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Bangladesh, la donna che ha resistito tra le macerie del Rana Plaza : Fuori le Mura


Bangladesh, la donna che ha resistito tra le macerie del Rana Plaza





13 maggio 2013 |



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Reshma BegumHa resistito per oltre due settimane sotto le rovine mangiando biscotti secchi e acqua in bottiglia trovati negli zaini dei colleghi, mentre questi sentendo mancare sempre di più le forze l’avevano a poco a poco lasciata completamente da sola. Nessuno dei soccorritori all’esterno avrebbe mai creduto di trovare una donna, Reshma Begum, ancora viva tra i detriti del Rana Plaza, diciassette giorni dopo il crollo che aveva seppellito centinaia di operai a Dacca, in Bangladesh
Gli operai che increduli avevano sentito la voce di Reshma hanno intimato subito il silenzio, rimanendo in trepidante attesa finché non è arrivata la conferma che non avevano avuto un’allucinazione. La sopravvivenza di Reshma Begum sembra a tutti gli effetti un miracolo, poiché deve molto ad una serie fortunata di coincidenze. Oltre a non aver subito danni importanti aveva a disposizione un buon numero di provviste e persino un tubo collegato all’esterno per respirare.

I soccorritori inoltre l’avevano individuata proprio quando stava ormai per esaurire i rifornimenti. Quella bocca spalancata che respirava nuovamente a pieni polmoni, gli occhi quasi sofferenti per una luce alla quale si erano disabituati è stata sicuramente una gioia insperata per i parenti di Reshma che l’hanno raggiunta immediatamente in ospedale. Forse anche per gli altri bengalesi è stato un minimo di sollievo in una vicenda altrimenti catastrofica.
Il bilancio del Rana Plaza ha superato ormai quota mille morti e si pensa che ci siano almeno altri duecento dispersi, i quali difficilmente condivideranno lo stesso lieto fine di Reshma. Nella stessa città, a Dacca, si era verificato un altro incidente in una fabbrica tessile, un incendio che aveva ucciso altre otto persone e che ha fatto il paio con quello dell’anno precedente dove a perdere la vita erano stati in più di cento.

Per questo nella capitale bengalese nonostante gli arresti di quelli che sono considerati i responsabili della tragedia, continua a montare la rabbia contro le autorità e le aziende occidentali che favoriscono uno sfruttamento che si basa sugli stipendi da fame e l’assenza di una qualsivoglia forma di tutela che in altri casi avrebbero evitato disastri come quelli sopracitati. Si spera che l’attenzione mediatica suscitata dal Rana Plaza, di cui si sono interessate personalità come papa Francesco o il vice-premier britannico Nick Clegg, inverta un processo che sta trasformando i Paesi del Sud-est asiatico e quelli limitrofi in un’alternativa più economica (leggi più spremuta) della Cina.



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Category: Attualità