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Il teorema dell’eccezionalità. Perché Berlusconi deve affrontare i processi | Fuori le Mura





Il teorema dell’eccezionalità. Perché Berlusconi deve affrontare i processi

24 gennaio 2011

di Simone Arseni


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Si è riaperto lo scontro istituzionale tra il Presidente del Consiglio e il potere giudiziario in seguito alle indagini, avviate dal tribunale di Milano, per i presunti reati di concussione e di sfruttamento della prostituzione minorile commessi da Silvio Berlusconi. Periodici e quotidiani nazionali hanno nuovamente serrato i ranghi, irrigidendosi su posizioni già note, interrogandosi con vecchie domande: Berlusconi  è il bersaglio prediletto dalla magistratura? Berlusconi dovrebbe dimettersi? I giudici complottano contro il Presidente del Consiglio? Oppure è  Berlusconi ad attaccare i giudici quando è alle corde?

Tutte queste domande sono legittime, ma insufficienti, da sole, a dirimere una questione intricata, che vede intrecciarsi l’interesse pubblico a questioni private, e che approfondisce il solco tra “berlusconiani” e resto del mondo. Per questo è necessario farsi delle buone domande per orientare meglio la ricerca e dividere una volta per tutte  ciò che interessa e mette in pericolo tutti i cittadini, da ciò che interessa e mette in pericolo la vita del Presidente del Consiglio, in quanto privato cittadino. Perché Silvio Berlusconi non è disposto a presenziare ai processi che lo vedono coinvolto?

Egli ha affermato  in un messaggio pubblico del 19 gennaio 2011: “si sta cercando di sovvertire il voto popolare” e poi “il comportamento della magistratura[…] è gravissimo anche per il comune cittadino perché gli toglie qualsiasi possibilità di riservatezza”; e ancora “io resto sereno. State sereni anche voi perché la verità vince sempre” e ha concluso con un’affermazione minacciosa: “il governo farà le riforme necessarie perché qualche magistrato non possa cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dal popolo”.
Secondo Berlusconi, dunque, è in pericolo la sovranità popolare e il rispetto di alcuni principi costituzionali. Per questi motivi il Presidente non affronta il tribunale di Milano in un regolare processo: non è disposto a cedere di fronte a un “piano sovversivo” volto a capovolgere l’esito del voto popolare e vuole difendere tutti i cittadini difendendo se stesso da presunte violazioni di privacy.

Bisogna prendere sul serio queste giustificazioni e non riderci sopra come si fa spesso. Bisogna prenderle sul serio perché provengono da un Capo di governo che gode dell’appoggio di molti  italiani.
Eppure, come hanno detto in tanti, c’è qualcosa che stona in questa giustificazione. Si è parlato della sua faccia tosta, della sua prepotenza, della sua furbizia, ma nessuna critica ha colto il reale punto debole di questa architettura.

Berlusconi consiglia ai cittadini di stare sereni perché  la verità vince sempre, ma non chiarisce in che modo questo potrà avvenire. Così non fa che spargere illusioni coniando banali aforismi. Qual è il modo migliore per far vincere la verità? Esiste, in uno stato moderno, una verità più autorevole  e legittima della verità giudiziaria cui si giunge attraverso il – pur perfettibile –  dibattimento processuale? Se Berlusconi è convinto che esista un luogo migliore dei tribunali per far emergere la verità, dovrebbe dire chiaramente qual è e fare in modo che tutti i cittadini, al pari suo, possano disporne. Altrimenti non fa che ingannare gli stessi elettori che pretende di proteggere. Se il luogo per far emergere la verità è ritenuto il programma televisivo di Signorini, un messaggio video alla nazione, tutti i cittadini coinvolti da un processo dovranno avere la possibilità di apparire sui media nazionali e parlare alla nazione. Tuttavia dubito che anche un solo cittadino sarebbe disposto ad affidare la propria sicurezza e il sistema di giustizia a un recital televisivo.

Il sistema giudiziario attuale è il metodo migliore di cui disponiamo per l’accertamento di reati. Spesso è soggetto a errori e sicuramente può essere perfezionato, ma è tutt’ora il sistema migliore.

È questo il punto debole degli attacchi berlusconiani; egli si presenta come il più classico dei free rider: dispone di tutti i vantaggi che gli derivano dall’essere cittadino della Repubblica italiana, ma non è disposto a rispondere, da cittadino, alle accuse di reato raccolte dal Tribunale di Milano. Il suo non è un teorema dell’interesse collettivo, ma è un teorema dell’eccezionalità.

Anche per questo è interesse di tutti i cittadini, compreso di chi lo ha votato, che Berlusconi presenzi ai processi che lo riguardano, poiché due sono le possibilità: o Berlusconi si fa processare e, se è innocente come afferma, sarà assolto; oppure non si fa processare e, se è colpevole, gli italiani non sapranno di aver eletto un criminale comune.

Posta così, nei termini di una scommessa pascaliana, appare chiaro come l’unico bene per i cittadini è scommettere sul buon funzionamento del meccanismo processuale.  È necessario che Berlusconi affronti il processo. Se allora non accetta l’autorità dei giudici sopra la sua, non è per il bene di tutti, né per non infrangere il principio della sovranità popolare. È perché ha paura. Una paura umana, non da codardo, come insinua qualcuno. La paura umana di trovarsi solo di fronte alla giustizia, solo di fronte a quella verità che vince, come afferma lui stesso, la paura di tornare ad essere, in un’aula di tribunale, in tutto simile a un comune cittadino, senza la protezione e gli orpelli del potere, sottoposto all’autorità della legge e di chi è preposto alla sua sorveglianza. E tuttavia, per quanto sia umana, questa paura non potrà mai valere a bloccare gli ingranaggi del sistema giudiziario, se non al prezzo di creare un pericoloso precedente di ingiustizia e disuguaglianza davanti alla legge.

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One Response to Il teorema dell’eccezionalità. Perché Berlusconi deve affrontare i processi

  1. FRANCESCO BUFFA DESIGNER on 1 marzo 2011 at 08:07

    Non solo non conosce la Costituzione sulla quale ha giurato, ma vuole pure cambiarla, non se ne può più dice tutto e il contrario di tutto, vuole solo che si parli di lui, non c’è una cosa che vada bene, una sola cosa giusta ha detto “sono stufo …. Sogno di tornare un comune cittadino” – signor presidente, le auguro di esaudire immediatamente il suo sogno! – sicuramente così esaudirà il sogno di tutti! – il telefonino poi, lo usi pure, tanto l’insipienza delle cose che dice non interessa più a nessuno

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