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Robert Barry: l’arte totale scritta sui muri | Fuori le Mura





Robert Barry: l’arte totale scritta sui muri

18 aprile 2011

di Andreas Marcopoli

Torna a Roma l’artista newyorkese, con una mostra in chiave contemporanea impregnata di concettualismo

La mostra “Golden Words”

Dite la verità: quando eravate piccoli, senza pensieri né problemi, anche voi avete provato l’ebbrezza di scrivere sui muri della vostra casa. Pensieri, disegni, semplici scritte che devono essersi ammassate sulle pareti delle abitazioni, causando puntualmente le sgridate energiche dei genitori. Non sentitevi soli: c’è chi lo fa anche da adulto.
È lo strano caso di Robert Barry, artista newyorkese nato nel 1936, che presenta a Roma la mostra Golden Words, un’installazione visibile fino al 30 di Aprile alla galleria Giacomo Guidi & MG Art, a due passi da San Pietro.
L’esposizione è infatti costruita mediante il posizionamento di “parole dorate” sulle pareti della galleria. Queste sono tratte da una lista di 200 vocaboli, senza collegamento apparente tra di loro, che l’artista utilizza di continuo, e si stagliano in maniera forte contrastando il bianco della sala con l’oro delle lettere adesive di cui sono formate.
Tutto questo fa emergere nitidamente l’idea principe dei lavori di Barry, uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale: l’oggetto artistico deve smaterializzarsi fino al punto di diventare puro concetto, così come la fisicità deve perdersi fino a divenire semplice parola che si relaziona con lo spazio circostante.

Robert Barry, sulla destra, all’inaugurazione della mostra

È quindi forte l’impatto che subisce il visitatore all’interno della mostra: niente trafila di quadri, niente percorsi, niente sculture da vedere, ma soltanto un grande spazio bianco circondato da parole dai significati disparati: tragic, beyond, possible, personal, indefinite. Più che una mostra d’arte sembra il passo di un libro di Joyce: un enorme flusso di coscienza dove i vocaboli (perlopiù astratti) si legano casualmente secondo relazioni che solo la mente che li pensa può capire. Quali i loro significati? Cosa li lega? Chi devo aspettare (waiting)? Cosa è possibile (possible)?
Impossibile uscire dall’indovinello, ma forse l’arte di Barry mira proprio a questo: il significato artistico dell’installazione non sta nell’opera in sé, ma nel meccanismo mentale che fa scattare nello spettatore, il cui cervello, guardando le parole dorate, crea relazioni, trova spunti, lancia ipotesi. Partecipa quindi, attivamente, alla creazione dell’opera d’arte. Se davanti alla parola imagine vi verrà quindi in mente la canzone di John Lennon la vera opera d’arte sarà anche il vostro pensiero, quel meccanismo cerebrale stimolato da semplici scritte dorate.

Particolare della mostra

Queste ultime sono posizionate in due modi differenti: secondo uno schema caotico o in verticale. Nella prima parte della mostra le parole sono infatti disordinate, poste per obliquo, di traverso, vicine o lontane, senza regola apparente. Nella seconda sezione esse sono invece una sotto l’altra, in verticale, alcune nel verso giusto, altre al contrario. La direzione e il posizionamento sembrano quindi sostituirsi (in assenza di una figurazione tipica di un normale quadro) al colore e al disegno: non possiamo parlare più di bellezza dei lineamenti o di sfumature, ma ci si deve accontentare di concetti spaziali come caos e ordine (che ci sia anche l’equilibrio di Mondrian tra le influenze di Barry?)
Anche la scelta di utilizzare le pareti è ardita e originale: l’opera  si distacca dal quadro e si appropria dello spazio museale, che in questo caso coincide con la galleria). Sembra quasi emergere in Barry un ricordo pittorico dei graffiti preistorici, dove lo scuro antro delle caverne fungeva da tela, e l’arte poteva svagare liberamente senza essere costretta nella prigione di una cornice.

Grazie a questa appropriazione quasi indebita di tutto lo spazio disponibile il visitatore si trova immerso, nel vero senso della parola, nell’opera d’arte. Si sente parte della stessa, protagonista dell’esposizione secondo una concezione che quasi ricorda quella di Piero Manzoni, con l’installazione barryana a sostituire le basi magiche dell’artista lombardo. L’arte diviene così totale, formata in egual misura dalle scritte dorate di Barry così come dal pensiero e dalla fisicità del visitatore.
Pensate bene a queste parole la prossima volta che vedrete una mostra del genere: forse i bambini, quando ancora oggi scrivono sui muri pensando che quello che disegnano sia qualcosa di straordinario, potrebbero non avere tutti i torti.

Golden Words
Galleria Giacomo Guidi & MG Art
Vicolo S. Onofrio 22/23
Orario: martedì-sabato 11.00-13.00/16.00-20.00 (fino al 30 Aprile)
Prezzo: gratis
Tempo medio di visita: 20-25 minuti (visita accurata), 15 minuti (visita veloce)
http://www.giacomoguidimgart.it

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