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Verrà il giorno di Gabriela Adameşteanu : Fuori le Mura


Verrà il giorno di Gabriela Adameşteanu





8 giugno 2013 |



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verrà il giorno_ cavallo di ferroUn racconto forte, intenso, lirico, è composto di varie dimensioni e una crudele poeticità questo Verrà il giorno, scritto con cognizione di causa da Gabriela Adameşteanu. Capolavoro della letteratura rumena e soprattutto uno dei più noti romanzi che scandaglia il regime della dittatura in un Paese piegato dalla povertà e dalle restrizioni politiche di cui la stessa autrice è stata una delle vittime più illustri insieme ai suoi famigliari, in particolare il padre, imprigionato per questo, e lo zio intellettuale. E non è un caso che il vissuto della protagonista di quest’opera sia in parte molto simile a quello di colei che gli ha donato la vita. La vicenda infatti prende corpo in un villaggio molto povero degli anni Cinquanta dove Letiția Branea vive in una stanza in subaffitto con la madre e lo zio, un intellettuale, un uomo di grande cultura isolato e messo da parte a causa delle sue idee politiche anti-regime. Il padre per lo stesso motivo è stato arrestato e non è dato sapere alla famiglia in che luogo sia stato rinchiuso. La ragazza sembra così destinata ad un’esistenza di stenti e ignoranza in un luogo solitario e dimenticato, ma sarà lo zio ad aiutarla a terminare gli studi superiori e a mandarla a Bucarest per frequentare l’università, dove l’aspetterà un mondo diverso, un mondo dove Letiția prenderà finalmente coscienza di sé e del suo Paese attraverso l’istruzione e nuove importanti esperienze, che nel bene e nel male la faranno diventare una donna consapevole e forte.

La scrittrice, classe 1942, è proprio figlia del tempo di cui si fa narratrice. Vittima dei regimi di Gheorghiu Dej e dei coniugi Ceauşescu (Nicolae ed Elena), Gabriela Adameşteanu con Verrà il giorno racconta su tre assi temporali, ricostruiti attraverso lunghi flashback, le varie fasi della vita della protagonista, dall’infanzia fino alla maturità. La scrittura di questa icona dell’intellighenzia post-decembrista è straordinaria per la capacità con la quale riesce a tessere con eleganza poetica i vari aspetti dello squallore fisico e psicologico di cui sono vittime i personaggi. La decadenza crudele di quel mondo diventa mistica e laica al tempo stesso, ovviamente ideologica e politica. Non può essere altrimenti di fronte a tutta la repressione di cui è stato vittima il popolo rumeno lungo gran parte dell’asse novecentesco.

Il romanzo, scritto nel lontano 1975 durante il regime di Ceauşescu – e per questo all’epoca duramente censurato –, ha il coraggio di raccontare il dolore di un mondo che è stato privato dei servizi basilari, della medicina, del cibo, ma soprattutto della possibilità di pensare e di esprimere se stessi. I dettagli storici purtroppo sono noti, la morte e la sopraffazione di quegli anni possiamo facilmente intuirla, ma Adameşteanu percorre una strada molto complessa all’interno della sua narrazione perché predilige, sullo sfondo di tutto quel dolore, una dimensione privata che si concentra sulle dinamiche della quotidianità, sull’amore per un giovane professore. Soprattutto l’autrice costruisce un romanzo di formazione, limpido, semplice, capace di strutturare proprio attraverso quel privato l’essenza dell’intero Paese. E questa scrittrice, di cui sono state già precedentemente tradotte in Italia altre opere scritte successivamente (Nottetempo ha pubblicato L’incontro e Atmosphere Libri Una mattinata persa), arriva finalmente a noi con Cavallo di Ferro in un’edizione integrale non censurata attraverso la sua opera più complessa, osannata in Francia e in patria, più volte ristampata e persino premiata, che si espande in tanti piccoli meravigliosi dettagli che sono l’essenza stessa della visione di una prosa sincera e capace di raccontare una cosa in quel contesto proibita: le forme del pensiero.

L’atmosfera soffocante della realtà circostante infatti domina tutta l’azione narrativa anche nei luoghi dove dovrebbe campeggiare un minimo di libertà, anche laddove come nell’università dovrebbe vigere la possibilità di esprimersi. Ma lì è forse peggio che altrove perché viene negato proprio quello che quel posto dovrebbe fornire: la libertà di crescere e formarsi con (e alla) dignità. E in questo la figura del professor Arcan, altra figura centrale del romanzo, rappresenta tutta la meschinità di quel mondo capace di approfittarsi delle disgrazie altrui, di adattarsi a tutte le stagioni, a differenza del cocciuto zio Ion, che pagherà un duro prezzo per i suoi pensieri, per essere se stesso. Imparerà tardi Letiția a capire il valore di quell’uomo, così presa all’inizio, come qualsiasi ragazza, da quella nuova vita cittadina, dall’essenza di quella visione ingenua del mondo, che credeva solo composto dalle solite cose della vita, l’amore e la famiglia. Ma la nostra protagonista per diventare adulta deve finalmente pensare con la sua testa e mettere in pratica il modello di quello zio cocciuto e rassegnato al suo destino. Forse così per Letiția ci sarà la speranza di un mondo migliore, di un mondo diverso. Lo spera Gabriela Adameşteanu e lo sussurra gridandolo già nel 1975 quando non sembrava possibile nulla se non la fame e la miseria, l’ignoranza e l’umiliazione.

Verrà il giorno
Drumul egal al fiecărei zile
Autrice: Gabriela Adameşteanu
Traduzione: Celestina Fanella
Casa editrice: Cavallo di Ferro, 2012
Pagine: 383
Prezzo: 18,00 €



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Category: Libri