Verso il divieto integrale del velo in Francia e Belgio
vari tipi di veli islamici
In questi mesi in Europa si è aperto il dibattito sulla legittimità dell’uso del velo islamico per le donne.In Belgio e in Francia stanno già studiando delle misure per bandirli dai luoghi pubblici. I motivi di questa scelta sarebbero da ricercare nei rischi per la sicurezza, potendo le donne in questo modo nascondere la propria identità, e nella dequalificazione morale che il velo arrecherebbe loro.
Il Belgio avrebbe potuto essere il primo Paese europeo a proibire il velo islamico nei luoghi pubblici. Giovedì il Parlamento avrebbe dovuto discutere e votare la proposta di legge, ma la contemporanea crisi di governo che si è aperta nell’esecutivo belga ha fatto slittare la seduta.
Una misura analoga sarà esaminata dall’Assemblea nazionale francese il 12 maggio, nonostante la posizione contraria del Consiglio di Stato, la più alta giurisdizione amministrativa francese, che il 30 marzo si è espressa per l’inammissibilità della proibizione totale del velo negli spazi pubblici, in quanto violerebbe il diritto francese. Lo spazio pubblico è concetto più vasto del luogo pubblico, in questa maniera in Francia il velo non sarebbe proibito solo nell’ambito delle istituzioni e dei servizi, così come era stato prospettato in un primo momento, ma in tutti i luoghi pubblici; andando così a colpire la visibilità stessa del velo e, di conseguenza, confinandolo all’ambito privato e al diritto individuale.
Su questa linea di pensiero si è mosso il presidente Sarkozy che recentemente ha affermato: “Il divieto d’indossare il velo integrale dovrebbe valere in qualsiasi spazio pubblico, perché la dignità della donna non si tocca”.
Ma il Consiglio di Stato ha dichiarato inaccettabile anche un divieto in nome della dignità umana, in quanto la Corte europea dei diritti dell’uomo salvaguarda il libero arbitrio finché non reca danno ad altri. Il Consiglio ha proposto quindi di circoscrivere l’interdizione a determinati luoghi pubblici, come sezioni elettorali, tribunali e aule d’esame.
Negli altri Paesi europei il dibattito è ancora al livello embrionale. In Italia la Lega ultimamente ha richiesto di vietare il velo negli spazi pubblici tramite una legge che preveda multe e carcere per i trasgressori. In Germania e nel Regno Unito l’uso del velo rimane un fenomeno marginale per cui non sono previsti a breve dibattiti parlamentari. L’Olanda utilizza un approccio liberale alla materia: l’uso del velo può essere vietato nei luoghi pubblici solo in casi particolari, come una minaccia alla sicurezza pubblica o l’incompatibilità con una uniforme. Nel 2003 è stato concesso a una scuola il divieto del velo integrale al suo interno. La situazione più tesa in Europa sulla questione si vive in Danimarca, dove recentemente è stato adottato un provvedimento che permette la proibizione all’interno di edifici pubblici e privati del velo, causando la reazione degli integralisti e dei radicali.
Forti perplessità sull’argomento sono arrivate dall’opinione pubblica: Human rights watch ha già criticato il provvedimento, sostenendo che “viola i diritti delle donne che hanno scelto liberamente d’indossarlo e non aiuta quelle che lo fanno perché sono costrette”.
Interessante è invece l’analisi comparsa in questi giorni sulle pagine del giornale Libération che ironizza sul senso della priorità del governo che di fronte a una dolorosa crisi sociale adotta come provvedimento la legge sul velo, indossato nel Paese, secondo la stima più abbondante, da duemila donne. Nessuno se non i circoli integralisti difenderà il velo integrale, che è contrario ai principi di laicità e di emancipazione femminile dello stato francese. Ciononostante questa misura è il segno di un’intolleranza pericolosa. Per non parlare delle ragioni elettorali, evidenti e poco nobili, che stanno dietro alla tempistica della legge.
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