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Friday 26 April 2024
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Leggere, scrivere e far di conto alla Settimana della storia | Fuori le Mura


È un avvio, quello dellarisorgimento settimana della storia, che potrebbe dirsi gremito. Complice un ambiente piccolo e la presenza di numerose scolaresche, posti a sedere non se ne trovano, a meno di non arrivare con largo anticipo sull’orario d’inizio.

D’altronde il Risorgimento è un tema che dovrebbe scaldare gli animi non solo degli storici , ma anche dei politici alla guida del paese, in maniera tale da confrontarsi con i grandi personaggi e pensatori del passato e ricevere un buon incentivo per infondere passione e onestà al proprio operare.

La giornata del 4 novembre, titolata “l’Italia costituzionale”, si è sviluppata con la proiezione iniziale di un filmato che abbracciava i primi cinquant’anni di storia unitaria ed è proseguita con tre intereventi successivi. Si è analizzato, in particolare, il ruolo di casa Savoia e della diplomazia cavouriana nel completamento del processo unitario, ma anche il tema di uno stato italiano diviso sin dalla sua fondazione tra un nord avanzato e un sud arretrato.

In filmato

Dopo la breccia di Porta Pia, il primo luglio 1871, Roma venne dichiarata capitale d’Italia. Papa Pio IX si dichiarò prigioniero politico dello stato italiano. Da allora nacque la profonda avversione del potere spirituale nei confronti di quello politico. Il non expedit, del 18874, è l’esempio storico più rilevante del sabotaggio della politica ordito dal papato: l’invito a rifiutare ogni collaborazione e riconoscimento politico al nuovo Stato , attraverso la sistematica disersione dei seggi elettorali diventò l’obbligo morale di ogni buon cattolico.

L’Italia nacque dunque con una rottura profonda al suo interno, che ancora oggi stenta a sanarsi in maniera definitiva. Gli elementi unificanti, però, non tardarono a emergere: già nel 1876 venne fondato il Corriere della sera, quotidiano a tiratura nazionale (15 mila copie), voce dei conservatori. Due anni dopo vide la luce anche il progetto editoriale del Messaggero. L’ aumento dei giornali nazionali precedette un’importante riforma sul piano elettorale che portò gli aventi diritto al voto da 550 mila a due milioni di cittadini maschi.

A dare una spinta in più all’unificazione fu anche il progresso tecnologico che iniziò a verificarsi negli ultimi anni del secolo: l’invenzione del telefono ad opera di Antonello Meucci e poi la creazione della prima funicolare, iniziarono quel progressivo processo di abbattimento delle distanze fisiche che unisce un popolo.

L’ultimo quarto del secolo XIX vide nascere, sul piano politico, le pratiche trasformiste (momento di transizione dall’Italia delle consorterie all’Italia delle organizzazioni partitiche), ma vide anche esplodere il malcontento sociale, specialmente al sud, dove si assistette all’organizzazione di movimenti agrari di protesta, i cosiddetti Fasci siciliani, insorti nel 1893. Essi possono essere considerati come il primo tentativo di organizzazione sindacale dei lavoratori. La repressione nel sangue dei moti di protesta (che si stesero presto anche al nord) ordinata da Crispi avallata dal re portò alcuni personaggi di formazione socialista o anarchica a compiere gesti altrettanto violenti e vendicativi, come l’attentato di Bresci, che provocò la morte di re Umberto I, a Milano, ne1898.

L’avvio di una politica colonialista è infine l’ultima caratteristica della prima Italia unitaria, politica pienamente e permanentemente fallimentare che si concluse, però, con il successo del 1911 nella conquista della Tripolitania e della Cirenaica (l’attuale Libia).

Gli interventi

Aldo Alessandro Mola descrive nel suo intervento le radici storiche dell’ascesa di casa Savoia, tra la fine del Quattrocento e il Settecento, allorché il duca di Savoia fu investito da Filippo II d’Asburgo del titolo di Vicario dell’Impero, primo tra i principi italiani. La partecipazione alle guerre di successione rinnovò le aspirazioni imperiali e conservatrici della Casa, riconfermate da Vittorio Amedeo III, il quale fronteggiò l’offensiva della Repubblica francese a partire dal 1792.

A partire da allora si istituì un legame forte tra Casa Savoia e il Risorgimento italiano, che quasi divenne identificazione vera e propria nel febraio del 1848, con l’annuncio e la promulgazione dello Statuto albertino, un documento certamente più liberale e laicista delle costituzioni concesse e prontamente ritirate dai sovrani degli altri stati italiani.

La Casa Savoia si è dunque fatta interprete delle istanze nazionaliste e patriottiche, assecondando l’impeto rivoluzionario e come un prolungamento armato della propria politica estera. Persino il repubblicanissimo Garibaldi dovrà cedere di fronte all’evidenza storica di uno stato unitario posto sotto la guida dei Savoia, in qualche modo complici del processo risorgimentale.

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Sege l’intervento di Guido Pescosolido, che si concentra sulla figura del Cavour diplomatico. Testuali parole dello storico: “ cio che fece di Cavour il massimo artefice del Risorgimento italiano […] fu soprattutto la sua capacità di conciliare la spinta all’indipendenza e all’unità politica della penisola espressa dal movimento nazionale con la logica delgli equilibri di potenza che reggeva la storia d’Europa almeno dal Cinquecento e che avevano trovato una sanzione formale nella pace di Westfalia del 1648. In quesot contesto, tra un’incapacità interna italiana di proporsi come soggetto unico sella scena internazionale, e un sistema di stati nazionali fortemente contrario al’unità d’Italia (così come era contrario all’unificazione della Germania), Cavour si convinse che l’Italia non avesse le forze militari necessarie per affrontare l’Austria e gli interessi delle altre grandi potenze europee che volti a mantenere l’equilibrio stabilita a Westfalia (al contrario di quanto credeva Mazzini convinto che un movimento nazionale italiano, contando solo sulle proprie forze, avrebbe costretto l’Austria alla capitolazione ) e studiò dunque una fine strategia diplomatica e militare atta a inserire la rivoluzione nazionale e liberale nella logica delle contrapposizioni tra le potenze europee. Il capolavoro di Cavour fu appunto quello di porre in atto tale strategia portando l’esercito francese a combattere in Italia a fianco del Piemonte contro l’Austria, indotta a dichiarare guerra pur non avendo alleati.

Nell’ultimo intervento, infine, Marcello Veneziani riporta al centro dell’analisi sull’unità d’Italia il tema di uno iatus vero e proprio tra una identità culturale italiana maturata e consolidata nel corso di secoli, e una unità statuale assai più recente, sofferta e controversa. È proprio sul carattere travagliato del Risorgimento e dell’unità che Veneziani fonda il suo discorso, ricordando la spaccatura profonda che attraversava il neo nato stato nazionale: un sud cattolico , contadino borbonico, neofeudale profondamente riottoso ad accettare un’unità imposta dal nord e così simile a un nuovo dominio straniero. Eppure il contributo che il sud diede alla formaizone dello stato italiano e al suo funzionemento fu notevole e si conta in termini di personale militare e civile, impiegatizio edirettivo, burocratico e prefettizio, docente e giudiziario in larga parte proveninte dal sud. Una corta di contro- colonizzazone che ha rafforzato il processo unitario e che poggiava sulle storie dei migranti e sulle loro speranze. È come se il meridione, inizialmente colonizzato dal Piemonte, si sia poi preso una rivincita colonizazndo poi a sua volta l’intero Stato italiano, e dandogli nuova coesione sociale.

L’Italia, insomma, nel suo dispiegarsi storico, risulta una realtà complessa e studiarne i personaggi e le dinamiche sociali del passato può aiutarci a ragionare su alcuni temi d’attualità con una profondità d’analisi che nei dibattiti politici è del tutto assente.

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