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Casapound organizza contest di graffiti, ecco la risposta dei ‘veri’ writers | Fuori le Mura





Casapound organizza contest di graffiti, ecco la risposta dei ‘veri’ writers

16 maggio 2011

di Eleonora Pochi

Agli artisti del settore proprio non è andata giù l’improvvisa vicinanza di chi fino al giorno prima trattava la loro arte come forma di degrado urbano

Non bastavano le serate in memoria di Che Guevara e di Rino Gaetano a palesare la confusione ideologica che pervade le iniziative dei cosiddetti ‘fascisti del terzo millennio’.
L’ultima sparata firmata Casapound è stata l’organizzazione del primo contest di street art fascista, tenutosi all’Area 19 di Via dei monti della Farnesina con tanto di giuria legata al circuito ‘Artisti per Casapound’ e premiazione finale.
L’evento è stato annunciato da un comunicato dal quale traspare molto della loro filosofia: “Se quando lo fa Banksy è arte e quando lo fai tu è degrado, se vuoi avere voce in capitolo e metodi di espressione, passa allo stadio superiore e unisciti a noi il 14 maggio prossimo per il più grande evento della storia”.
Bansky è un writers inglese, uno dei più bravi al mondo. Ha dipinto sulle mura palestinesi opere che rappresentavano la speranza di pace tra Palestina e Israele. Casapound probabilmente avrebbe disegnato i due popoli nei forni crematori.

L’intolleranza e la violenza perpetuata nella Capitale e nel resto del paese dai seguaci di Mussolini, poco c’entra con il writing, forma d’espressione appartenente ad un movimento culturale, l’hip hop, che trova ragion d’essere in principi quali l’uguaglianza, la tolleranza, l’antirazzismo, la libertà d’espressione, la rivendicazione di diritti negati; fondamenti bistrattati quotidianamente dai militanti Casapound.
Sarebbe poi interessante capire a quale ‘stadio superiore’ si allude. Forse vengono utilizzati toni del genere perché si sentono molto ‘forti’. D’altronde sono talmente viziati da zio Alemanno che il loro comportamento sfrontato è oramai prevedibile.

“L’estetica al servizio della politica, la politica al servizio dell’estetica” è lo slogan che accompagna l’evento, rivolto a “chi non ha una crew, ma ha i camerati” si legge dal sito ‘Artisti per Casapound’.
Tutto questo ha suscitato l’indignazione dei writers che fin dagli anni novanta sono dediti ad una forma d’arte per la quale si rendono primi promotori del messaggio ad essa intrinseco. In tanti si sono riuniti, come forma di protesta all’happening di destra, in Piazzale Pino Pascal per rispondere con spray e bombolette al sopruso artistico. ‘Giù le mani dal writing’ è quanto rivendicano i professionisti del graffito.

A dimostrazione del fatto che di writers fascisti non ce ne sono mai stati, sta il numero maggiore di adesioni alla dimostrazione di piazzale pascal. Tra i graffitari partecipanti, Pietro Maiozzi, in arte Bol23, street artist attivo dal lontano 1988: “L’evento voluto da Casapound ha mirato ad invadere uno spazio che non gli appartiene – ha dichiarato lo storico writer romano –, sono le stesse persone che fino ieri dichiaravano apertamente che il writing era sporcizia e vandalismo. Benché i graffiti siano apolitici – spiega Bol23 -, sono espressione di libertà e principi difficilmente riconducibili a quelli sposati dalla destra. Non a caso i centri sociali sono stati i primi spazi ad ospitare questa forma d’arte. Quanto organizzato da questa nuova destra trasformista, che avanza cercando spazi anche dove per definizione non gli appartengono, è una chiara contraddizione che fa emergere ancor più il loro ‘doppio gioco’ : la veste ufficiale è quella della tolleranza e della difesa dei diritti, che la notte tolgono per picchiare persone con un’ideologia differente e per manifestare la loro intolleranza. Il writing – conclude Bol23 – è una forma d’arte nata dai neri newyorchesi! Per noi non è un problema, per loro dovrebbe esserlo visto il loro dichiarato razzismo”.

Tra la lunga schiera di artisti all’opera sulla murata romana, troviamo anche Pepsy, un altro nome familiare al writing romano, nonché organizzatore della Jam: “ Abbiamo organizzato questa giornata per ribadire la nostra libertà, come protesta contro chi pensa che sdoganare concezioni politiche possa essere un modo per avvicinarsi a questa cultura. Nulla di più sbagliato. Il writing – spiega l’artista – è libertà di pensiero, d’espressione ed antirazzismo, ovunque!Oggi abbiamo protestato nel modo che meglio sappiamo fare, sul muro, con i colori!

Pics by Simone Ferrantini

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