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Saturday 4 May 2024
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Parlando di cocktail | Fuori le Mura



barmanC’è chi li snobba con disprezzo, chi li adora, chi non riesce a bere altro e chi li beve esclusivamente per moda. Parliamo dei cocktail, ovviamente, il fiore all’occhiello di ogni barman di qualità, e lo facciamo con Enrico Tulli, raffinato e fantasioso barman della capitale.

Enrico, ma come nasce questa mania dei cocktail?
Il cocktail nasce in America nel  periodo del proibizionismo, dall’esigenza di mettere alcol nei succhi di frutta per confondere i poliziotti. Così un bicchiere di vodka veniva camuffato da un succo d’arancia, per esempio. “Cocktail” infatti, letteralmente vuol dire “coda di gallo”, ovvero una cosa colorata.

Tutto nasce da un mero escamotage quindi?
Si, alla fantasia dei vari barman si deve poi la nascita dei cocktail internazionali tramandati fino ad adesso. A furia di combinare ingredienti, si sono ottenuti dei prodotti eccellenti. Vedi, prima era molto diverso. Il barman era un creativo, aveva gusto, sapeva realmente combinare i sapori, giocare con i retrogusti, con le composizioni di colori. Il cocktail era diventato una “bevanda da compagnia”, da bere durante una chiacchierata al tavolino, non doveva stordirti. La maggior parte dei barman di adesso quando servono un cocktail si limitano a fare una bomba alcolica che non sa di niente, ma che ti ubriaca subito.

Ci racconti qualche curiosità legata alla creazione di alcuni famosi cocktail?
Beh, molti cocktail prendono il nome da chi li ha inventati, spesso per caso. Per esempio il Negroni, si chiama così a causa di un conte che per un suo vezzo nobiliare faceva aggiungere un goccio di gin in un cocktail a base di martini rosso e campari, il MilanoTorino.Oppure il White Lady dedicato ad una donna vestita di bianco che, durante una festa, ballava in maniera così concitata, che svenne. Il barman mischiò cointreau e gin per farla riprendere, ed ecco il White Lady.

Il barman che scruta da dietro al suo bancone e interviene per “salvare” o accontentare i desideri dei clienti…
Pensa che la parola “bar” viene dal vocabolo inglese che indica la sbarra che separa il giudice dall’imputato. Nessuno è innocente agli occhi di un barman esperto, subito cogliamo la storia di una persona, il suo vissuto, le sue debolezze. Spesso i clienti ci confidano anche cose molto intime, ancora più spesso perché sono ubriachi e si lasciano andare.

Dove è nato il primo cocktail bar in Italia?
A Venezia, il famoso Harry’s Bar. Tra l’atro ha una storia molto curiosa. Cipriani, un famoso barman del passato, mentre lavorava in un posto, un albergo credo, fa amicizia con un cliente, un texano. Fin qui niente di insolito, insomma. Questo cliente un giorno va da Cipriani e gli chiede dei soldi per tornare in America, perché per un motivo strano li aveva finiti, promettendoli che appena giunto in Texas, gli avrebbe restituito tutto. Cipriani pur di aiutarlo, gli presta i suoi unici risparmi.
Questo texano era però un miliardario e, arrivato in America, fa recapitare al barman italiano una lettera con un assegno da capogiro, per ringraziarlo della sua immensa generosità. Cipriani realizza così il sogno di aprire un cocktail bar, il primo in Italia. Il resto è storia.

E tu, hai mai ricevuto ricompensa da un anonimo miliardario?
Beh, sfortunatamente ancora no, ma chissà…del resto col mio mestiere ne ho viste così tante, che nulla potrebbe più sorprendermi!