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Londra e Stoccolma, il melting pot tra sangue e fiamme : Fuori le Mura


Londra e Stoccolma, il melting pot tra sangue e fiamme





27 maggio 2013 |



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Micheal Adebolajo, uno degli aggressori di Woolwich

Micheal Adebolajo, uno degli aggressori di Woolwich

Fino a qualche giorno fa pochi si sarebbero aspettati di assistere a delle scene di guerriglia urbana nella tranquilla Stoccolma. Tutti tendiamo ad immaginarci la Svezia un luogo distante anni luce dai vicini meridionali, specialmente quelli mediterranei con tutti i loro problemi economici e sociali. Eppure è passata quasi una settimana da quando sono iniziati gli scontri tra una gioventù disperata e le forze dell’ordine che stanno mettendo a ferro e fuoco diversi quartieri (Husby, Rinkeby, Skogas) della capitale svedese, lasciando a bocca aperta il resto del mondo.

Tutto è cominciato diversi giorni fa a seguito dell’uccisione di un anziano che si era prima barricato in casa con una donna e aveva poi aggredito gli agenti venuti a calmarlo con un grosso coltello. Da allora, anche a causa del rifiuto della polizia di avviare un’indagine indipendente come richiesto dall’associazione Megafonen, la rabbia degli immigrati è esplosa in tutta la sua violenza che nella sua scia ha provocato la distruzione di decine di macchine e la devastazione di molti negozi ed edifici. E la situazione al momento è tutt’altro che sul punto di essere placata.

Mentre la Svezia faticava a tenere sotto controllo le agitazioni a due passi dal suo cuore più profondo, in un altro Paese riconosciuto come il simbolo della mescolanza tra diverse culture avveniva un fatto di una crudezza inaudita. Questo mercoledì nel quartiere londinese sudorientale di Woolwich un giovane soldato di nome Lee Rigby è stato attaccato e ucciso da due ragazzi di origine nigeriana (Micheal Adebolajo e Michael Adebowale), che si sono poi confrontati con i passanti per farsi riprendere e lanciare al pubblico dichiarazioni di stampo jihadista.
Dopo l’iniziale confusione si è scoperto che i due presunti terroristi erano in realtà dei ragazzi nati e cresciuti nel Regno Unito come tanti altri loro coetanei. In realtà non era la prima volta che gli inglesi scoprivano scioccati che i terroristi venivano dall’interno, com’era successo negli attentati del 2005. In questo caso i due colpevoli non erano stati neppure sempre musulmani, ma venivano da famiglie di fede cristiana e si sarebbero convertiti solo ai tempi del college, rimanendo in apparenza dei tipi completamente insospettabili fino al massacro di Woolwich.

Un'istantanea dei disordini di Stoccolma

Un’istantanea dei disordini di Stoccolma

I due eventi succedutesi ad un intervallo molto ravvicinato, praticamente in modo parallelo, hanno costretto i governi dei rispettivi Paesi ad una seria riflessione sui propri modelli multiculturali. Poco dopo il massacro il premier David Cameron – che aveva già espresso tempo fa delle preoccupazioni su questo tipo di convivenza – consentano una migliore integrazione tra le diverse comunità evitando il ripetersi di attacchi analoghi o di rappresaglie come l’assalto alle moschee del Kent e dell’Essex la notte dopo l’omicidio di Ribgy.
Se Cameron o il suo omologo svedese Reinfeldt non dovessero riuscire ad offrire sufficienti risposte al problema, l’ascesa di partiti populisti come gli euroscettici dell’Ukip (Partito dell’indipendenza del Regno Unito) o i Democratici Svedesi diventerebbe ancora più inarrestabile di quanto lo è già ora.



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Category: Attualità