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Friday 26 April 2024
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Essere scrittori oggi – Seconda parte | Fuori le Mura


di Pier Angelo Consoli

Non perdere la prima parte!

La prima volta che ho visto Kyle era seduto sul cofano della mia macchina. Kyle ha ventitré anni, è il più giovane del gruppo e studia fisica all’università.
Il suo unico romanzo si intitola Planare e parla di un aviatore della seconda guerra mondiale che viene abbattuto, solo che nel momento in cui il suo aereo precipita, in qualche modo la carlinga diventa una macchina del tempo e lo trascina nell’anno tremilaquaranta, in un momento preciso dell’evoluzione in cui il mondo sta per finire e lui per qua
si mezzo volume non si accorge di non essere più nel millenovecentoquarantatre. Messa così sembra quasi una specie di Mattatoio N°5, ma non è così.
“Il guaio” dice “è quel fottuto Donnie Darko, l’idea della carlinga mi è venuta molto prima di vedere il film, ma ovviamente nessuno ci crede”.
Sono in macchina con uno sconosciuto che potrebbe essere mio figlio, magro come una fune e con un ciuffo mogano che gli nasconde metà della faccia. Kyle sorride e agita la pistola, la tiene stretta nella mano sinistra come se fosse un rullo da parete. “So che potrebbe sembrare un sequestro di persona, ma credimi, non è di te che si parla qui” mi assicura.
“È solo un’ora del tuo tempo, so che ti stai cacando sotto, ma che tu ci creda o no, non voglio derubarti o farti del male, vedi, ti sembrerà strano, ma i soldi non sempre sono la risposta”.
Le cose che dice Kyle mi sembra di averle tutte già sentite, ma non riesco a ricordare dove.
“Riflettici” dice poi “quando tutto questo sarà passato, ti sembrerà di essere andato così vicino alla morte che il cibo di stasera non ti sarà mai sembrato così buono”.

Guardo i cinque sguardi accesi su appartamenti sconosciuti e diversi, quello dove muore Logan è decisamente troppo spoglio, ci sono solo una scrivania, un letto e una piccola libreria.
Immagino che quella sia la casa di Kyle. La casa dove muore Kyle è al contrario piena dei più piccoli particolari, matriosche e porcellane cominciano a venire giù dagli scaffali e sembra di assistere ad un poltergeist. Carl sembra essere in una cucina, riesco a scorgere dei fornelli e un lavello, Carl è decisamente quello che si agita di più, poi come per gli altri il sonnifero fa effetto e si abbandona sul pavimento. Il luogo di Veronica è pieno di tappeti, ne vedo persino uno rosso e nero su una parete, è probabile che sia una casa in montagna e immagino si tratti della Dacia di Logan.

Questo martedì io, Carl, Veronica e Kyle restiamo oltre la fine della riunione di essere scrittori oggi.
Oggi si è discusso del romanzo illustrato da Douglas Coupland a Jonathan Safran Foer. Naturalmente tutti avevano la loro bella copia di Molto forte, incredibilmente vicino, tranne me, così ho dovuto chiedere a Kyle se mi lasciava guardare e mi è sembrato vagamente di essere tornato a scuola.
Mentre Logan accompagna gli altri all’uscita al piano di sopra, restiamo in silenzio, seduti tra i mucchi di libri che non sono stati ancora venduti o che non verranno venduti mai.
Vicino al mio piede sinistro c’è una piccola pila di una decina di libri poggiata sul pavimento intitolati La logica del disordine di Logan Crass. Logan è alto e ha una folta barba grigia, indossa sempre una giacca miliare dell’esercito tedesco come quelle che si vendono al mercato. A pensarci bene assomiglia vagamente al vecchio Solzenicyn.
Rientrando nel magazzino attraverso la scala a chiocciola in ferro battuto si mette al centro del cono di luce che parte dal basso soffitto e dice: ”avete portato quello che vi ho chiesto?”
Tutti tirano fuori una chiave e un foglietto dalle tasche, così Logan dice: “bene. Mettetele in queste buste”.
Distribuisce tre buste gialle per le lettere e due le tiene per se. Il compito di Logan per questa settimana era fare una copia della chiave del proprio appartamento e scrivere su un foglietto il proprio indirizzo. Paradossalmente queste persone si incontrano tutti i martedì sera dalle cinque alle sette di sera da un anno e mezzo, eppure non sanno niente l’uno dell’altro. Nessuno di loro sa cosa fa l’altro quando è fuori di qui, quello che importa è cosa stanno scrivendo, non dove lo fanno. Logan mette tutte le buste in una grossa scatola di cartone e comincia ad agitarla. Logan aveva in mano due chiavi e due indirizzi, questo perché anche se Judo talvolta diserta le riunioni di essere scrittori oggi, questo non significa che non faccia parte del progetto impazienza.
La grossa scatola passa da Veronica a Carl, passando per Kyle arrivando a Logan, ognuno ha la sua busta con dentro l’anonimo indirizzo della casa dove andrà a morire.

Cinque vite si consumano in una poesia silente, questo è ciò che si insegue quando si comincia.
Sopravvivere a se stessi è il fine unico di ogni creatore.
Lo si dovrebbe giusto condire con un po’ di glamour, condire come si condisce d’aceto l’insalata in un catino di rame, lasciandola fermentare per un paio di giorni così che la tossicità sia vegetale-letale. tutti vorrebbero essere adorati fino a poter dire non ne posso più, fino ad esserne travolti, fino a farsi fotografare in uno stanzino a scopare con un cane o a tirare cocaina. Non puoi risorgere davvero se non sei mai stato calpestato come un red carpet.
Se non sapessi che tutto brucia al metanolo, se non sapessi che le fiamme di metanolo si possono solo sentire e non vedere, questo spettacolo sarebbe davvero incomprensibile, sembrerebbero solo quattro persone e un cane rannicchiati sul pavimento mentre le cose intorno a loro si deteriorano a velocità irreale. Sembrerebbe solo un video, poi un sesto occhio si accende e scopro che non sono solo.

Tre giorni fa ho accompagnato Carl a Ikea perché voleva comprare un comodino.
“So che trovi assurdo che io esca per comprare un mobile che forse non farò nemmeno in tempo a montare, ma vedi io credo sia giusto affrontare questa cosa in questo modo, quasi come se non lo sapessi”.
Poi mi racconta che due giorni prima il tecnico ha finito di montare i doppi vetri alle finestre.
“Sono spessi come due dita” dice mostrandomi uniti indice e medio della mano sinistra, “potresti fracassare una poltrona nel mio salotto e nessuno se ne accorgerebbe. Potresti scannare un maiale in piena notte e i vicini continuerebbero a dormire come se nulla fosse”.

Gli occhi del mio PC si annebbiano, la visuale si fa sconnessa, prima da Veronica, poi da Judo.
Il sesto occhio parla, in una chatroom gente da tutto il mondo dialoga su cosa vede e quasi tutto quello che gli leggo uscire dalle dita non ha senso.
Hugo93 è convinto che sia un videoclip.
Marta90 propone suo fratello come videomaker per il prossimo tentativo, scrive che può farlo cento volte meglio per la metà dei soldi, e anche se Abe92 obietta che non sa quanto sia costato il video che vedono, Marta90 è sicura, “dimmi una cifra” scrive “e lui la dimezzerà”.
Abe92 scrive “50 centesimi”.
Marta90 risponde “vaffanculo”.
I trilli si moltiplicano e si fanno insopportabili, le parolacce si ammassano, i caratteri usati rendono la conversazione illeggibile, le parole si muovono, luccicano, certe volte al posto delle parole vere e proprie compaiono delle vignette assurde e tutto diventa una specie di geroglifico egiziano in movimento.
Abe92 scrive con una rapidità incredibile, se parlasse in questo modo nessuno riuscirebbe a capire nemmeno una parola, ci sono diverse imprecisioni e molti errori di ortografia.
Sono tutti adolescenti e nessuno riesce a capire che quello che stanno osservando è vero, ma forse che sia vero o finto non ha molta importanza.
Appena cinque minuti più tardi il sesto occhio trasmette indifferenza, tutti stanno parlando d’altro, tutti stanno guardando il nuovo video di Madonna o quello dove una mucca scoreggia in una tv austriaca.
Si scambiano link di siti porno non a pagamento.
In qualche modo sento che il progetto impazienza sta fallendo su tutta la linea. Il mio compito per questa settimana è mandare il video alla redazione del telegiornale, e poi sperare che a qualcuno interessi.
Il quarto occhio si oscura del tutto, Kyle è andato per sempre e non c’è più niente che si possa fare.
L’unico occhio ancora in vita è quello che vede Logan accasciato in un salotto stile Ikea. Immagino sia casa di Carl, ma non posso esserne troppo sicuro. L’ultimo compito era far sparire dalla propria casa ogni singolo oggetto o fotografia che potesse renderne riconoscibile il proprietario.
Logan dice che è necessario eliminare ogni contatto empatico con il nido.
“Se davvero volevo sapere di chi era la casa in cui andavo a morire, restavo a casa mia” ha detto Logan.
Nella finestra di Veronica si sente ancora la canzone che ha finito per scegliere, si tratta di There is a light that never goes out, dei The Smiths. Stranamente è l’unica che ha scelto una canzone per rendere solenne questo momento, e forse perché il suo è l’unico libro basato su ricordi dichiaratamente personali, ma immagino che dei quattro sia quella più portata a immaginare come le cose debbano essere, piuttosto che come sono in realtà. Ora che il sipario è definitivamente calato su quattro occhi su sei, posso notare qualcosa di strano, il nido di Logan non sta bruciando, niente video delle quattro stagioni a super velocità, niente ninnoli che scoppiano, niente tende che si accorciano, poi d’un tratto lo vedo chiaramente, Logan si alza e se ne va.


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