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Friday 26 April 2024
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Acquaragia | Fuori le Mura



f8fcfe417460a89df150930e76070726_medium Questo libro è una mina vagante, un piccolo capolavoro rivoluzionario. Di seguito scoprirete il perchè di una simile affermazione.

Il filone è sicuramente quello dei racconti ironici, nel vero senso del termine. Se proprio vogliamo usare un francesismo possiamo chiamarli nonsense (consiglio a tutti di leggere la voce nonciclopedica qui linkata). Tanto per capirci, quel genere – e già definirlo genere è una forzatura – di cui Lewis Carroll e la sua splendida creatura Alice sono stati i capostipiti, quello che adesso in Italia è incarnato da un certo Stefano Benni. Non si tratta di fare paragoni scomodi, ma di far capire a chi volesse comprare il libro l’incontro speciale che potrebbe fare, con le inversioni di senso di un autore che ha ancora voglia di giocare con una lingua che ultimamente se la passa malaccio, nella divisione tra puristi ortodossi e popolo degli sms. Probabilmente scrittori che non si prendono troppo sul serio, proprio come Stefano Domenichini, non possono che far bene alla salute mentale dei nostri vocabolari. Per chi ancora avesse le idee poco chiare, basta riportare qui la frase che appare sul retro del libro, contenuta nel racconto La febbre del pellegrino:

“Poi vide un triangolo scaleno che si guardava allo specchio sentendosi brutto e solo. Il Tato aveva la bocca secca. Qualcuno gli diede da bere, o comunque sentì qualcosa di umido che gli accarezzava la lingua. Riapparve il triangolo scaleno. Era abbracciato a un esagono e si sentiva felice”.

Sfogliare questo libro è  un’esperienza che manda i neuroni in cortocircuito. Quello è il segnale che si è pronti per salire sul vecchio pulmino scassato che appare nella copertina, dove comincia un viaggio in cui le risate sono assicurate, ma anche i momenti di noia, perchè come l’autore ci ricorda nel racconto Ferragosto “Per noia si prega, ci si innamora, si inventano giochi. Capisci adesso cosa c’entra la fantasia?”. La noia qui, lungi dal suo significato contemporaneo, è il tempo libero recuperato, lontano dal frastuono che c’è intorno, immersi in quel silenzio che apre il tempo della riflessione: il che, in un mondo veloce come quello in cui viviamo, è l’operazione rivoluzionaria per eccellenza. Se tutti si fermassero per un attimo, nel marasma, ci sarebbe da ridere. Proprio come Domenichini comincerebbero a immaginare un bambino che non segue lo sbarco sulla luna, in quel famoso luglio del ‘69, perchè preso dalla sua gara immaginaria con un ragazzino inglese di nome Bobiciarlton; ricorderebbero i momenti passati su una vecchia Spider Rossa, ma di quelle giocattolo a pedali; fantasticherebbero di un Cristo che decide di non risogere a Pasqua o di un gruppo di hippy geniali, che mette l’LSD nel thè del presidente degli Stati Uniti. O ancora di un ansiolitco contemporaneo dipendente da numerosi psicofarmaci, della morte del Tonno e della mirabolante vita del Dottor Gibaud (racconto di una pagina in cui la biografia del personaggio è resa attraverso una serie di note  al testo. Bel modo di annoiarsi).

Domenichini, in conclusione, ha tentato di salvarci tutti quanti. Per questo è un rivoluzionario. Leggere un libro del genere è il migliore antidoto contro qualsiasi psicologo.

Stefano Domenichini
Prezzo euro 14,00
Pagine 192
Perdisa Editore, Collana Pop