I quarant’anni sono l’epoca della maturità. Almeno, in teoria. Nella pratica, o meglio nella quotidianità, spesso però succede che non si cresca poi tanto e che i figli diano delle belle lezioni di vita i genitori. Sono passati dieci anni dai ‘fasti’ di Barcellona, e Xavier ha un editore che preme per il suo nuovo romanzo.

Nel frattempo la madre dei suoi figli ha deciso di andarsene, e lascia Parigi per New York. Xavier la segue: lì c’è l’amica Isabelle, la meravigliosa Cécile de France, che grazie al suo seme aspetta di diventare madre insieme alla sua compagna. Sesso, bugie, tradimenti, partenze, ritorni, filosofi tedeschi che compaiono per indicare la strada, una grafica allegra e un’aria di leggerezza piacevole benché già vista, anche nel cinema e persino nella tv di casa nostra: non si scava granché in profondità né tantomeno si esagera in innovazione, anzi, ci si muove con agilità su terreni già abbondantemente battuti, con qualche lungaggine e alcune cadute di stile evitabili, ma Rompicapo a New York si lascia in ogni modo guardare, e ha dei guizzi gradevoli per quanto concerne le diverse e sottili chiavi di lettura, sfaccettate. Il cast funziona a dovere, su tutti la già citata De France, che passa dai Dardenne a Klapisch con classe e divertimento, e Romain Duris, incorreggibile faccia da schiaffi.