata stilistica, esaltazione estrema di una tecnica di scrittura o forma estetica del nostro futuro? O più semplicemente espressione di un malessere affettivo? Ma anche in questo caso, la Egan dimostra, non solo un sottinteso discorso sull’evoluzione del concetto di scrittura – un lavoro già compiuto da Jonathan Safran Foer con Molto forte, incredibilmente vicino -, ma soprattutto la possibilità di esprimere sentimenti ed emozioni attraverso cartogrammi, schemi, frecce che determinano una connessione più intima fra l’uomo e il suo tempo. È infatti, in questo futuro prossimo, che Alison Blake scrive in questo modo. La figlia di Sasha che deve sentir parlare continuamente di musica rock dal fratello autistico, che cronometra le pause dei capolavori dei Four Tops o di Jimi Hendrix o degli insuccessi di David Bowie. Ed anche la musica nella scrittura del tempo e nel tempo della scrittura assume un connotato narrativo, sociologico e ideologico, creando e distruggendo, seminando e raccogliendo sensazioni ed emozioni fra tutti i personaggi, che in fondo sono quasi tutti legati al mondo che la produce. Così, il mosaico delle storie diventa il mosaico della perdita del tempo, di vite che si infrangono contro l’umano suo scorrere.

Jennifer Egan

Jennifer Egan dimostra una sapienza straordinaria nel modo in cui riesce a intrecciare i personaggi e le loro vicende dipingendo le nevrosi emotive con una forte consapevolezza sociale. Un libro che pullula tecnica narrativa, che gronda virtuosismi, a tratti forse anche troppo cerebrale, ma assolutamente perfetto nell’equilibrio fra forma e contenuti. L’autrice dichiara di esserci ispirata alla Recherche di Marcel Proust e alla struttura a incastro di Pulp Fiction di Quentin Tarantino, ma a voler fare un paragone cinematografico, quel che viene ancor prima in mente leggendo questo romanzo estremamente contemporaneo, per la sua mescolanza delle forme artistiche e di genere, è la coralità delle voci sovrapposte di Robert Altman attraverso il suo capolavoro più rappresentativo in questo senso, America Oggi, con i suoi terremoti emotivi e reali, nel 1993 lascia presagire con otto anni di anticipo e con grande concretezza un vuoto post-11 settembre. E nel nostro cuore, chissà perché, torna alla mente anche la scena della pioggia di rane del Magnolia di Paul Thomas Anderson. Ma se c’è qualcosa che l’ormai passato post-modernismo dovrebbe averci insegnato è che nessuno si è inventato nulla e che tutto è collegato con tutto. Una connessione che Il tempo è un bastardo ribadisce con infallibile sapienza e che viene ulteriormente sottolineata in questa commistione di linguaggi dal fatto che la HBO, canale via cavo statunitense di alto livello, ha opzionato il romanzo per farne una serie televisiva, una vera sfida di adattamento considerata la particolarità del materiale di base. Ma si tratta di HBO, quindi le nostre aspettative sono al sicuro.

Il tempo è un bastardo
A Visit from the Goon Squad
Autrice: Jennifer Egan
Traduttore: Matteo Colombo
Casa editrice: minimum fax, 2011
Collana: Sotterranei
Pagine: 400
Prezzo: 18 €

 



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Category: Libri