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Speciale | ASIATICA XII: Mohammad Rasoulof vince il premio Città di Roma | Fuori le Mura

Speciale | ASIATICA XII: Mohammad Rasoulof vince il premio Città di Roma

24 ottobre 2011

di Danilo Supino

Al regista iraniano il riconoscimento come miglior film e la medaglia Freedom of expression

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mohammad Rasoulof

Giunge a conclusione la dodicesima edizione di Asiatica: incontri con il cinema asiatico XII. La nuova location de “La Pelanda” al MACRO, ha visto il succedersi di oltre settanta produzioni visive, conferenze, presentazioni di libri e una mostra permanente.

L’ultima giornata è stata destinata come di consueto al progetto Crossing Culture, seguito dalla premiazione e film di chiusura. In questo anno a partecipare al progetto interculturale, che ha come scopo l’incontro di registi asiatici con artisti italiani, sono stati l’iraniano Mazdak Mirabedini, già presente nella scorsa edizione del festival e in questa, che ha avuto come protagonista lo scultore abruzzese Nunzio. Mirabedini ha dimestichezza nel riprendere il lavoro degli artisti ed a reinterpretarlo sotto un’ottica cinematografica. In questa edizione, infatti, ha presentato un cortometraggio fuori concorso (Adamizaad, Figlia dell’uomo) avente per protagonista la pittrice Neda Saremi Monfared (sua moglie, ndr).

Altro iraniano presente al progetto è Panahbarkhoda Rezaee che ha lavorato con Pietro Ruffo, romano e suo coetaneo con il quale condivide una spiccata taciturnità, poche infatti le parole di presentazione dinanzi alla sala stracolma, ma chiari nella collaborazione e nella intesa del loro prodotto.

Panahbarkhoda Rezaee

Spostandoci sempre più verso Oriente si incontra il nome del regista indiano Aamir Bashir e del suo corto Amore spezzatura ideato con Goldiechiari, nome d’arte del duo romano tutto al femminile, Sara Goldschmeid ed Eleonora Chiari. Il corto lo si può definire un metacorto. Nella prima sono riprese immagini di creazioni audiovisive del duo, per poi fare da introduzione alla parte attoriale di Goldiechiari.

Ultima opera è del coreano Kim Tae Yong e Tang Wei (attrice in Lussuria – Seduzione e tradimento, 2007) frutto dell’incontro con Alfredo Pirri.

Al termine delle quattro proiezioni si è passato alla premiazione. Il Premio Netpac è andato al film iraniano Figlia…padre…Figlia (Dokhtar…Pedar…Dokhtar) di Panahbarkhoda Rezaee per “aver raccontato la vita in una narrazione dilatata dove la luce diventa protagonista”.

A Byamba Sakhya e al suo Passione (Khusel sunal) è assegnato il premio Città di Roma per il miglior documentario, in cui si racconta, tra gli scenari naturalistici della Mongolia, la resistenza politica come scelta di vita. La giuria ha voluto inoltre assegnare due menzioni speciali, la prima a Togheter (Zai yiqi) di Zhao Liang per aver mostrato la difficile condizione di discriminazione ed emarginazione in cui si trovano i sieropositivi cinesi, e la seconda a Lumpinee di Chira Wichaisuthikul per aver mostrato con delicatezza il violento mondo della boxe thailandese e la complessità della vita di giovani atleti senza alternativa.

Byamba Sakhya

Il premio Città di Roma per il miglior film è andato a Goodbye (Be omid didar) di Mohammad Rasoulof. Storia di una avvocatessa di Teheran che prova ad ottenere un visto per l’estero, per raggiungere il marito in esilio; incinta e sola, considera di terminare la gravidanza all’intero di un complesso piano per lasciare l’Iran.

A Rasoulof anche la medaglia Freedom of expression consegnata da Beatrice Bulgari, direttore artistico di CortoArteCircuito, con la speranza di un ritorno in Iran da libero cittadino, vista la condanna a sei anni di prigione sentenziata lo scorso 20 dicembre insieme alla più grave comminata al suo collega Jafar Panahi.

Menzione speciale per il miglior film va ad Eleven Flowers di Wang Xiaoshuai, già partecipante a L’Archivio ad Oriente, aggiudicandosi anche il premio del pubblico. Per la sezione documentari la giuria popolare ha scelto, invece, Inshallah, Football di Ashvin Kumar, censurato in India, racconta la storia di un calciatore figlio di un militante kashmiro durante anni di sollevazione e repressione, mettendo in discussione l’idea secondo la quale l’India sia la più grande democrazia del mondo.

 

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