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Uomini senza legge | Fuori le Mura





Uomini senza legge

9 maggio 2011

di Simone Arseni

Candidato agli Oscar Bouchareb torna alle sue origine per raccontare il conflitto d’indipendenza algerino e ottiene un’altra nomination agli Oscar

Al termine della seconda guerra mondiale, gran parte delle potenze coloniali  europee non riuscirono e mantenere coesi e pacificati i territori in loro possesso, da un lato a causa della scarsità delle risorse economiche necessarie al mantenimento degli imperi, dall’altro a causa del formarsi e diffondersi nelle colonie di movimenti e partiti nazionalisti che rivendicavano l’indipendenza. Si avviò così il processo di decolonizzazione che, nell’arco di un ventennio, portò alla formazione di entità statali (almeno formalmente) autonome.

È questo lo sfondo storico sul quel si sviluppa la trama di Uomini senza legge, un film di Rachid Bouchareb, regista francese di origine algerina. Più precisamente, lo sfondo è la guerra per l’indipendenza dell’Algeria che vide opporsi, tra il novembre del 1954 e il 19 marzo 1962 (anno della dichiarazione di indipendenza algerina) l’esercito francese e gli indipendentisti  del FLN (Front de Libération Nationale).

Una famiglia algerina, dopo essere stata dimezzata e dispersa dalla dura repressione delle truppe francesi,  riesce a riunirsi a Parigi. Qui i tre fratelli, sotto gli occhi vigili ma impotenti della madre, prendono coscienza della lontananza delle strade intraprese, che li dividono nonostante l’affetto reciproco: Abdelkalder continua la battaglia polica e ideologica per l’indipendenza e la libertà del popolo algerino, con una devozione che si avvicina molto all’ottusità. Il fratello più grande, Messaud, dopo un’esperienza con l’esercito francese in Indocina, decise di battersi anche lui per la causa degli indipendentisti.  Il più piccolo, invece,  Said, si dedica al malaffare, all’organizzazione di incontri di pugilato e alla gestione di locali notturni cercando una via breve, e non sempre legale, verso il successo economico.

Intorno a questa frattura iniziale si mantiene vivo un legame e un affetto fraterno  che porterà i tre protagonisti a sacrificarsi l’uno per il bene dell’altro.

L’impianto filmico è classico e i ritmi scenici vivaci. L’attenzione del pubblico e l’interesse per la storia restano vivi nonostante la lunga durata del film.

Raccontando le vicende e le disavventure dei protagonisti, Bouchareb affronta temi di grande profondità e di grande interesse filosofico, oltre che politico. Tema centrale è quello del perseguimento degli ideali di libertà e di giustizia, di fratellanza e comprensione, di liberazione. Il regista sembra giocare costruendo i propri personaggi: quanto più saldi si mostrano tali ideali nei protagonisti (è il caso di Abdelkalder), tanto meno dimostrano di saperli calare e incarnare nella quotidianità, di trovarne un’applicazione nel mocrocosmo familiare. Abdelkalder giunge persino a progettare l’omicidio del fratello in quanto traditore delle idee rivoluzionarie. Said, invece, per quanto sedotto dal guadagno facile, per quanto privo di una salda struttura ideologica (o proprio in quanto ne è privo), antepone ad ogni altra cosa gli affetti, il legame di sangue, la stima della madre e la salute dei fratelli, dando voce e corpo alle idee di fratellanza, giustizia e comprensione per le quali si battono i fratelli.

D’altronde se il secondo conflitto mondiale e la guerra fredda hanno lasciato una eredità storica significativa, si può dire che sia proprio questa: l’ideologia e il pensiero unico esasperano i conflitti e sfociano in violenza. La violenza cieca offusca la giusta causa di ogni battaglia e l’umanità di chi la persegue.

Il regista sembra voler trasmettere al pubblico proprio questa eredità storica e lo fa attraverso il prisma delle relazioni interne a un nucleo familiare. Questa scelta lo porta  a trascurare il quadro storico che fa da sfondo alle vicende e a rendere, in alcuni tratti, epica o troppo romantica la storia dei tre fratelli.

Bouchareb in fondo, sembra schierarsi proprio dalla parte dei sentimenti, dell’emotività e degli affetti. La devozione verso una causa, insomma, non può e non deve far dimenticare che gli ideali di giustizia e di libertà si incarnano, prima ancora che nelle sovrastrutture di tipo politico, nel rispetto dell’individuo e in una gestione dignitosa delle relazioni umane e affettive.

 

 

Uomini senza legge
Hors la loi
Regia: Rachid Bouchareb
Cast: Jamel Debbouze, Roschdy Zem, Sami Bouajila
Paese: Francia 2010
Genere: drammatico, azione, storico
Durata: 137′
Produzione: Studio Canal, France 2, Tessalit Production
Distribuizione: Eagles Pictures
Data di uscita: 11 maggio 2011
Sito ufficiale: www.tadrart.com/tessalit/horslaloi

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