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Friday 26 April 2024
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Essere scrittori oggi – Prima parte | Fuori le Mura


di Pier Angelo Consoli

Tutto intorno comincia a bruciare, l’angolazione della webcam mi permette di vedere solo una parte di quello che succede.
Quando il video prende forma il processo è già in atto, da qualche parte che non conosco la vita di quattro persone e un cane sta essendo santificata nel modo che ci viene suggerito dal secolo di appartenenza.

“Se fossimo nell’Atene socratica tutto questo avrebbe luogo nell’Agorà” dice Carl dal sedile posteriore della mia macchina mentre ci dirigiamo tutti e quattro alla sede di essere scrittori oggi.
Quando dico quattro intendo io, Kyle, Carl e un grosso cane razza terranova nero di nome Judo.

D’un tratto la prima finestrella sul mio PC si illumina e in un principio di colori boreali stile sputa dai polmoni che sei appena nato, si aprono le danze viennesi sul progetto suicidio.

“Immagina una telecamera su Hitler che si suicida nel bunker di Berlino” dice Logan mentre due operai trascinano su un carrello tante bombole da bruciare un caccia bombardiere.
“Immagina una ripresa dall’elicottero di Dresda in fiamme, o una scatola nera nelle torri gemelle”.
“Eppure le catastrofi contemporanee non sembrano avere il fascino di quelle della seconda guerra, non credi?”
“Che cos’è?” Chiedo
“Metanolo” dice Logan che scorgendo la mia strana espressione aggiunge, “hai mai visto la cinquecento miglia di Indianapolis?”

Sono a casa mia, seduto a bocca aperta osservo lo svolgersi del progetto impazienza, del progetto dai al tempo un colpettino per farlo andare più veloce. Solo ora capisco di aver preso parte ad una follia e tutto quello che per tre settimane mi era sembrato logico e ragionevole, ora mi appare troppo da sopportare.

Mi ricordo di quando Kyle guardandomi negli occhi mi ha detto “dimmi cosa sarebbe Gesù senza gli evangelisti”.
“Capisci l’importanza della tua prova?”
“Ora sei Marco”
“ora sei Matteo”
“sei Luca”
“sei Giovanni”.

È come un video mandato avanti velocemente, un video delle quattro stagioni. La carta si arriccia, le tende si accorciano e le tele tornano a quando non erano niente, ma i vetri non si spaccano, e tutto sembra un acquario rovente. Sono arruolato per assistere, sono arruolato per divulgare.
quattro persone e un cane bruciano vive in cinque luoghi diversi, uno per volta cinque occhi sul mio computer si accendono e svelano uno sguardo sull’abisso personale di qualcuno.

Veronica è l’unica donna presente alla seduta di essere scrittori oggi.
Ci sono sedici persone in cerchio che si scambiano opinioni sul tema che ogni martedì è scritto sulla lavagna.
Questo martedì col gesso bianco qualcuno ha scritto: Il romanzo modernista da Madox Ford a Virginia Woolf.
Mi sono perso nel deposito di una piccola libreria mentre un uomo corpulento e sudato mette in relazione The Golden Spur di Dawn Powell e Gita al faro.
Quello che ricordo è che The Golden Spur è tutto tranne che un romanzo modernista, ma non lo dico.
Io odio le riunioni, i club, le associazioni e tutto quello che ti concede un che di esclusivo e falso da condividere tra sconosciuti, odio i rifugi dalla vita vera, ma non dico nemmeno questo.
Mi sento come uno di quei tipi tremendi che per socializzare si iscrivono a corsi per imparare balli di gruppo.
Nella mia mente tutti seduti questi uomini e questa donna di mezza età ballano la salsa con Virginia Woolf, un merengue con James Joyce o una lambada con Carl Solomon il poeta.
Tutto mi sembra patetico e nessuno è attraente.

Judo è sicuramente quello che si agita di più. Probabilmente è l’unico che non prende la cosa con la giusta filosofia perché è l’unico che non è imbottito di tranquillanti.
Judo abbaia molto forte e gira su se stesso in maniera vorticosa nel tentativo di staccarsi dal guinzaglio di cuoio saldamente legato a una colonna in marmo rosa.
Poi mi scopro a chiedermi cosa ci fa una colonna in marmo rosa al centro di un salotto medio borghese.
Intorno a Judo tutto quello che è di plastica si scioglie e tutto sembra dare più colore ai suoi lamenti. Improvvisamente Judo si calma si rannicchia e smette di urlare, così imparo qualcosa sugli animali come se fosse una puntata di National Geografic.
Quando gli animali sentono che sta per sopraggiungere la morte si agitano e cercano di sottrarvisi, ma quando capiscono che morire è inevitabile si calmano e si tranquillizzano.

Dopo la seduta del Martedì alla essere scrittori oggi Veronica vuole che andiamo insieme a bere un caffè.
Seduti nella penombra autunnale, in quella strana alba che è la luce delle sette di sera del settembre italiano, Veronica vuole sapere cosa ne penso di The End dei Doors.
“In che senso?” dico.
“Come colonna sonora”.
“troppo scontata, non credi?”
“Hai ragione” ammette.
“E Frankly, Mr. Shankly?”
“Non la conosco”.
“E’ dei The Smiths” dice e cerca di accennarla per farmela capire, ma io non ricordo di averla mai sentita, “mi dispiace”.
“Sai è così leggera e carina, potrebbe essere molto d’effetto inserire una canzone divertente in una situazione così solenne, no?”
“Immagino di si” dico.
Mentre Veronica si allontana per andare alla toilette, penso a tutto questo come alla realizzazione di un film, come alla costruzione dell’ultima scena di uno spettacolo teatrale.
È difficile rendersi perfettamente conto che quello che si pianifica qui è una soluzione finale domestica e personale.
Veronica, Carl, Kyle e Logan sono tutti aspiranti scrittori, ognuno di loro ha pubblicato almeno un libro ma nessuno di successo. Stanchi di aspettare la gloria e l’immortalità hanno deciso di dare un colpettino al mappamondo delle loro vite. “Ognuno di noi ha già scritto la grande opera della propria vita” ha detto Kyle il giorno che mi ha costretto a seguirlo, “solo che nessuno se n’è accorto”.

Leggi la seconda parte!


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