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Friday 26 April 2024
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Prima del silenzio | Fuori le Mura


img_583_prima del silenzio E dire che prima del silenzio c’erano un sacco di parole…. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere nulla, ma per dovere di recensione bisogna parlare un po’ di quel capolavoro – scritto da Giuseppe Patroni Griffi – che è in scena al Teatro dello Scalo di San Lorenzo fino al 24 ottobre.

Sarebbe piuttosto banale presentare questo spettacolo solo come un conflitto generazionale, esplicitato nel rapporto tra un vent’enne e un cinquant’enne male assortiti. In prima del silenzio ci sono 2000 anni di filosofia. Sin da quando Gorgia da Leontini rivelava tutta la tragicità del distacco della lingua dalle cose del mondo, aprendo così la strada verso il silenzio e verso l’indicibile, fino ad arrivare a Georges Bataille, che porta fino all’estremo un simile pensiero, giungendo al punto di basare tutti i suoi scritti sulla contraddizione strutturale di parlare di ciò che non si può dire, mettendo in discussione la possibilità stessa di fare filosofia. Sembra di vederlo sul palco l’autore della Parte Maledetta, nelle vesti del ragazzo più giovane, che discute col maestro Alexandre Kojeve sulla possibilità che il suo pensiero conduca dritto, dritto verso  l’oblio.

In prima del silenzio c’è ancora il conflitto serrato tra l’illusione e la disillusione. Proprio come disse Gorgia nell’Encomio di Elena “la parola è una potente signora”, perchè può ingannare con le sue suadenti fascinazioni e chi cade vittima di simili imbrogli, ha poca colpa. Nulla è la resistenza possiamo opporre contro la sterminata potenza dell’eloquio. Allora mentre il vecchio poeta cerca di illudere il ragazzo vagabondo, che pur si lascia trasportare, con il suo fantastico mondo verboso, che fa rivivere i morti e inscena i più grandi avvenimenti storici; il vent’enne comincia a maturare una diffidenza tutta interiore verso quel mondo di illusioni, comincia a capire che quello dell’improbabile amico non è che un tentativo di raggiro, di imprimere la sua coscienza e trasmettere il suo seme intellettuale su un giovane d’oggi, che lui crede ancora tabula rasa e facilmente malleabile. Il ragazzo allora non ci sta e oppone il suo deciso rifiuto alla magia con il disincanto, alla parola con il silenzio.

Prima del silenzio, in ultima analisi, non è proprio la storia di due generazioni a confronto, ma dei loro fallimenti messi specularmente l’uno di fronte all’altro. Il vecchio poeta ha fallito in tutti i campi della vita: dalla famiglia al suo lavoro (a poco serve il prestigioso premio internazionale che arriva quando ormai la sua vita è in pezzi), dice di aver perseguito coscientemente il tracollo, ma anche questa non è che l’ennesima illusione, un’altra magia della parola. Il ragazzo, che in questo è il manifesto vivente di un’intera generazione, sente, come rivela la sua nemesi sulla scena, di aver fallito prima ancora di cominciare. Proprio per questo accetta la vita in tutta la sua crudeltà e porta in alto la sua verità con tutto il rancore di chi si sente sconfitto e umiliato.

Il monologo finale, affidato alla voce del poeta, mette i brividi, così come l’unica parola pronunciata dalla voce del ragazzo dopo il lungo eloquio del compagno d’appartamento: “Addio”.

Superbe le interpretazioni dei protagonisti, a cui aggiungono ulteriore vitalità quelle dei personaggi secondari, tra le quali c’è da segnalare l’ottima prova del cameriere del professore, nostalgico dei bei tempi in cui c’erano ancora i ricchi che organizzavano banchetti e feste mondane.

Non vi preoccupate, c’è anche da ridere.

Prima del silenzio
di Giuseppe Patroni Griffi
con: Pierfrancesco Mazzoni, Danilo Celli, Sandro Torella
regia: Federico Vigorito
teatro allo Scalo
via dei Reti, 36 – Roma
dal 6 al 24 ottobre

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